Magistrati a confronto

Alfonso-SabellaChi afferma di non aver mai avuto notizia della nota in questione, più per ragioni legate ai rapporti personali che per motivi professionali, sono la dottoressa Palma e il dottor Di Matteo, entrambi pm a Caltanissetta in quei giorni:

AVV. SCOZZOLA – … della lettera che è stata inviata agli altri Sostituti dalla dottoressa Boccassini e dal dottor Roberto Sajeva del 12.10.94, lei ne è mai venuta a conoscenza?

TESTE A. PALMA – No. Assolutamente no. Le ho anche detto che la Boccassini mi salutava a stento, nonostante siamo dello stesso concorso, e che non mi disse… non l’ho più vista, non l’ho più vista e non so… io non l’ho più vista assolutamente, non è venuta neanche a quella cosa…

AVV. SCOZZOLA – La dottoressa Boccassini, se non erro, ha dichiarato che l’ha data personalmente…

TESTE A. PALMA – …la mia parola contro la sua, metteteci a confronto, scusi. (…)

AVV. SCOZZOLA – Lei ha mai avuto la possibilità di leggere delle missive inviate a tutti i Sostituti, dalla dottoressa Boccassini e dal dottore Sajeva, in ordine alle perplessità su Scarantino?

TESTE A. DI MATTEO – …la mia risposta è assolutamente no, non ho letto… Ma le dirò di più: la dottoressa Boccassini, che andò via proprio credo in quel periodo, non ricordo… io con la dottoressa Boccassini non solo non ho mai parlato, o meglio, lei non mi ha mai parlato di Scarantino o di altro, ma io, che, appunto, ero stato designato nell’ottobre del ’94 per far parte assieme ad altri del pool, non ho ricordo, e sono certo del mio ricordo, di avere mai parlato con la dottoressa Boccassini di vicende relative ad indagini… come io non ho mai parlato di vicende relative a queste indagini con il dottor La Barbera… Probabilmente loro nemmeno sapevano chi fossi; con la dottoressa Boccassini ho avuto il piacere di parlare qualche volta in occasione di un caffè al bar, ma non ho… non ho mai partecipato ad una riunione operativa della DDA con la dottoressa Boccassini, ad una riunione investigativa con le forze di Polizia, e la dottoressa Boccassini non ha mai avuto occasione con me di dirmi qualcosa o semplicemente di espormi le sue valutazioni e le sue considerazioni.

 

Ben diversa, infine, è la valutazione di Alfonso Sabella, all’epoca pm presso la Procura di Palermo. Anche lui lesse la nota della Boccassini e di Sajeva, e così ricostruisce l’episodio in Commissione:

ALFONSO SABELLA, magistrato. Io l’ho letta la nota della Boccassini e ci credo ancora! Questa nota era arrivata a Palermo, io l’ho letta, è arrivata a Palermo.

FAVA, Presidente della Commissione. Ecco! Ci aiuti a capire al di là delle forme, nella sostanza, in una indagine come questa, quando da Palermo la Procura della Repubblica manifesta preoccupazione sull’attendibilità del teste chiave, un Sostituto della Procura che sta indagando scrive una lettera così puntuale e preoccupata chiedendo una verifica… cosa sarebbe dovuto accadere?

ALFONSO SABELLA, magistrato. È chiaro che in una fisiologia occorreva fare quello che ha suggerito Ilda Boccassini, cioè andare a riverificare punto punto… faccio un esempio, quando Giovanni Brusca iniziò a collaborare con noi e ci comincia a propinare tutta una serie di fesserie, è chiaro che noi, io le metto nero su bianco tutte le fesserie che mi dice Giovanni Brusca, facciamo una riunione alla Procura nazionale, lo comunica alle altre Procure, dico “per me Brusca è inattendibile per questo, questo, questo, questo e questo, su questo ha mentito, qua probabilmente mira a proteggere Giovanni Riina, qua mira a scansare Vito Vitale, qua vuole accollare un omicidio in più a Di Maggio e toglierlo al fratello e così via”, mi presento in Procura nazionale davanti alla buonanima di Bruno Siclari con tutte le Procure, rappresento quali sono le perplessità, la Procura di Firenze perfettamente d’accordo con noi, la Procura di Caltanissetta nicchia un pochino perché in realtà vorrebbe continuare a interrogare Brusca, poi a quel punto si fa una linea comune, decidiamo d’intesa con la Procura nazionale di congelare gli interrogatori di Brusca e non andiamo avanti fin quando poi Brusca non si mette la testa a posto e inizia a collaborare più o meno seriamente. Credo che poteva essere adottato un meccanismo di questo tipo, insomma, …si poteva ragionare in termini di Procura nazionale però lo ripeto…

FAVA, Presidente della Commissione. La Procura nazionale in questi casi da chi dovrebbe essere attivata?

