La Cosa Nostra che diventa la Cosa sua

Il progetto omicidiario della fazione facente capo al Bontate per sovvertire gli equilibri di potere fino ad allora stabilizzati è stato confermato dal collaboratore Anzelmo Francesco Paolo, il quale ha riferito della decisione del Riina di vendicarsi con l’eliminazione di tutti coloro che avevano contribuito a sostenere quella strategia.
In questo contesto e per queste ragioni erano stati uccisi il Bontate, l’Inzerillo e tutti i loro alleati, fino all’epilogo del 30 novembre 1982, allorchè erano stati eliminati Riccobono Rosario, Scaglione Salvatore, Micalizzi ed altri.
Dopo quella data, in una villa a Baida, alla presenza di tutti i capimandamento della commissione provinciale, erano stati assegnati i mandamenti della Noce, di San Lorenzo e di Boccadifalco rispettivamente a Ganci Raffaele, a Gambino Giuseppe Giacomo e a Buscemi Salvatore.
L’Anzelmo ha riferito quanto segue(ud.8/3/1999):
P.M.- Senta, io vorrei spiegato un pò che cosa succede durante la guerra di mafia, … siccome a noi interessa poi l’83, cioè, la strage Chinnici, io vorrei che lei mi spiegasse come avvenne la guerra di mafia, quali furono le motivazioni che determinarono questa guerra e quando si può dire che ci… si può stabilire una data X di fine di questa guerra di mafia.
ANZELMO – Ma la fine ce l’ho detto poco fa, il 30 novembre del 1982, l’inizio comincia con l’omicidio di Stefano Bontade, ma non è con l’omicidio di Stefano Bontade, veramente l’inizio inizia con la scomparsa di Piddu Panno.
P.M. – Eh, quali sono i motivi che determinano l’uccisione di Stefano Bontade e la scomparsa di Piddu Panno?
ANZELMO – I motivi che determinano la scomparsa di… di Stefano Bon… eh, la scomparsa … di Piddu Panno a noi ci viene detto ca… non aveva acconsentito al piano … che doveva fare Stefano Bontà [= Bontate] che doveva uccidere a Totò Riina, e quindi noi, diciamo, ci mettiamo in cerca … di Stefano Bontade, infatti poi è stato ucciso; quindi, i motivi, diciamo, per quello che ci viene detto a noi sono questi, diciamo, che Stefano Bontade, Totuccio Inzerillo stavano… avevano preso questa decisione … di eliminare, diciamo, a Totò Riina.
P.M. – Sì, e quindi, questo fu la… furono le motivazioni che determinarono la guerra di mafia?
ANZELMO – E queste sono .. le motivazioni … che determinarono l’uccisione di Stefano Bontade, di Totuccio Inzerillo, .. di Nino Badalamenti, e di tutti gli altri che sono caduti, fino al 30 novembre ’82, quando si conclude con l’epilogo di Saro Riccobono, Totò Scaglione e altri, Micalizzi e altri.
P.M. – Lei ha partecipato materialmente all’uccisione di persone che erano schierate contro di voi?
ANZELMO – Sì, sì. Sì.
P.M. – Parliamo, quindi, del 30 novembre ’82; che succede? La commissione, ecco, durante questo periodo continuava a funzionare e, in particolare, i mandamenti continuavano ad esistere?
ANZELMO – Certo che i mandamenti continuavano ad esistere, da quando il mandamento di Santa Maria di Gesù, che era stato sciolto ed era stato aggregato a Partinico da Nenè Geraci, e quello di Boccadifalco che, con l’uccisione .. di (Totuccio) Inzerillo era sciolto pure, i mandamenti tutti funzionavano, .. e quello di San Giovanni Gemini cù Gigino Pizzuto che fu ammazzato pure Gigino Pizzuto, tutti funzionavano i mandamenti.
ANZELMO -… ad eccezione di quello di Santa Maria di Gesù con Stefano Bontà che era stato ucciso ed era stato aggregato a Partinico; quello di… di Totuccio Inzerillo che era stato ucciso … e quello di Gigino Pizzuto di San Giovanni Gemini, poi i capimandamenti tutti…al loro posto sono rimasti fino al 30 novembre ’82 che poi è stato ucciso pure il capomandamento di Partanna Mondello, Saro Riccobono.
P.M. – Ecco, dopo il 30 novembre del 1982 cosa successe? Cioè, oltre… lei ha detto che nel gennaio ’83 si formò il mandamento della Noce; ci vuole spiegare in che circostanza si riformò il mandamento della Noce e se ci furono anche delle altre decisioni adottate nell’ambito, sempre di… riguardanti sempre i mandamenti?
