Obiettivo: controllare le indagini

Riepilogando, siamo di fronte ad una forzatura investigativa, normativa e procedurale di cui molti (i livelli apicali delle forze di polizia e di sicurezza) sono perfettamente consapevoli e che tutti assecondano, nonostante le disposizioni legislative all’epoca vigenti precludessero al personale dei servizi di informazione e sicurezza di intrattenere rapporti diretti con la magistratura.
Resta un altro dubbio: questa collaborazione dei servizi resta solo un’anomalia o servì anche a produrre, nell’immediatezza della strage, elementi utili al futuro depistaggio?
Su questo punto il giudice Pietro Grasso, riferendo in Commissione, non ha dubbi:
GRASSO. Sono aspetti assolutamente anomali… Nel sospetto ci potesse essere (nell’organizzazione della strage, ndr) una presenza di elementi esterni alla mafia e dei servizi, il capo della Polizia Parisi fa sì che lo stesso SISDE prenda in mano la direzione delle indagini.

Controllare l’andamento delle indagini, dalla notte stessa in cui muore Paolo Borsellino. E condizionarne il percorso per condurlo verso ciò che verrà poi definito il più clamoroso depistaggio dell’Italia repubblicana.
Un condizionamento che produce i suoi primi frutti proprio sull’attendibilità mafiosa di Scarantino. Agli atti processuali c’è la nota del centro Sisde di Palermo, protocollo 2929/Z3068 del 10 ottobre 1992, con cui si ricostruisce la parentela mafiosa di Scarantino.
Così ricorda in Commissione il giornalista Salvo Palazzolo:
PALAZZOLO. Con quella nota il Centro Sisde di Palermo informa il centro di Roma e la questura di Caltanissetta, che Scarantino ha parentele illustri in Cosa Nostra, in qualche modo accreditando questo balordo di borgata come un mafioso, cosa che era assolutamente inverosimile. Quindi i Servizi Segreti hanno in qualche modo rafforzato, le indicazioni che venivano dalla squadra mobile.

Della stessa opinione anche il giudice Gozzo:
GOZZO. Se parliamo di intervento dei servizi non c’è di strano soltanto la nota che viene fatta da Contrada e poi viene in qualche modo veicolata alla Procura di Caltanissetta sui Madonia… però devo dire questo richiamare un’inesistente parentela, perché è praticamente inesistente, stiamo parlando di un parente acquisito… cioè fa ridere… perché questo diceva la nota essenzialmente, molto probabilmente per far sì che Scarantino sembrasse più attendibile… E questa cosa avviene in un ambito strano …e cioè di contatti in cui i Servizi segreti non sono in seconda battuta, ma sono in prima battuta in rapporto con l’autorità giudiziaria… È la negazione di quello che normalmente è il lavoro di intelligence, e che rimane sempre dietro le quinte…

Un punto che lo stesso Contrada ha confermato dinanzi la Corte di Assise di Caltanissetta:
TESTE CONTRADA – Su Scarantino io non ho mai fatto nessuna indagine, so soltanto però, perché poi mi fu fatto leggere l’appunto dal direttore del centro, che il dottor Tinebra chiese personalmente al capocentro, al colonnello Ruggeri, un appunto sulla personalità di Vincenzo Scarantino e sui suoi eventuali legami con ambienti della criminalità organizzata, cioè della mafia, e di riferire direttamente a lui tutto questo.

Come si dirà anni dopo, bisognava “vestire il pupo”. E il “pupo”, il futuro collaboratore di giustizia, era proprio Scarantino. Sul quale si concentra la prima informativa del SISDE, il primo fattivo contributo della struttura coordinata in Sicilia da Bruno Contrada al procuratore Tinebra e ai suoi sostituti.
Sorvolando sul contenuto delle dichiarazione rese dal dottor Tinebra nel corso del dibattimento del Borsellino quater, è di preliminare importanza comprendere se di questa irrituale collaborazione ne avessero avuto sentore o, addirittura, contezza anche gli altri magistrati che, in varie fasi storiche, si sono occupati delle indagini sulla strage di via D’Amelio.
Ecco cosa hanno riferito alla Corte di Assise di Caltanissetta nel corso dei loro esami:
– Dottoressa Ilde Boccassini:
P.M. Dott. LARI – Dall’esame degli atti del fascicolo nostro risulta che la Polizia inoltrò una nota dei Servizi Segreti… del 10 ottobre del ’92 relativa a presunte parentele di Scarantino Vincenzo con la famiglia Madonia. Per quanto è a sua conoscenza nell’ambito delle indagini su Capaci e via D’Amelio, vi sono stati mai ulteriori contributi investigativi dei Servizi Segreti?
TESTE BOCCASSINI I. – Ricordo che c’era un’informativa che riguardava la parentela con Profeta, ma non è che ci voleva il SISDE per dirci che erano parenti, bastava un certificato anagrafico, era il cognato…
AVV. REPICI – Le vorrei chiedere se lei ha contezza di relazioni dirette, interlocuzioni dirette sui temi di indagine fra il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta, dottor Tinebra, ed esponenti dei Servizi di sicurezza.
TESTE BOCCASSINI I. – Cioè lei intende se Tinebra riferiva ad apparati dei Servizi Segreti le notizie?
AVV. REPICI – Il flusso informativo lo intendevo esattamente al contrario, cioè dai Servizi al Procuratore.
TESTE BOCCASSINI I. – Allora, io posso soltanto rispondere per quello che ricordo di Capaci… Sono certa che per Capaci sono state trasmesse informative del SISDE e del SISMI. Sui contenuti ora, a distanza di ventitré anni, sinceramente non mi ricordo.
AVV. REPICI – La mia domanda era diversa, e cioè… se c’erano incontri fisicamente fra il Procuratore dottor Tinebra e funzionari dei Servizi.
TESTE BOCCASSINI I. – Non lo so, non lo so. AVV. REPICI – Non lo sa.
TESTE BOCCASSINI I. – Io non ne ho mai visti.

