Sospetti, querele e giochi pericolosi

Vito Guarrasi, dal novembre 1970, aveva querelato tutti i giornalisti che avevano scritto di lui quale “signor X”. Aveva iniziato con Mario Pendinelli e Arrigo Benedetti, il primo cronista e il secondo direttore del settimanale “Il Mondo”, per un articolo pubblicato il 15/11/1970 ed intitolato “Dossier Nero ‘(Mafia e Politica)’ Gli assassini e i ricattatori”, con il quale si era data per certa l’esistenza di una telefonata compromettente intercorsa tra l’avvocato e il rag. Buttafuoco.

In sostanza l’avvocato Guarrasi, alle accuse di essere il mandante del sequestro De Mauro, di essere il signor X, di avere telefonato – forse da Parigi – a Buttafuoco, di avere incaricato Buttafuoco di verificare presso la famiglia De Mauro cosa avesse scoperto Mauro, si era difeso in maniere semplice dichiarando al processo contro Pendinelli: “non ho mai avuto rapporti con Buttafuoco, lo conoscevo solo di vista”. Ma quanto asserito dall’avvocato Guarrasi non pare che corrisponda a verità. Infatti, tali rapporti erano stati ritenuti scontati da parte di:
Angelo Mangano, questore, il quale con “l’appunto riservato”, datato 10/11/1970, riguardante Vito Guarrasi e che la questura aveva negato di aver mai ricevuto, aveva comunicato che “Il Buttafuoco era legato al Guarrasi in quanto entrambi avevano una particolare amicizia con il noto Salafia Emilio, ex campione olimpico di scherma, che frequentemente alloggiava dal Guarrasi. Erano così stretti i legami di amicizia tra Guarrasi e Buttafuoco che un giorno quest’ultimo ospitò, nel tempo in cui era ricercata dalla polizia, la signora Ugonj, cugina del Guarrasi, ospitalità sollecitata da parte di quest’ultimo”.
Costituisce un riscontro indiretto alle affermazioni di Mangano il fatto, accertato nel corso della perquisizione presso lo studio di Buttafuoco dopo il suo arresto, che gli Hugony, i cugini di Guarrasi, erano risultati essere tra i clienti dello stesso Buttafuoco.
Pietroni e Zullino, i due giornalisti che, più di ogni altro collega, si erano interessati del sequestro De Mauro. Nei loro appunti compare la seguente frase: “Da notare incidentalmente che Buttafuoco era vecchio amico e aiutante di Guarrasi”.
Mario Pendinelli, il querelato, che con una lettera datata 30/9/1971, aveva comunicato al proprio avvocato Ludovico Isolabella di aver saputo da Pietroni che, nel corso di una intervista, “Buttafuoco gli ha detto di conoscere Guarrasi dai tempi in cui quest’ultimo non era ancora tanto importante e noto”.
Graziano Verzotto, il personaggio sicuramente più attendibile sulla questione, ha riferito a questa P.G. che i rapporti in questione erano esistenti di sicuro.
commissione parlamentare antimafia – VI legislatura – nella propria relazione finale.
Quindi tutti davano per scontati i rapporti fra Guarrasi e Buttafuoco anche se concretamente risulta arduo poterlo dimostrare per effetto, forse, della banalità della circostanza.

Era intercorsa la telefonata? Guarrasi stava per essere arrestato?

Che ne fossero tutti convinti, fra gli addetti ai lavori, lo si desume dalla rassegna stampa dell’epoca. In buona sostanza tutti i giornalisti che erano massicciamente presenti a Palermo e, in particolare, nei paraggi della squadra mobile, avevano “arguito”, dalle parole ed indiscrezioni del questore Li Donni e del capo della mobile Mendolia, che tra Buttafuoco e Guarrasi era intercorsa una telefonata riguardante le sorti del giornalista.