ANZELMO – Sì, come le dicevo io, poi noi … a dicembre fecimo la famiglia, si fecero le cariche della famiglia e poi a gennaio ’83 a noi ci fu conferito il mandamento unitamente al mandamento di Boccadifalco nella persona di Totò Buscemi e al mandamento non più di Partanna Mondello ma di San Lorenzo a Pippo Gambino. E quindi, ne… sono stati creati, diciamo, i mandamenti, diciamo, quello di Santa Maria di Gesù non fu creato, fu lasciato aggregato a Partinico; i mandamenti furono ricreati, quello di Partanna Mondello che prese il nome di San Lorenzo; la Noce che fu creato, diciamo, ex novo, perchè non c’era e quello di Boccadifalco è rinato di nuovo mandamento .. nella persona di…. ed è stato affidato alla persona di Totò Buscemi.
P.M. – Senta, chi fu nominato capomandamento di San Lorenzo? ANZELMO – Pippo Gambino.
P.M. – Lei ha detto… quindi, si formarono questi tre mandamenti, San Lorenzo, la Noce e Boccadifalco, dove ci… se ci fu, ci dica se ci fu una cerimonia, una riunione…
ANZELMO – Sì.
P.M. dove si svolse e alla presenza di chi?
ANZELMO – Ci fu una riunione qua, in una villa (a) Baida, che non sono in grado, diciamo, di spiegare ma sono in grado .. di andarci perchè la so dov’è, alla presenza di tutti i capimandamenti della commissione provinciale di Palermo e furono conferiti questi tre mandamenti. Ora, a noi il mandamento doveva rinascere per com’era prima, quindi Noce, Malaspina e Uditore, senonchè, diciamo, che Totò Buscemi, Boccadifalco, chiese il favore di l’Uditore tenerselo lui, e a noi cederci un’altra famiglia e a noi … ci ha ceduto la famiglia di Altarello di Baida, e quindi il mandamento della Noce era composto dalla famiglia della Noce, dalla famiglia di Malaspina, non aveva più l’Uditore ma aveva acquisito la famiglia di Altarello di Baida.
P.M. – Mentre Uditore rimase a Boccadifalco. ANZELMO – Mentre Uditore rimase a Boccadifalco.
All’udienza del 10/3/1999 l’Anzelmo ha fornito ulteriori chiarimenti :
PRESIDENTE: – Ho capito. Io, chiaramente, seguo un pò l’ordine dei miei appunti, quindi magari non ci sarà un ordine organico ma ripercorre, riproduce un pò l’ordine dell’esame del P.M. e anche del controesame dei difensori. Lei ha accennato alla morte di tale Panno.
ANZELMO- Sì.
PRESIDENTE: – Perchè si sarebbe rifiutato di uccidere Riina. Ma chi l’ha ucciso Panno?
ANZELMO – Per quello che ci hanno comunicato a noi…
PRESIDENTE: – No, non mi… mi interessa sapere quale schieramento.
ANZELMO – Eh, stavo… per quello che ci è stato comunicato a noi, Panno, in un primo momento a noi ci venne detto che… perchè dopo la scomparsa di Panno ci fu una riunione di tutta la commissione a Favarella, c’era presente Stefano Bontade, c’erano presenti tutti i capimandamento; al che là si stabilì diciamo che il Panno era stato vittima di un ergastolano di Altavilla Milizia (Milicia), un certo Parisi. E infatti furono presi dei provvedimenti che anche io ho partecipato a un omicidio ad Altavilla Milicia ai danni di un macellaio, perchè era vicino a questo ergastolano. Ma il discorso diciamo non fu così. Perchè Totò Riina diede questa parvenza a Stefano Bontade di credere a quello che dicevano e quindi mise mano, dice: “Me la sbrigo io, metto mano io per questi”, però non ci ha creduto, cioè fu solamente uno… uno sviamento, perchè a noi ci venne detto che il Panno l’aveva ucciso Stefano Bontade. Non so se sono stato chi…
PRESIDENTE: – Cioè, vorrei capire: se questo Panno si era rifiutato di uccidere Riina è perchè evidentemente aveva ricevuto un mandato dal gruppo Bontate – Badalamenti, per intenderci, che era contrapposto, chiamiamoli così, ai corleonesi…
ANZELMO – Cioè…
PRESIDENTE: – …la morte di Panno è stata una punizione per questo rifiuto, quindi devo presumere che la determinazione di ucciderlo è venuta dal gruppo Bontate o è stata una vendetta di Riina per il proposito…?
ANZELMO – No, no, per quei… io Le sto dicendo questo, cioè in questa riunione di commissione, che io non ho partecipato, ma che però diciamo poi fui messo a conoscenza di questa storia, infatti diciamo noi abbiamo preso questa strada per dimostrarci che quello che aveva portato Stefano Bontà [= Bontate], cioè che lui diceva che la mano di uccidere a Panno veniva da questo ergastolano……Totò Riina diciamo mise mano con tutti… con quelli che erano vicini a questo ergastolo, ma fu solamente uno stratagemma per far sì che si… che credessero che Riina ci aveva creduto che… che era questo. invece, Riina ce lo imputava a Stefano Bontade questo discorso. E infatti diciamo poi di qui nel… perchè Panno scompare a marzo ’81, aprile ’81 morì Stefano.””””””””
