Valter Vecellio ed il ‘Coraggio della solitudine’: suo omaggio su RAI DUE, sabato e domenica

Provo a dire qualcosa su Leonardo Sciascia.
Sabato, Tg2, nella rubrica “Dossier storie”. Infine domenica mattina un dossier vero e proprio su Sciascia.
I servizi se vi piaceranno, mi farà piacere. Se no, prendetevela solo con me, che ho avuto come per tutte le mie cose, carta bianca, e non posso “scaricare” su altri che me stesso… Ringrazio fin da ora il direttore, per la fiducia che mi ha accordato.
Poi, chi ne avesse voglia, oggi tre miei articoli, su “Il Riformista”, “Italia Oggi”, “L’Indro”. L’articolo su “Il Riformista” è la seconda puntata. La prima è stata pubblicata ieri.
Per i “maniaci”, c’è un mio libro di qualche mese fa: “Leonardo Sciascia. La politica, il coraggio della solitudine” (Ponte Sisto). Tra qualche mese un lungo saggio su “Libro Aperto”, rivista mensile diretta da Antonio Patuelli. Ma c’è ancora tanto da dire e scrivere su quest’uomo che non è retorica definire “buono”.
Non so se sono stato un passabile allievo, ma due maestri li ho sicuramente avuti: Leonardo Sciascia e Marco Pannella. Posso dire che sono stato fortunato a conoscerli, frequentarli, aver goduto della loro amicizia. (Valter Vecellio sua nota su Facebook)
L’intellettuale, scriveva Nicola Chiaromonte, «non rappresenta nulla se non rappresenta individuo e la sua libertà, se non mantiene a qualunque costo il principio stesso dell’individualità, il diritto al dubbio e alla critica, il senso del vero e del falso, il rifiuto delle menzogne inutili. In questo, la sua funzione è eminentemente sociale, solidale dei diritti di ognuno, e dei più umili: cioè dei più silenziosi e più facilmente ingannabili… ». Ecco: questo è stato Leonardo Sciascia: con i suoi libri e i suoi interventi, il suo essere, il suo “fare”. per primo, e praticamente da solo, ha saputo immortalare l’aberrazione mafiosa nella nostra letteratura e nella nostra vita civile. Ha ammonito che la legge, che la sua certezza, la certezza delle regole, uguaglianza di tutti, di fronte alla legge, è quanto va opposto all’“emergenza” del male, “politica” o criminale che sia. Un Diderot siciliano che applica la ragione: più propriamente l’anticonformismo della ragione, con lo scetticismo e insieme la partecipazione di chi osserva e sa vedere; e costantemente dedica la sua attenzione e intransigenza alle istituzioni, la sua pietà alle persone. La giustizia come “ossessione”, impegnato in una quotidiana azione di “rottura”: di questa specie di patto tra la stupidità e la violenza che si manifesta nelle cose italiane; dell’equivalenza tra il potere, la scienza, e la morte che sembra stia per stabilirsi nel mondo. In questo libro si parla di uno Sciascia politico, che consapevolmente “confonde” etica e politica. Uno Sciascia che non per caso si ignora e si cerca di occultare.