Ritratto di due oggetti misteriosi


19 De Mauro

I due nomi, a questo punto, sono divenuti familiari perché più volte citati nel contesto della morte di Enrico Mattei e del sequestro di Mauro De Mauro. Prima di procedere alla collazione degli elementi che li riguardano, è utile prospettare una sommaria biografia di entrambi i personaggi.

Graziano Verzotto

Nato a S. Giustina in Colle (PD) il 31/05/1923, attualmente è residente a Roma, via S. Ignazio n. 5; Spesso dimora presso un’abitazione di proprietà a Parigi. E’ in possesso di maturità classica. Nel periodo 1944-1945 aveva comandato la brigata partigiana “Damiano Chiesa” in Camposampiero (PD). Dal 1945 al 1948 era stato a Roma quale funzionario della segreteria nazionale della Democrazia Cristiana. Nel 1948 era stato assegnato alla federazione provinciale D.C. di Catania. Nel 1949 aveva sposato Maria Fiorini Nicotra eletta, nello stesso periodo, alla camera dei deputati. Nel 1950, con l’aiuto della moglie e del partito, era stato assunto dall’AGIP, società del gruppo ENI. Nel 1951 aveva preso la residenza a Catania. Nel 1958 si era presentato candidato – non eletto – alla camera dei deputati. Nel 1960 era stato nominato vice segretario regionale della D.C. e nel 1962 ne era diventato segretario, mantenendo la carica fino al 30/2/1966. Nel 1961 era stato nominato capo ufficio pubbliche relazioni dell’ENI in Sicilia. Nel 1967 era stato nominato presidente dell’ente minerario siciliano. Alle elezioni politiche del 1968 era stato eletto senatore nel collegio di Noto (SR). Si era dimesso subito dalla carica di senatore, perché incompatibile con quella di presidente dell’E.M.S. alla quale non aveva rinunciato. Era rimasto in carica fino al 17/1/1975, data sotto la quale era stato colpito da un ordine di cattura nei suoi confronti per interesse privato in atti d’ufficio, a seguito di indagini sull’E.M.S. da parte delle magistrature palermitana e milanese. Di lui si sono interessati, oltre i magistrati e, naturalmente, i giornalisti, anche la commissione parlamentare antimafia che aveva provveduto alla sua audizione. Come presidente dell’Ente Minerario Siciliano, era entrato a far parte dei consigli di amministrazione di numerose società controllate o collegate a tale Ente. In diverse di tali società si trovava anche il nome di Vito Guarrasi come socio fondatore, amministratore, sindaco o consulente. Era stato lo stesso Guarrasi a volere Graziano Verzotto quale presidente dell’E.M.S.. Questo fatto e le connessioni economiche tra Guarrasi e Verzotto risultano, oltre che dalla relazione conclusiva della commissione parlamentare antimafia – VI legislatura anche da tutti i rapporti informativi – attuali e dell’epoca – redatti sul conto di entrambi dalla polizia e dai carabinieri.