Sostanzialmente conformi alle dichiarazioni dell’Anzelmo sono quelle rese dal Ganci Calogero sulle cause della c.d. guerra di mafia, il quale ha riferito di un progetto omicidiario del Bontate nei confronti del Riina per ragioni economiche ed in particolare per ragioni connesse ad un grosso traffico di stupefacenti.
Il Ganci ha fornito una precisa descrizione dei mandamenti in cui si articolava il territorio della provincia di Palermo, indicando quelli fedeli al Riina e quelli avversi, all’interno dei quali tuttavia quest’ultimo poteva contare su fedeli alleati che lo informavano di qualunque decisione fosse stata presa contro di lui.
All’udienza del 15/3/1999 Ganci Calogero ha dichiarato :
P.M. – Senta, lei è stato combinato nell’80, quindi lei ha – ce l’ha anche detto – partecipato alla guerra di mafia. Allora io vorrei capire, se può spiegarlo, anche se sinteticamente, quali sono le ragioni che hanno portato alla guerra di mafia.
GANCI – Ma, guardi, le ragioni, le ragioni di quelle che io ho appreso ed ho saputo sono state che il… il Riina si sentiva minacciato, minacciato nel senso che lo volessero uccidere lo Stefano Bontade e… con l’Inzerillo, il Riccobono e cose varie, e Badalamenti e… e lo stesso Stefano Bontade nei… nei riguardi del Riina.
Mi ricordo che quando fu ucciso Giuseppe Panno e siamo attorno il febbraio – marzo dell’81, già diciamo il Riina non cominciò ad andare  più a Favarella; lo stesso Stefano Bontade lì non veniva. Cioè, tutti questi movimenti che… per Riina erano strani e .. e da lì si cominciò a capire che diciamo… c’era qualcosa che bolleva in pentola.
Ma le ragioni vero e proprio .. che io ho appreso, anche il fatto del… che il Bontade e l’Inzerillo avevano in mano la gestione del traffico di stupefacenti … diciamo che mandavano l’eroina all’estero. E che diciamo facevano partecipare a tutti gli altri capimandamento con la… la partecipazione in… finanziaria. Cioè, per dire, ci dicevano al mandamento di Corleone: “Tu mi devi, mi devi dare – per dire – 100 miloni, … equivale a 5 chili di eroina”. Questa eroina veniva mandata poi in America e quei 5 chili di eroina che in Italia erano 100 miloni poi venivano, … arrivavano qui, per dire, 500 miloni, perchè in America la vendita di eroina era quasi il triplo. E… tutto questo … che ho appreso e sapevo.
Mentre il Riina voleva partecipare, diciamo… voleva conoscere magari i canali quali erano. Tutte queste cose. E… c’erano delle gelosie, ecco, su questo, su questo fatto.
Poi magari il Riina diceva che lui non trafficava in eroina, mentre quando ci fu l’uccisione di… quando ci fu che andarono… arrestarono al Bagarella e trovarono un bigliettino con una bolletta … con l’indirizzo di una casa, lì … in quell’appartamento si trovò 5 chili di eroina. Quindi… il Riina diciamo era in difetto che lui diceva che … non trafficava in eroina, cioè c’erano tut… diciamo queste cose che erano… erano nate: gelosie, e… mi spiego, dottoressa?
P.M. – Sì.
GANCI – Diciamo che la guerra di mafia più che altro è partita dal traffico … di stupefacenti e… mi ricordo pure, addirittura, che Riina una volta in una riunione, quando fu ucciso il Salvatore Inzerillo, lui disse, dice: “Lui s’immaginava che io non l’ammazzavo perchè avanzavo 600 milioni”, che venivano dal (traffico) di stupefacenti; e… cioè io queste cose le ho apprese… , stando sempre vicino a Riina, a mio padre, cioè… mi spiego?
P.M. – Senta, .. questi dissapori, queste discordie che nascevano, lei dice, che avevano avuto origine dal traffico di stupefacenti, cosa comportarono materialmente? Cioè, si crearono delle fazioni? Ci vuole indicare come si divise “Cosa Nostra”?