ALFONSO SABELLA, magistrato. Da una delle due Procure sicuramente! Palermo non aveva un grande interesse ad attivare la Procura nazionale, parliamoci chiaro, perché per noi Scarantino era un tossicodipendente, spacciatore della Guadagna…

 

Sul ruolo che avrebbe dovuto avere la Procura Nazionale è d’accordo anche il dottor Gozzo:

GOZZO. … scusatemi se qui lo dico e lo sottolineo, ma la collaborazione sia nel 1992 che nel 2009-2010 andava preservata dalla Procura nazionale antimafia che ci sta, proprio per questo motivo. Falcone è morto anche per questo ed è incredibile che la Procura nazionale antimafia non sia riuscita né nel 1992, né nel 2010, di fatto, a coordinare le indagini… Una maggiore presenza della Procura nazionale antimafia o, addirittura perché no, la Procura nazionale antimafia ha il potere di avocare: perché non avocare?

 

Insomma, l’indagine prosegue, incredibilmente, senza alcun ripensamento. Scarantino continua ad essere il perno dell’inchiesta, il teste d’accusa su cui si avviteranno più giudizi e più sentenze, fabbricando e accompagnando nei fatti il depistaggio sulla strage di via D’Amelio.

 

Anche il gruppo di indagine “Falcone-Borsellino” perde qualche pezzo. Se ne va Genchi, il numero due di La Barbera, dopo una violenta discussione con il capo della mobile di Palermo. Che così Genchi ricostruisce in Commissione:

GENCHI. La Barbera mi dice che sono uscite le motivazioni della sentenza del maxi processo, in quei giorni, da poco, da qualche settimana. L’avevamo letta, l’avevano letta, e il “sinedrio” – senza di me ovviamente – aveva chiuso le indagini. Ormai è fatta, due più due fa quattro, la strage non può che essere responsabilità di Cosa nostra. Noi qui dobbiamo trovare qualche elemento minimale, addebitiamo tutto alla Cupola. Io divento Questore, tu vieni promosso per merito straordinario, vai dove vuoi andare…tra tre quattro anni diventi questore pure tu …. Queste sono le ultime parole di La Barbera. Abbiamo un duro scontro che dura tutta la notte fino alle cinque di mattina …

FAVA, presidente della Commissione. Le ultime parole di La Barbera quali sono? Qui abbiamo risolto tutto …

GENCHI. Esatto. Chiudiamo così, chiudiamo con Scarantino …

FAVA, presidente della Commissione. Collochiamo nel tempo quest’ultimo incontro… GENCHI. Il 4 maggio.

FAVA, presidente della Commissione. 4 maggio del 1993?

GENCHI. Inizia la sera intorno alle 19, non siamo andati neanche a cenare, e dura fino alle 5.45 del mattino. Io esco sbattendo la porta, La Barbera piange. Per la prima volta in vita mia ho visto piangere La Barbera…

(…)

FAVA, presidente della Commissione. In questa ricostruzione che faceva La Barbera c’erano soltanto le carriere di voi due?

GENCHI. Sì, chiudiamo, arrestiamo Scotto. Chiudiamo sulla Cupola, sono tutti legati a Cosa nostra e si chiude così. Abbiamo chiuso.

FAVA, presidente della Commissione. E lei su quale punto non era d’accordo? A parte, diciamo la decisione di procedere all’arresto di Scotto.

GENCHI. Veda, un investigatore può anche accelerare un arresto. A volte si fanno anche nel tentativo di fare emergere qualche elemento in più dall’arresto, perché poi si intercetta in carcere, intercettano i parenti, etc. Quello che è accaduto con la strage di Via D’Amelio non sono delle scelte errate o delle scelte avventate o delle scelte sprovvedute, Presidente, questo è l’aspetto grave, gravissimo. Questi signori hanno individuato dei falsi colpevoli e li hanno perseguiti e fatti condannare non allo scopo di fare carriera o chiudere le indagini, ma allo scopo di non individuare i veri colpevoli di quella strage. E i veri responsabili sotto il profilo dei mandanti!

FAVA, presidente della Commissione. Quindi diciamo che quella cosa che le proponeva La Barbera quella sera, le carriere, chiudiamo il caso, risolviamo, era copertura rispetto ad una intenzione diversa che era quella di portare le indagini in un’altra direzione per coprire i mandanti?

GENCHI. Questo è l’aspetto eversivo diciamo di quello che è accaduto in Italia.

 

Fonte mafie blog autore repubblica