Vito Guarrasi

Nato a Palermo il 22/04/1914, ivi residente in via Segesta n. 90, avvocato civilista. E’ stato amministratore di numerose società industriali ed estrattive, tra le quali le miniere del principe Lanza Branciforti di Trabia. E’ stato socio, consigliere o sindaco di tutte le società di un certo rilievo in Sicilia (comprese quelle che gestivano il quotidiano locale “L’Ora” e il Palermo calcio), come anche consulente di molte delle società nazionali operanti in Sicilia: ENI, AGIP, SNAM, ANIC, SIR, BASTOGI, NUOVO PIGNONE, MONTEDISON (quando Cefis ne era diventato presidente), ITALTRADE, SPARTACUS FILM ecc..
Era stato detto che l’affermazione di Guarrasi nel mondo economico proveniva dalla sua stretta amicizia con l’ing. Domenico La Cavera, direttore generale della So.Fi.S.(Società Finanziaria della Regione Sicilia che sosteneva praticamente tutte le aziende siciliane nelle quali Guarrasi era presente) nel periodo 1957/1967. Invece era successo l’esatto contrario: La Cavera era stato “lanciato” dall’amico Guarrasi; Infatti il primo aveva ricevuto l’incarico, creato ad hoc da Guarrasi perché inesistente, dal governo regionale presieduto dall’on. Silvio Milazzo, governo costituito con la regia di Vito Guarrasi. Il secondo, nel 1958, era stato nominato da Silvio Milazzo segretario generale del “piano quinquennale per la ricostruzione della Sicilia”: in sostanza gli era stata data carta bianca per rappresentare la regione Sicilia in tutti i suoi rapporti economici.
Nel periodo bellico era stato ufficiale di complemento del ruolo automobilistico. Dopo lunga convalescenza, era stato destinato al ministero della guerra e, successivamente, all’ispettorato del centro automobilistico. L’8 settembre 1943 era stato aggregato alla commissione italiana del comando in capo delle forze alleate del Mediterraneo. Il rapporto informativo della questura di Palermo, inviato – a richiesta – al presidente della commissione antimafia nel 1971, così descriveva il Guarrasi di quel periodo: “Non appaiono, tuttavia, ben definiti né la sua presenza nella ‘équipe’ di alti e qualificati ufficiali che trattarono la resa dell’Italia, né il ruolo da lui avuto, se si considera che l’allora cap. Guarrasi era un semplice ufficiale di complemento del Servizio Automobilistico. La sua presenza appare molto più chiara se si considera, invece, che in quegli avvenimenti ebbe la sua parte, certamente non secondaria, un altro siciliano l’allora sottotenente GALVANO LANZA BRANCIFORTI di Trabia, ufficiale d’ordinanza del generale Castellano, e amico del Guarrasi. … E mentre Galvano Lanza e Vito Guarrasi partecipavano alle trattative di armistizio, don ‘Calogero Vizzini’ (oramai riconosciuto come un capo mafia dell’epoca) , amministratore del feudo di proprietà dei Lanza, secondo quanto può leggersi nei testi che si occupano di tali avvenimenti, svolgeva, a livello tattico, attività di preparazione dello sbarco degli alleati in Sicilia”. Come dire che Guarrasi, in quel contesto, aveva rappresentato, in qualche maniera, gli interessi della mafia siciliana. Peraltro, esiste un rapporto custodito nell’archivio del dipartimento di stato a Washington, firmato dall’allora console generale americano a Palermo, indirizzato il 27/11/1944 al segretario di stato, avente come oggetto “Formazione di un gruppo favorevole all’autonomia della Sicilia sotto la direzione della Mafia” che, nell’elencare gli ufficiali americani e le personalità siciliane partecipanti alle trattative, aveva indicato tra quest’ultime anche Vito Guarrasi.
Fare l’elenco di tutte le società nelle quali Guarrasi era interessato sarebbe decisamente troppo. Più avanti saranno segnalate esclusivamente le società nelle quali era presente assieme a Graziano Verzotto. Guarrasi, quale rappresentante delle miniere baronali dominate dai capi mafia Vizzini e Di Cristina, aveva tentato di collocare tali attività – assolutamente antieconomiche al punto da aver ridotto notevolmente il patrimonio dell’amico Lanza Branciforti – presso l’ENI di Enrico Mattei, ottenendo da questi un netto rifiuto.
Era stato consigliere legale e politico, oltre che di Silvio Milazzo, anche del sen. Giuseppe Alessi (D.C., succeduto a Milazzo quale presidente della Regione), di Franco Restivo (l’amico di De Mauro e più volte ministro), anche assiduo frequentatore di Gaspare Ambrosini (ex presidente della corte costituzionale), di Emilio Colombo (presidente del consiglio all’epoca del sequestro De Mauro), dell’on. Aristide Gunnella, dell’avv. Orlando Cascio (padre dell’attuale sindaco). In rapporti con i fratelli Salvo (divenuti suoi clienti dal 1982) e amico di Salvo Lima e Giovanni Gioia (ritenuti mafiosi e capi gruppo di correnti D.C. in Sicilia collegate a Roma con il senatore Amintore Fanfani). Nessun precedente penale, a parte diverse vicende giudiziarie connesse all’amministrazione di alcune società ma comunque risoltesi sempre in suo favore. La relazione parlamentare antimafia della VI legislatura si era interessata di Vito Guarrasi. Si cita solo un passo particolarmente significativo: “Da Leggio a Vito Guarrasi – … da Leggio si torna a Leggio, passando sempre sui cadaveri di Mattei e De Mauro, anche attraverso Vito Guarrasi. …”
In ultimo, un’informativa del nucleo regionale di Palermo della polizia tributaria, datata 26/11/94 e diretta al prefetto di Palermo, riferiva che: “Il Comando Generale della Guardia di Finanza ha comunicato … di aver appreso da organo qualificato (si legga Si.S.Mi.), che nell’ambito di ‘Cosa Nostra’ siciliana e palermitana in particolare, da qualche tempo si starebbe verificando una sorta di fermento tendente a modificarne nella sostanza gli indirizzi e le linee strategiche. Sfuggono al momento le esatte motivazioni e connotazioni, ma non sarebbe estraneo ad una sorta di occulta regia il ruolo dell’anziano avv. palermitano GUARRASI Vito ”
Anche le presenti notizie sono state tratte dai rapporti informativi dei carabinieri, polizia e D.I.A. di Palermo già citati e dalle ulteriori fonti indicate.

