LA SOCIETÀ 5.0 APRE LE PORTE ALL’UMANESIMO DIGITALE

LA SOCIETÀ 5.0 APRE LE PORTE ALL’UMANESIMO DIGITALE
di Sandro Zilli, Innovation Manager – Resp. Osservatario AIDR
Innovazione e Crescita Digitale
www.sandrozilli.it

SCENARIO
La society 5.0 considera l’impiego della tecnologia al servizio
dell’uomo e dei suoi bisogni. Questo vale non solo nell’ambito della
produzione e dell’economia ma anche nei campi della medicina, della
ricerca e di tutte le attività che contribuiscono al benessere
sociale. Il nuovo paradigma della società, mira a raggiungere una
convergenza avanzata tra il cyberspazio e lo spazio fisico, attraverso
l’ausilio delle tecnologie esponenziali come l’intelligenza
Artificiale basata su BigData e Robot, per eseguire o supportare gli
umani nei lavori ripetitivi e logoranti. In un’epoca caratterizzata da
una forte interazione tra uomini e tecnologie, approcciare
la trasformazione digitale dal solo punto di vista tecnologico è
riduttivo. Occorre far riferimento ad una nuova visione che
veda l’uomo al centro e la piena integrazione funzionale tra il mondo
digitale e lo spazio fisico per bilanciare il progresso economico e
sociale.
L’uomo, quindi, non è più visto come una creatura debole ma, al
contrario, torna ad essere al centro, recuperando una sorta di visione
“rinascimentale” del periodo in cui viviamo in cui può esprimere le
sue capacità intellettive che lo rendono diverso dalle macchine.
Adottando questa nuova visione, possiamo asserire e ribadire il
concetto che le tecnologie esponenziali (l’intelligenza
artificiale, l’IoT, il cloud computing, la robotica, i bigData, etc…)
debbano essere impiegate al servizio dell’uomo. Le finalità della
nuova visione sono aumentare il benessere e mantenere alta la qualità
della vita delle persone, in opposizione ai propositi di considerare
la tecnologia un mero strumento del mercato.

“Non è immaginabile che l’uomo venga “tecnologizzato”, ma si può fare
in modo che la tecnologia sia “umanizzata” mettendola al servizio
delle persone”

Ma siamo appena all’inizio del percorso di trasformazione della
società e in molti sono attenti a considerare solo i possibili effetti
sfavorevoli del processo come un futuro imminente in cui migliaia di
posti lavoro verranno cancellati a causa dell’ingresso delle
tecnologie nelle mansioni a basso contenuto cognitivo.
È arrivato allora il momento di andare oltre e fare una riflessione
più profonda con ragionamenti che non ci portano ad opporci al
progresso, ma ad adeguarci al cambiamento, accogliendolo come
un’opportunità. Se da un lato le nuove soluzioni tecnologiche si
sostituiscono ai lavori ripetitivi e logoranti, dall’altro
esse trasformano il mondo del lavoro, riequilibrando l’occupazione con
la nascita di nuove professioni, qualitativamente superiori e con
remunerazioni più alte perché il livello intellettuale richiesto sarà
decisamente maggiore. I robot, ad esempio, non si sostituiranno agli
uomini ma li affiancheranno, come nel caso dei cobot, strumenti
pensati per interagire con le persone svincolandole da attività
pericolose, gravose e ripetitive. Dunque, l’interazione tra l’uomo e
la macchina consente di trarre numerosi vantaggi da ciò che ciascuna
delle parti sa fare meglio. Ma andiamo con ordine.

INDUSTRY 4.0
Con l’introduzione delle politiche per favorire la rivoluzione
industriale pianificata, la cosiddetta “Industry 4.0”, si è
incentivata l’iper-automazione finalizzata al rafforzamento della
competitività della produzione, nell’efficienza operativa, nello
sviluppo di modelli di business innovativi e nell’offerta di servizi e
prodotti completamente nuovi.

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In pratica con l’Industry 4.0 si è puntato alla digital transformation
come leva per creare fabbriche intelligenti.
I dati (BigData) raccolti da diverse fonti come macchine, sensori,
dispositivi e molto altro ancora sono al centro della strategia per
creare “imprese connesse” al fine di sfruttare la potenza
dell’Intelligenza Artificiale (AI) sui BigData. In concreto, con i
dati provenienti dai sistemi di produzione è possibile generare
intuizioni basate sui dati e modelli predittivi per supportare il
management nelle decisioni strategiche.
In questo scenario apparentemente favorevole, il progresso tecnologico
può generare un rovescio della medaglia creando le condizioni per
ampliare i divari di competitività ed agire come motore della
disuguaglianza sociale.