GANCI – Come ripeto, diciamo, la… diciamo… certe famiglie, come per dire la famiglia della Guadagna, famiglia di… Passo di Rigano, e… famiglia di… Villanate, la famiglia … di Riccobono; poi c’è… c’è un altro fatto, per dire, che Badalamenti a quell’epoca, nell’80 e… io ho appreso che … era stato buttato fuori famiglia, però si sapeva che il Bontade e l’Inzerillo avevano contatti, che di regola in “Cosa Nostra”, quando una persona è messa fuori famiglia, … non si ci deve dare più confidenza; ora, e… quindi, tutte queste cose e … si… nasceva attrito, nascevano discussioni, e.       mentre diciamo, come ripeto, il gruppo che si è creato
è stato quello di Bontade, Inzerillo, Badalamenti e… Riccobono e.   e poi
altre famiglie che (componevano) i mandamenti; mentre nel nostro gruppo  eravamo… Corleone  e  la  Noce, e… San  Lorenzo, Resuttana e…
C’è, c’è da dire un’altra cosa: che noi all’interno dei mandamenti avversari avevamo delle persone che erano… .. fedeli a Riina, come per dire Rotolo .. Andrea Rotolo che faceva parte della famiglia di Pagliarelli, quindi nel mandamento .. della Guadagna e.   rapportava tutto
quello che accadeva in quel mandamento a Riina; lo stesso nel mandamento di… Boccadifalco, lì avevamo… Salvatore Buscemi e Angelo La Barbera che ci davano notizie … sull’Inzerillo e…
P.M. – Senta, allora io vorrei mettere un pò d’ordine e cominciare intanto ad indicare, lei così li riepiloga tutti in un unico contesto, quali mandamenti e quindi quali capimandamento erano vicini a Riina e appoggiavano Riina; poi parliamo dei personaggi che, invece, all’interno di altri mandamenti che erano avversari di Riina erano in realtà uomini di fiducia di Riina. Quindi parliamo prima dei mandamenti che appoggiavano Riina in questa, diciamo… in queste discordie che s’erano create all’interno di “Cosa Nostra”.
GANCI – Allora, io più… più che mandamenti, diciamo, e… mandamento ce n’è qualcuno che appoggiava…… appoggiavano Riina, quindi ne… c’era Resuttana che appoggiava a Riina… … San Giuseppe Jato che appoggiava, appoggiava Riina, Partinico che appoggiava Riina e… questi erano, dottoressa…
P.M. – Quando lei parla di Resuttana…a chi si riferisce…in particolare? Chi era il capomandamento?
GANCI – Allora, nel mandamento di Resuttana era Francesco Madonia allora… che appoggiava Riina; nel mandamento di… Partinico era Nenè Geraci il vecchio, nel mandamento di San Giuseppe Jato c’era… era Antonio Salamone però lui non c’era e… lui era il capomandamento però diciamo quello che gestiva il mandamento era Bernardo Brusca; poi c’era il mandamento di Ciaculli: Michele Greco, che appoggiava Riina; nel mandamento di Porta Nuova era Pippo Calò che appoggiava Riina e… e questo. Mentre in varie famiglie, per dire, perchè per noi Scaglione Salvatore negli ultimi tempi si cominciò a schierare… con noi, perchè ha visto, per dire, … dopo l’uccisione di Bontade lui si cominciò a schierare con noi ma diciamo… il Riina non… non ci perdonava che lui era stato un (fedele) di Badalamenti e… quindi noi eravamo, per dire… persone, diciamo, che … facevamo capire allo Scaglione che… il Riina con lui non ce l’aveva; mi spiego?
Lo stesso era il Gambino Giuseppe, perchè Gambino Giuseppe all’epoca era … un uomo d’onore…
P.M. – … aspetti un attimo signor Ganci, mi scusi se la interrompo. Quindi all’interno della famiglia della Noce, Scaglione Salvatore soltanto negli ultimi tempi si avvicinò a Riina? E tutti gli altri componenti della famiglia della Noce, quindi i vari Ganci, Anzelmo, Spina, appoggiavano Riina?
GANCI – Esatto.
P.M.- Esatto. Andiamo poi, lei ha parlato di Gambino, e Gambino a quale mandamento apparteneva e qual era il comportamento di Gambino?
GANCI – Allora, Gambino apparteneva al mandamento di Partanna Mondello e… che a capo … c’era Rosario Riccobono; e… però era lui che
… diciamo era… appoggiava… appoggiava il… il Riina e… e basta. Poi  lui … cominciò a combinare alcuni ragazzi come il Biondino Salvatore, il Biondo Salvatore, il Biondo Salvatore il lungo, il Giovanni Ferrante, questi ragazzi sono nati, diciamo… vicino a Gambino… quindi appoggiavano il Riina; mi spiego?
P.M.: – Vuole dire il nome di Gambino? Perchè non l’ha ancora detto. GANCI – Allora, Gambino Giacomo Giuseppe.
P.M.: – Sì. Passiamo anche al mandamento di Passo di Rigano, che lei ha detto, allora era… il cui capomandamento allora era Inzerillo; lei poco fa stava facendo dei cenni, però poi abbiamo proceduto con ordine, ci vuole dire se all’interno di questo mandamento c’erano personaggi che appoggiavano Riina?
GANCI: – Sì, e… le persone che appoggiavano Riina era… Montalto Salvatore, e… La Barbera Michelangelo… e Buscemi Salvatore.
P.M.: – Mi dica una cosa: Montalto Salvatore a quale mandamento, a quale famiglia apparteneva?
GANCI: – Prima apparteneva al mandamento di… alla famiglia di… di Boccadifalco…
P.M.: – Sì.
GANCI: – …quindi mandamento di Passo di Rigano e… poi, dopo la guerra di mafia, ci è stato concesso… siccome lui è nativo di Villabate, ci è stato concesso… è messo a capomandamento di Villabate.
