Processo “Montagna”, carabinieri raccontano i colloqui in carcere tra ex sindaco Sabella e i parenti

Le intercettazioni, eseguite nella sala colloqui del carcere Pagliarelli, sono state prodotte dal pubblico ministero della Dda Alessia Sinatra al processo “Montagna”, in cui l’ex sindaco di San Biagio Platani Santino Sabella è imputato insieme ad altre cinque persone. Ieri mattina sono stati ascoltati due marescialli che hanno visionato il filmato e descritto quello che si vede e sente. I sottufficiali hanno insistito molto sulla gestualità, ritenuta decisiva per comprendere cosa effettivamente Sabella volesse dire quando si rivolge al fratello chiedendogli di prendere dei documenti da un cassetto. A Sabella si contesta di avere stretto un patto elettorale col capomafia del paese Giuseppe Nugara per farsi eleggere alle amministrative del 2014. Il boss gli avrebbe dato sostegno e il sindaco avrebbe dovuto ricambiare, sostiene l’accusa, indirizzando piccoli appalti e posti di lavoro a imprese e uomini vicini a Nugara. “Non parlate con nessuno, apri quel cassetto e piglia quelle cose”. Con le dita della mano, secondo quanto riferito in aula da due marescialli dei carabinieri, avrebbe poi fatto il gesto della sottrazione”.

Santo Sabella

Il sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, arrestato il 22 gennaio del 2018 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa – scarcerato con l’obbligo di restare fuori dalla provincia da alcuni mesi con prescrizioni di rientro in casa la sera – durante un colloquio in cella con i familiari proclama la sua innocenza e al tempo stesso sembra chiedere al fratello di far sparire alcuni documenti.