SOCIETY 5.0
È giunto il momento di guardare avanti, andare oltre
l’iper-automazione delle aziende e abbracciare una visione più ampia,
portando la trasformazione digitale fuori dalle organizzazioni
pubbliche e private. Una visione d’insieme che concepisca una società
intelligente, dove in qualsiasi livello sociale, economico,
amministrativo, politico e culturale si adottino nuovi mindset e
modalità operative in linea con il futuro che si manifesta.
Stiamo parlando di un qualcosa molto simile all’approccio della
Industry 4.0, un approdo della rivoluzione digitale aziendale in tutti
gli ambiti della società, che bilanci il progresso economico e
sociale, affinchè si concepisca un nuovo modello di società, una
“società 5.0”.
Questa idea è stata presentata nel marzo 2017 dal primo ministro
giapponese Shinzo Abe in occasione della fiera CeBIT di Hannover, dove
ha delineato la visione del Giappone per “Society 5.0”. Tale idea di
società è stata proposta nel “Quinto piano di base di scienza e
tecnologia” come una società futura alla quale il Giappone dovrebbe
aspirare.
Analogamente alla progressione della rivoluzione industriale
dall’industria 1.0 all’industria 4.0, la Japan business
Federation, KEIDANREN, ha pubblicato un documento che illustra una
simile evoluzione anche nella società. Sebbene le scadenze di tutte le
fasi non coincidano temporalmente con quelle della rivoluzione
industriale, l’analisi rileva come, nel tempo, le rivoluzioni
industriali e sociali stiano convergendo e il salto successivo non può
che essere una naturale unione dei due fenomeni.  Sadayuki Sakakibara,
presidente di KEIDANREN ha descritto il concetto di “Society 5.0″ come
un progetto nazionale “per realizzare un futuro in cui le vite e la
convivenza sociale delle persone siano ottimizzate facendo pieno uso
di tecnologie esponenziali come IoT, Intelligenza Artificiale,
Robotica e BigData “.

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Seguendo la società della caccia (Società 1.0), la società agricola
(Società 2.0), la società industriale (Società 3.0) e la società
dell’informazione (Società 4.0), le politiche di vasta portata della
Società 5.0 propongono una nuova trasformazione dei modi contemporanei
di vita.
Society 5.0, è un’idea sviluppata principalmente in Giappone ed è un
esempio concreto del tentativo di arginare le preoccupazioni umane
sulla pervasività della tecnologia. Oltre a promuovere tecnologie di
facile utilizzo per la vita quotidiana, l’iniziativa cerca di
affrontare le sfide della produttività in una società che invecchia.
Con interfacce uomo-macchina sempre migliori, è possibile aumentare in
modo significativo le nostre capacità. I dispositivi indossabili
(wearable) forniscono ai lavoratori strumenti digitali per operare
nelle fabbriche intelligenti. I tessuti smart portano le funzioni
avanzate nell’ambiente di lavoro e aiutano a proteggere i lavoratori
che invecchiano. I robot controllati dall’uomo (cobot) consentono alle
persone con una forza fisica in declino di lavorare contando sulle
prestazioni della macchina. Migliore è l’integrazione tra uomo e
macchina, più è semplice mantenere attiva, sicura e altamente
produttiva una forza lavoro che invecchia. Sia le aziende che i
responsabili delle politiche nazionali hanno il compito etico e
sociale di favorire l’aggiornamento e la formazione che permetterà
alle persone di effettuare una trasformazione agevole da una
tecnologia all’altra. Upskilling e Reskilling  sono le pietre angolari
di questo importante cambiamento affinchè organizzazioni e persone
possano ottenere il massimo rendimento dalle opportunità offerte dalle
tecnologie esponenziali, piuttosto che subirle ed ignorarne i benefici
e vantaggi.

UN NUOVO UMANESIMO
La società 5.0 porta con sé una nuova concezione ed un nuovo modo di
considerare la natura umana definibile come “Umanesimo Digitale”. Una
visione che professa il recupero della centralità dell’uomo rispetto
alle macchine e alla tecnologia, per avviare una “rinascita” della
cultura, delle relazioni e della moralità. Esso non converte l’essere
umano in una macchina, né investe le macchine del ruolo di “esseri
umani”. L’Umanesimo Digitale riconosce la specificità dell’essere
umano e delle sue capacità, servendosi delle tecnologie digitali per
accrescerle e non per limitarle.
Il nuovo paradigma della società, mira a raggiungere una convergenza
avanzata tra il cyberspazio e lo spazio fisico, consentendo alle
tecnologie come l’Intelligenza Artificiale basata su BigData e Robot,
di eseguire o supportare i lavori che gli umani hanno fatto fino ad ora.
Questo libera gli esseri umani dal lavoro e dalle attività quotidiane
gravose, nelle quali non sono particolarmente bravi e allo stesso
tempo genera un nuovo valore, che favorisce l’ottimizzazione
dell’intero sistema sociale e organizzativo.
Questo è un modello di società centrata su ogni singola persona, con
una moltitudine di servizi e applicazioni che si scambiano dati con il
fine di perseguire il benessere sociale, non un futuro controllato e
monitorato da Intelligenza Artificiale e dai Robot.
Centrare l’obiettivo dell’umanesimo digitale con questi attributi
consentirebbe al mondo intero di progredire con lo sviluppo economico,
risolvendo allo stesso tempo i problemi sociali chiave, oggi ancora
irrisolti.
Alla luce di tutta questa trasformazione, che mette in gioco sia il
capitale umano che quello tecnologico, l’Umanesimo Digitale e la
Società 5.0 raccolgono la sfida di configurare la digitalizzazione in
modo tale che essa possa contribuire all’umanizzazione del mondo
rendendolo un posto migliore caratterizzato da una società centrata
sull’uomo in cui ogni essere vivente possa godere di benessere e
un’alta qualità della vita.