P.M.: – Sì. Adesso, poi… lo affronteremo anche questo. Quindi abbiamo… lei ci ha dato l’indicazione, credo, di tutti i mandamenti, no… volevo chiederle: esisteva nel corso della guerra di mafia il mandamento di San Mauro Castelverde?
GANCI: – Sì, San Mauro Castelverde e di Caccamo, che… di Caccamo c’era Ciccio Intile, o meglio, Francesco Intile, mentre a San Mauro Castelverde c’era… Peppino Farinella.
P.M.: – Questi signori, il Farinella e l’Intile, come si schierarono nella guerra di mafia?
GANCI: – Queste erano pure persone vicine a Riina.
P.M.: – Vorrei ora capire… ecco, lei poi ha parlato di personaggi, diciamo, infiltrati nel mandamento di Stefano Bontade; intanto di quale mandamento parliamo e chi erano queste persone che sostanzialmente appoggiavano Riina di nascosto?
GANCI: – Allora, il mandamento di Stefano Bontade era… era il mandamento della Guadagna che faceva parte della famiglia di Pagliarelli cui… un uomo d’onore chiamato Antonino Rotolo era infiltrato … di Riina.”””””””
Anche Cancemi ha riferito che la guerra di mafia aveva avuto origine per contrasti tra Bontate, Inzerillo, Badalamenti, Riccobono ed il Riina, il quale aveva deciso la loro eliminazione dopo essere sfuggito alla morte decretata da quegli avversari grazie alle informazioni preziose di Salvatore Montalto. Il collaborarore ha fornito una precisa elencazione dei capimandamento che si erano schierati con il Riina e sul punto ha dichiarato quanto segue (ud.3/5/1999):
P.M.: – Vuole spiegare alla Corte, ecco, il significato della guerra di mafia, la storia di quella che viene definita guerra di mafia?
CANCEMI: – Ma guardi, diciamo, usiamo la parola guerra di mafia; è stato, diciamo… il significato è stato perchè ci sono stati dei contrasti che si sono opposti, per dire, come Stefano Bontade, come Inzerillo, si sono opposti a TotòRiina, a Bernardo Provenzano, a Michele Greco e ad altri, diciamo; si sono opposti delle decisioni che pigliavano e quindi l’hanno eliminato. Quindi, ci sono stati questi contrasti fra loro e quindi è successa questa guerra.
P.M.: – Adesso, signor Cancemi, anche se lei è stanco, lei mi deve spiegare quello che poco fa ha semplicemente detto per cenni, e cioè cosa succede nell’82. Voglio capire bene perchè avviene la cosiddetta guerra di mafia e che cosa muta negli organigrammi di “Cosa Nostra” a seguito della guerra di mafia. Cerchi di essere più preciso possibile.
CANCEMI: – Ma guardi, io… guardi, la guerra di mafia, cominciamo così, diciamo, è stata per quelle cose che ho detto, che questi si sono opposti, questi intendo Stefano Bontade, Inzerillo, Riccobono, Badalamenti, diciamo anche poi io ho sentito che avevano fatto qualche… qualche omicidio, avevano ordinato qualche omicidio e il Riina non l’ha digerito, quindi, diciamo, si sono creati questi contrasti, diciamo, per arrivare alla guerra, chiamiamola così, questa guerra.
P.M.: – Mi scusi, signor Cancemi, che omicidi erano stati commessi che Riina, come lei ha dichiarato, non aveva digerito?
CANCEMI: – Io, quello che ricordo, di… uno dei Madonia, di Caltanissetta, e qualche altra cosa che c’era stata, e Riina non… non c’è andata bene questa cosa, quindi sono creati queste… queste situazione, che lui si vantava, Riina, che lo volevano prendere in giro, accollando la colpa ad altri, diceva un certo “furmiculuni”, che era stato… ci dicevano che era stato un certo “furmiculuni” e lui non ci ha creduto, diciamo, e sono nati i primi contrasti, diciamo, fra loro.
P.M.: – Senta, io vorrei che lei ricordasse anche il nome di quell’altro di Catania che era stato ucciso.
CANCEMI: – Sì, c’è stato un altro, però in questo momento non mi ricordo. Può darsi che più avanti mi viene e lo dirò l’altro.
………
CANCEMI: – Comunque questa è stata la scintilla, diciamo, dove io ho saputo che Riina si vantava; queste cose li raccontava quasi sempre, diciamo, che c’era stato queste… questi omicidi che lui non l’aveva digerito, perchè loro dicevano, loro sempre Badalamenti, Stefano Bontade ed altri, che erano stati commessi di ‘stu certo “furmiculuni” e quindi lui non c’ha creduto e quindi poi sono arrivati dove sono arrivati, che sappiamo tutti.
P.M.: – Per sollecitare i suoi ricordi, io le do lettura di un verbale del 24 marzo del 1994. Allora: tutte le notizie…
CANCEMI: – Sì.