21.10.70 LA STAMPA
Ecco uno dei misteri legati ad un nastro. Altri nastri testimonierebbero di strane telefonate del ragioniere. Telefonate “in codice” dirette anche all’estero (si dice a Parigi).
21.10.70 IL GIORNO
COMPROMETTENTI LE TELEFONATE DEL PROFESSIONISTA
Le sue conversazioni via filo sono state registrate. La polizia, dunque, ha raccolto indizi di sicura consistenza. Ma fino a che punto discutibili, anche se gravi, indizi e da che punto prove? Si parla soprattutto di conversazioni telefoniche pazientemente registrate, conversazioni con due interlocutori: con i familiari di De Mauro e con “altri”. Con i De Mauro discorsi nei quali via via le abili e suggestive allusioni cedevano progressivamente alle notizie certe, alle proposte. Con “gli altri” discorsi facilmente intuibili ed è in queste altre parole che dovrebbe esserci , se c’è , la verifica, la controprova della malizia e del dolo che sono stati riscontrati nelle conversazioni con i De Mauro.
21.10.70 CORRIERE DELLA SERA
Una parte importante nel capitolo Buttafuoco ce l’ha il telefono. La polizia, messa sull’avviso dalla famiglia De Mauro, avrebbe provveduto a controllare tutte le telefonate del Buttafuoco, sia quelle dirette alla famiglia De Mauro, sia quelle tra lui ed altre persone. Da queste telefonate , appunto, sarebbe nata la convinzione che il Buttafuoco, come ha detto il giudice Saito, sia “infilato fino al collo nel sequestro De Mauro”. Questo controllo telefonico data dai primi giorni della scomparsa del giornalista, ma la polizia avrebbe atteso tanto tempo per l’arresto allo scopo di avere indizi più precisi, elementi più probanti. Ieri finalmente questi indizi sarebbero stati sufficienti , e subito dopo, la perquisizione sia nello studio che nell’abitazione dell’arrestato.
07.11.70 LA STAMPA
Il nome scritto nel rapporto della Polizia potremmo collocarlo in alto come in basso. Forse è l’uomo che è stato messo nei guai da una registrazione telefonica, l’unica, sembra, veramente pericolosa ottenuta ponendo sotto controllo l’apparecchio del cavaliere.
10.11.70 RESTO DEL CARLINO
“Quello – dice – è un uomo accortissimo e per parlare di lui gli indagatori devono avere il mandato di cattura già pronto. Ora, se questo è vero, il nostro se ne starà già chissà dove, al sicuro”. Parliamo di lui, del misterioso interlocutore telefonico di Buttafuoco a Parigi, per un buon quarto d’ora. sarebbe meglio dire che parla lui, Pantaleone, che è un uomo molto diverso … “Comunque se questa telefonata con Buttafuoco c’è stata – gli dicevamo – e se essa prova che il “signor X” era in qualche modo a contatto con chi sa molte cose sul sequestro, non dovrebbe essere difficile verificare la sua posizione. Per quanto potente egli possa essere, la polizia ha titoli per inquisire chiunque. perché non l’ha ancora fatto?”
10.11.70 IL MESSAGGERO
Non basta la registrazione della telefonata? Si deve pensare di no, perché questo elemento dovrebbe essere in mano alla polizia sin da quindici giorni prima dell’arresto di Buttafuoco. Se non è stato considerato sufficiente a giustificare un ordine di cattura è segno che il magistrato vuole qualcosa di più.
14.11.70 l’ORA 2^ edizione
Si è parlato fin da quando venne arrestato Buttafuoco di strane telefonate sue a Parigi, nei giorni scorsi si fece circolare la voce che l’interlocutore all’altro capo del filo fosse una persona ben identificata. Logico quindi accomunare tutti e due nella responsabilità: però Buttafuoco è all’Ucciardone, l’altra persona no. E ciò vuol dire che la telefonata non era per niente compromettente, o non lo era abbastanza. Del resto un nostro cronista il giorno successivo all’arresto di Nino Buttafuoco, andò a parlare coi familiari dell’arrestato, e questa telefonata a Parigi non venne nascosta: al cronista fu riferito che Buttafuoco aveva parlato, cercandolo in un locale notturno, con un suo cliente, un principe palermitano, assai per il suo ruolo nelle file del separatismo monarchico. Questa telefonata parigina fece muovere un alto funzionario della polizia italiana specializzato in malavita francese, il quale fu spedito di gran fretta oltre confine. I risultati della missione ci sono ignoti, ma non devono essere granché producenti all’indagine visto che non se n’è parlato. I fili del telefono, peraltro, costituiscono le maglie della rete nella quale s’è ammagliato Buttafuoco e con la quale s’è tentato da parte della polizia di catturare altri. La vicenda giudiziaria del commercialista di via Ruggiero Settimo è, praticamente, tutta una telefonata . E ci sarà un bel da fare per i periti – se mai si arriverà in corte di Assise, o solo ad un rinvio a giudizio – per tentare di attribuire un nome ad ogni voce, o almeno separare le voci note da quelle sconosciute.
15.11.70 “IL MONDO”
E’ Buttafuoco l’uomo incaricato di prendere contatto con Liggio? Il cavaliere è stato incauto. Ha insospettito la famiglia De Mauro e, mentre aveva il telefono controllato dalla polizia, ha fatto – ecco una nuova indiscrezione importante – una telefonata compromettente, chiamando l’avvocato Vito Guarrasi.

Dal citato breve spaccato della rassegna stampa, che va dal 20 ottobre al 15 novembre 1970, si rilevano alcuni riscontri al racconto fatto dalla Saladino nel suo libro/diario. Questa, come già esposto, aveva condensato tutta la vicenda al 13 novembre 1970, giorno in cui il questore Li Donni e il capo della mobile Mendolia avevano fatto “indietro tutta”. Le date sono importantissime perché strettamente legate, sia all’intervento del direttore del S.I.D., che al “cambio d’abito” di Boris Giuliano: tali circostanze sono state infatti collocate, da Ugo Saito e Elda De Mauro, ai primi di novembre 1970. Peraltro emerge che alcuni giornalisti avevano confuso la telefonata Guarrasi/Buttafuoco con i colloqui e le telefonate Buttafuoco/famiglia De Mauro. L’articolo che appare più “lucido” è quello de “L’Ora” di Palermo, chiaramente in difesa di Guarrasi.
A questo punto si può cominciare a trarre qualche conclusione: se effettivamente la polizia, intercettando le utenze in uso a Buttafuoco, aveva registrato una telefonata intercorsa con Guarrasi e durante la quale – sia pure con frasi criptiche – era stato affrontato l’argomento del sequestro De Mauro, con consigli o disposizioni a Buttafuoco su come comportarsi con la famiglia De Mauro, devono ritenersi del tutto giustificate le ventilate ipotesi di arresto per Guarrasi.
Le recenti dichiarazioni rese da Bruno Contrada e dal maresciallo Zaccagni, nonché l’acquisizione dei fascicoli relativi all’indagine parallela su Vito Guarrasi, confermano in via definitiva l’assunto secondo il quale Guarrasi stava per essere arrestato: era stato lui il bersaglio delle investigazioni “speciali” del questore Li Donni, per risalire poi a Cefis e a Fanfani.

fonte mafieblog.autore.republica