• Dottor Fausto Cardella:
P.M. Dott. LUCIANI – Lei ricorda di un apporto fornito, anche a livello informativo, da parte dei Servizi di sicurezza, in riferimento soprattutto alla strage di via D’Amelio?
TESTE F. CARDELLA – Può darsi che ci sia stato, però… intanto gli apporti dei Servizi di sicurezza…
P.M. Dott. LUCIANI – Cioè io dico… richiesto dal Procuratore Tinebra al dottore Contrada… che riguardava in principal modo l’esplorazione, come dire, del contesto familiare di Scarantino Vincenzo o comunque di investigare su Scarantino Vincenzo.
TESTE F. CARDELLA – No, questo… questo, francamente, non… in questo momento non lo ricordo, insomma, non so.
– Dottoressa Anna Maria Palma:
P.M. Dott. LUCIANI – Le chiedo, innanzitutto, se lei abbia mai saputo che nelle fasi iniziali delle investigazioni sulla strage di via D’Amelio venne richiesta una collaborazione ai Servizi di informazione e sicurezza.
TESTE A. PALMA – No, assolutamente no.
P.M. Dott. LUCIANI – Ha mai avuto modo di visionare o di leggere un documento del SISDE nel quale si ipotizzavano, tra le altre cose, rapporti di parentela, sia pur molto lontani, tra Scarantino Vincenzo e appartenenti alla famiglia Madonia di Resuttana?

TESTE A. PALMA – No, no, no.
AVV. REPICI – Lei, ex post, direttamente o indirettamente, ha mai saputo di contatti con il Procuratore Tinebra nel periodo, diciamo, luglio ’92 – dicembre ’92 del dottor Contrada?
TESTE A. PALMA – No, assolutamente no.

• Dottor Antonino Di Matteo:
P.M. Dott. LUCIANI – Mi interessava chiarire due aspetti, il primo… se aveva saputo che nella fase iniziale delle indagini… vi era stata una collaborazione da parte degli appartenenti ai Servizi di informazione… e se sì qual è la sua fonte e in che cosa si era sostanziata questa attività.
TESTE A. DI MATTEO – All’epoca non seppi nulla. Intorno alla fase finale della mia permanenza a Caltanissetta seppi, dalla lettura di atti, che c’era stata una nota dei Servizi, credo del Centro SISDE all’epoca di Palermo, che riguardava, tra l’altro, la possibilità del coinvolgimento di un tale Scarantino e non si specificava, naturalmente, a quale titolo né in quale modo, nella vicenda della strage di via D’Amelio del 19 luglio del ’92. Rimasi abbastanza, diciamo, sorpreso da questa cosa, che non avevo mai saputo prima. (…)
P.M. Dott. LUCIANI – Senta, e una volta appresa, diciamo, in maniera cartacea questa iniziale collaborazione, ebbe modo di approfondire il punto e di capire come era originata questa collaborazione tra la Procura e gli ambienti dei Servizi di informazione, o si è limitato a prendere il dato?
TESTE A. DI MATTEO – No, ho appreso… ho appreso il dato. Già stavo andando via…
AVV. REPICI – (…) Al di là di quella nota, lei ha mai avuto contezza, naturalmente in epoca successiva rispetto all’immediatezza, di contatti fra l’allora Procuratore dottor Tinebra e il dottor Bruno Contrada sulle indagini su via D’Amelio?
TESTE A. DI MATTEO – No, rapporti diretti Tinebra – Contrada non ne ho mai constatati. Con il senno di poi, ma riferendomi a fatti, invece, notati fin da allora, ho constatato una situazione diversa: …spesso negli uffici della Procura c’era un soggetto… che credo che all’epoca fosse il capocentro del SISDE a Caltanissetta, un soggetto che si chiama Rosario Piraino, e questo soggetto, diciamo, era solito, io lo incontravo negli uffici della… della Procura, ogni tanto veniva, ogni tanto era venuto e aveva bussato anche da me; io, sinceramente, non capivo che cosa… cosa volesse, non gli davo più… ma non per sfiducia, non avevo nessun elemento di sfiducia, ma proprio non riuscivo a capire quale fosse il motivo per il quale un componente dei Servizi di sicurezza dovesse, diciamo, interloquire con i magistrati.

 

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