P.M.: – E si parla dell’omicidio di Di Cristina; lei dice da chi apprende queste notizie e dice: “Nonchè dallo stesso Riina, il quale non perdeva occasione per riprendere tali discorsi nel corso delle riunioni a cui ho partecipato. Egli iniziava dagli omicidi di Madonia Francesco, detto Ciccino, capo della provincia di Caltanissetta, e di Calderone Giuseppe, detto ”cannarozzò’, capo della provincia di Catania”. Ricorda adesso di avere fatto i nomi di queste due persone?
CANCEMI: – Eh, sì, sì.
P.M.: – A seguito di questi due omicidi…
CANCEMI: – Esattamente.
P.M.: – Sì. A seguito di questi due omicidi Riina cosa ottenne dalla commissione? Cosa riuscì ad ottenere?
CANCEMI: – Mah, io mi ricordo che lui ci dicevano che non erano stati loro, diciamo, e ci attribuiva questi omicidi a questo “furmiculuni”, ci dicevano; non so se è scritto anche nei verbali, perchè mi sembra che l’ho detto questo “furmiculuni”.
P.M.: – Sì. Io vorrei che lei però chiarisse loro chi sono, signor CANCEMI. Attribuiva la responsabil… cioè, loro non ammettevano la responsabiltà. Quando parla di “loro” a chi si riferisce?
CANCEMI: – Sì, esattamente, esattamente. Io mi riferisco a Stefano Bontade, allora c’era ancora Badalamenti, Riccobono, Michele Greco, che lui diceva: “Loro possono prendere in giro ‘u zù Michele – dice – ma a me no, a cu ‘a cuntanu ‘stu discorso che era stato ‘stu ”furmiculunì'”. Loro intendo la cordata avverso dei corleonesi.
P.M.: – Ecco, vede, signor Cancemi, che ci stiamo arrivando piano piano, perchè se lei non lo capisce… non lo spiega bene, la Corte non è in condizioni di percepire tutto il suo discorso. Lei parla di cordata, cioè era la fazione opposta alla cordata dei corleonesi. Ci vuole indicare nuovamente i nomi? Lei ha parlato di Badalamenti, Riccobono, Salamone, Greco e però io credo che ci…
CANCEMI: – Stefano Bontade.
P.M. – Stefano Bontade e ci sia anche qualche altra persona. CANCEMI – Inzerillo, Inzerillo Salvatore e qualche altro sicuramente.
P.M. – Di questi soggetti qualcuno ebbe… cioè, nei confronti di questi soggetti fu adottata qualche decisione? Nei confronti di qualcuno di questi soggetti.
CANCEMI – Sì, poi c’è stata la decisione che hanno messo fuori famiglia Badalamenti.
P.M.: – Successivamente, dopo… CANCEMI: – E poi Riina e…
P.M.: – Dopo che è stato messo fuori famiglia Badalamenti… CANCEMI: – Fino a poi…
P.M.: – … che cosa è successo?
CANCEMI: – Ma poi è successo che, diciamo, come, diciamo, al capo della commissione ci hanno messo a Michele Greco; quello che so io.
P.M.- Perchè, Badalamenti era il capo della commissione provinciale? CANCEMI: – Sì, prima di… prima di Michele Greco sì, era lui.
P.M. – Lei ha detto che il Riina riteneva che potessero prendere in giro Michele Greco, ma non certamente lui. Che cosa è succe…
CANCEMI – Diceva lui.
P.M : – Sì. Cosa successe subito dopo?
CANCEMI: – Mah, subito dopo successe che poi, diciamo, questa cosa… ci hanno messo, appunto, Michele Greco a capo della commissione e questa cosa è durata qualche annetto a tirare avanti, due anni, così, e poi è arrivato, diciamo, che ha… che avevano mandato un appuntamento al Riina perchè lo volevano ammazzare, che lui si vantava che è stato furbo, che non è andato all’appuntamento e ci ha mandato a Pippo Gambino e ci ha mandato a Raffaele Ganci, tutti e due, che quando sono andati nella tenuta di Salvatore Inzerillo, nella zona di Boccadifalco, che ci aveva una tenuta di proprietà questo Inzerillo, e quindi ci sono andati Ganci e Gambino e lui non c’è andato perchè dici che si ha mangiato la foglia, che c’era qualche cosa; però lui non si ha mangiato niente, perchè a lui l’ha avvisato… c’è stato che l’ha avvisato Montalto Salvatore e c’era qualche cosa che non andava, quindi ci ha mandato a quelli due. E poi quelli hanno venuto a raccontare che, appunto, sono saltati dal muro, erano nascosti su… sotto ‘i piante dei mandarini, perchè ci sembrava che era arrivato lui con la macchina con Pippo Gambino. Invece quando poi sono arrivati là hanno visto che lui non c’era e hanno fatto finta di niente. Questo è un racconto che poi hanno fatto Pippo Gambino e Raffaele Ganci quando sono ritornati dall’appuntamento, perchè l’obiettivo era Riina, non  potevano ammazzare a quelli due, perchè sennò poi Riina ci veniva più difficile. Quindi, dopo di questo il Riina è andato al contrattacco.