Una serie di documenti ufficiali attestano i rapporti e le cointeressenze societarie tra Vito Guarrasi e Graziano Verzotto, oltre agli incarichi che avevano presso l’E.N.I., sia prima che dopo la morte di Mattei. Infatti, mentre Guarrasi ne era il consulente, Verzotto era capo dell’ufficio delle pubbliche relazioni dello stesso ente in Sicilia. Il legame tra i due personaggi era proseguito anche negli anni successivi, sia prima che dopo il sequestro De Mauro.
La principale cointeressenza tra i due era data dagli interessi che entrambi avevano nell’Ente Minerario Siciliano (EMS), principale realtà economica dell’isola. Nella relazione conclusiva della Commissione Parlamentare Antimafia, risulta con certezza che era stato proprio Guarrasi a volere Verzotto alla presidenza dell’E.M.S., mentre egli stesso ne era consulente incaricato dal presidente. Ciò trova una plausibile ragione in considerazione della tutela degli interessi professionali ed economici di Guarrasi nell’E.M.S. e nelle altre società collegate all’Ente Minerario Siciliano. Come si evince dalla citata nota della D.I.A. di Palermo, Guarrasi è stato socio fondatore, azionista e presidente del collegio sindacale dalla data di costituzione fino al 18/11/1967, della “So.Chi.Mi.Si. – Società Chimico Mineraria Siciliana S.p.A.”, costituita a Palermo il 16/05/1964, avente per oggetto sociale principale la riorganizzazione e la verticalizzazione dell’industria zolfifera siciliana. Buona parte del pacchetto azionario era stato sottoscritto dalla “So.S.Mi.” della quale Guarrasi era presidente. La So.Chi.Mi.Si. era una società satellite dell’E.M.S.; Ne era Presidente Graziano VERZOTTO e consigliere delegato Aristide Gunnella (parlamentare nazionale del P.R.I. e amico di Vito Guarrasi).
GUARRASI era pure consulente della “So.Ri.M. – Società Ricerche Minerarie S.p.A., altra impresa satellite dell’E.M.S. come del resto era consulente di tutte le società fondate, controllate o con partecipazione azionarie da parte dell’E.M.S..
I legami economici tra Verzotto e Guarrasi, rafforzatisi dopo la scomparsa di Mauro de Mauro, sono quelli che avevano visto Verzotto implicato nello scandalo per la vicenda dei “fondi neri” dell’E.M.S. depositati presso la banca Loria di Milano, e per i quali Verzotto era stato colpito dal già accennato ordine di cattura. Nella relazione della Commissione Parlamentare Antimafia a tal proposito si legge: “24) Da Leggio a Graziano Verzotto. … La banca Loria, già del gruppo Sindona (…) passò nel febbraio del 1972 sotto il controllo di una finanziaria, la GEFI, che ne acquistò il pacchetto di maggioranza. Del consiglio di amministrazione della GEFI faceva parte, già prima dell’acquisto del pacchetto di maggioranza della Banca Loria, l’avvocato Vito Guarrasi. Due mesi dopo l’operazione, il 28 aprile 1972, del consiglio di amministrazione entrò a far parte anche il senatore Graziano Verzotto.”
E il nome di Michele Sindona, personaggio che non ha bisogno di presentazione, è stato recentemente accostato a quello di Vito Guarrasi dal collaboratore di giustizia Angelo Siino; questi ha dichiarato che in una circostanza aveva accompagnato Michele Sindona a Mondello (PA): nell’occasione Sindona si era incontrato con Nino Salvo e successivamente era andato a casa di Vito Guarrasi.


Fonte mafie blog autore repubblica