P.M.: – Aspetti un attimo, signor Cancemi, mettiamo un pò di ordine in questo episodio. Il Riina avrebbe dovuto andare ad un appuntamento da chi?
CANCEMI: – Da Stefano Bontade e da Salvatore Inzerillo, che ci avevano mandato un appuntamento che ci volevano parlare, e lui non c’è andato perchè, quello che so io, c’è stato che c’ha fatto sapere qualche cosa il Montalto Salvatore, e ci ha mandato a Pippo Gambino e Ganci Raffaele in quell’appuntamento; lui non c’è andato. Quindi, dopo questo appuntamento che quelli ci sono… ci hanno raccontato che, appunto, hanno visto saltare persone dal muro, nascoste sopra… sotto i mandarini, cose, lui ha capito che c’era un tranello per lui, diciamo, per… per strangolarlo. E lui è andato al contrattacco, e il primo che c’è riuscito ad ammazzare è stato Stefano Bontade.
P.M.: – Adesso io vorrei che lei…
CANCEMI: – Quindi siamo arrivati nell’omicidio Bontade.
P.M.: – Sì, ora ci arriviamo all’omicidio Bontade. Lei poc’anzi, indicando Inzerillo, Bontade, Riccobono, Salamone e lo stesso Michele Greco e Badalamenti tra la fazione opposta, ha detto che esisteva una cordata corleonese. Ci spiega chi faceva parte in quel momento della cordata corleonese e che cosa intende lei con questo termine?
CANCEMI: – Mah, io con questo termine intendo che erano persone di Totò Riina; la cordata questa intendo, che erano persone di Totò Riina, e quindi in quel periodo queste persone che erano con Totò Riina, come Bernardo Provenzano, come Pippo Calò, come Ganci Raffaele, come Pippo Gambino, come Ciccio Madonia, come Bernardo Brusca e altri.
P.M.: – Quindi, mi scusi un attimo, signor Cancemi, ce li ripeta tutti quelli che facevano parte della cordata corleonese già da prima che si formasse la commissione.
CANCEMI: – Sì, il Calò, il Ganci Raffaele, il Pippo Gambino, Ciccio Madonia, Bernardo Brusca e qualche altro che magari mi sfugge momentaneamente.
P.M.: – Ciccio Madonia lei ci ha già detto che ruolo aveva; il Gambino e il Ganci ci ha detto e anche Brusca ce l’ha detto. Io volevo sapere: in quel momento, ad esempio, il capomandamento di Partinico, Antonino Geraci, come si collocava? Faceva parte della cordata corleonese?
CANCEMI: – Al cento per cento.
P.M.: – Il capomandamento di Caccamo, Ciccio Intile, faceva parte della cordata corleonese?
CANCEMI: – Sì. Io, diciamo, di quelli che ho detto, l’ho detto con assoluta certezza. Questo .. questo di Caccamo credo anche di sì, perchè lui, diciamo, sennò faceva pure la fine degli altri.
P.M.: – Il capomandamento di San Mauro Castelverde, Peppino Farinella, faceva parte di questa cordata corleonese?
CANCEMI: – La risposta è pure come quella che ho dato prima.
P.M.: – Senta, successivamente, lei stava dicendo, fu ucciso Bontade Stefano. Ci spieghi quando venne ucciso, per volere di chi e che significato aveva questa morto di Bontade. Chi diede la soffiata della presenza di Bontade nel posto in cui fu ucciso?
CANCEMI: – Sì, io… il significato è perchè lui ha voluto colpire il più forte, perchè lo riteneva il più forte Stefano Bontade e quindi è stato il primo ad ucciderlo. Poi io quello che ho sentito qualche cosa, dice che… ho sentito che la soffiata… che questo si stava spostando, doveva uscire da dove è uscito per andare in un altro posto, Stefano Bontade, e io ho saputo che qualche cosa ce l’ha detto Lo Iacono Francesco, che è un componente della famiglia di Stefano Bontade, e qualche altro, c’è stato pure qualche altro che ha fatto sapere pure qualche cosa.
P.M.: – Senta, dopo la morte di Stefano Bontade cosa accadde nel mandamento della Guadagna?
CANCEMI: – Mah, dopo la morte di Stefano Bontade, diciamo, io che mi ricordo, c’è stata una reggenza, che reggeva il mandamento sotto dipendenza di Bernardo Brusca, San Giuseppe Jato, quindi erano…
P.M.: – Quindi sotto San Giuseppe Jato? Ecco.
CANCEMI: – Dipendevano da… dipendevano da lui il Giovanni Pullarà, appunto il Lo Iacono Pietro e un altro che al momento non mi viene il nome. Però sempre sotto dipendenza di San Giuseppe Jato.
P.M.: – Senta, il Bontade, se lei lo ricorda, in che anno venne ucciso? CANCEMI: – Nell’81.
P.M.: – Successivamente furono commessi altri omicidi in questa operazione di pulizia?
CANCEMI: – Sì, poi c’è stato subito… mi sembra che c’è stato quello di Inzerillo, Salvatore Inzerillo e poi, via via, tutto quello che sappiamo.
P.M.: – Ecco, parliamo…
CANCEMI: – Diciamo, gli omicidi che ci sono stati. P.M.: – … di questo omicidio di Salvatore Inzerillo. CANCEMI: – Ma dopo Stefano Bontade…
P.M.: – Parliamo di questo omicidio di Salvatore Inzerillo. Io vorrei sapere quando avvenne, se ci fu qualcuno che diede la soffiata e cosa successe nel mandamento di Boccadifalco.
CANCEMI: – Sì, la soffiata sempre è stato … il Montalto, che sapeva che andava nell’amante e quindi c’ha dato la battuta che andava nell’amante l’Inzerillo. Soffiata che è venuta, quello che ho saputo io, da Salvatore… Salvatore Montalto. Dopo c’è stata… appunto, c’è stata la reggenza pure, dopo la morte di Inzerillo a Boccadifalco e i reggenti erano un certo Brusca Giuseppe, Giovanni Marcianò e Michelangelo La Barbera; allora era… era ancora reggente, prima di fare il mandamento, dopo la morte di Inzerillo.”””””””””
Alla stregua delle dichiarazioni dei collaboratori sopracitate può senz’altro ritenersi che le cause della c.d. guerra di mafia vanno ricercate in fattori di carattere economico e che gli avversari del Riina tentarono inutilmente di frenarne l’ascesa decretandone la condanna a morte, senza tuttavia riuscire nell’intento perché la congiura venne scoperta grazie alle informazioni fornite dagli “infiltrati” nelle fila dei mandamenti avversi, fedeli al Riina, ed in particolare Montalto Salvatore e Buscemi Salvatore nel mandamento di Boccadifalco, Gambino Giuseppe Giacomo nel mandamento di San Lorenzo, Ganci Raffaele all’interno della famiglia della Noce.
Grazie al loro decisivo contributo fu possibile portare a termine l’opera di sterminio culminata negli omicidi di Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo, Rosario Riccobono e Salvatore Scaglione.
Si trattò di una sanguinosa contrapposizione che interessò trasversalmente le diverse famiglie mafiose, sicchè gli uomini d’onore alleati del Riina all’interno delle famiglie dirette dai capi della fazione avversa, consentirono a quest’ultimo di conoscere in anticipo le mosse degli avversari e di prevenirle.
Ciò peraltro consentì di evitare lo smantellamento delle famiglie dirette dai c.d. perdenti, in quanto fu possibile mantenere quelle strutture, eliminandone i componenti inaffidabili e procedendo sul finire del 1982, secondo le convergenti dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia, a nuove elezioni per la copertura delle cariche di vertice nelle predette famiglie, dove naturalmente risultarono elette solo persone inserite nella fazione vincente e fedeli alla linea di Riina.
I corleonesi riuscirono, dunque, ad assicurasi il controllo egemonico della organizzazione attraverso l’eliminazione di tutti i componenti che non ne condividevano la strategia e la sostituzione con uomini di fiducia, così creando le condizioni per la costituzione di quella compatta ed omogenea commissione provinciale di cosa nostra che si insediò nel gennaio 1983 e consentendo la realizzazione di una sostanziale unità di intenti intorno alla figura di Riina, la cui egemonia all’interno dell’organizzazione, per durata e spessore, fece registrare un sostanziale unanimismo di vertice mai registratosi in precedenza nella storia di cosa nostra.
Tutti i capi mandamento erano, infatti, persone vicine al Riina e molti di loro avevano preso parte attivamente alla guerra di mafia fornendo un contributo determinante per la sua affermazione.
Da quel momento il Riina non solo potè giovarsi dell’assenza di fazioni contrapposte ma, almeno nella provincia palermitana, evitò che si formassero nuovi schieramenti o che assumessero troppo peso altri personaggi, stroncandone sul nascere ogni velleità egemonica – come nel caso di Puccio Vincenzo – che potesse mettere in discussione il suo incontrastato predominio ed i suoi metodi di gestione.
Prima di passare allo specifico esame della composizione dei mandamenti e, quindi, della “commissione” all’epoca dei fatti per cui è processo, appare opportuno accertare preliminarmente se e con quali modalità il massimo organo deliberante dell’organizzazione si sia riunito nel periodo storico di interesse ai fini della decisione e se, in relazione allo specifico “delitto eccellente” oggetto delle imputazioni ascritte agli odierni imputati, la regola “istituzionale” che riservava alla esclusiva competenza funzionale della “cupola” abbia concretamente operato, onde inferirne la configurabilità del concorso morale, quali mandanti, a carico dei suoi componenti.

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