Sistema Siracusa: Amara tira in ballo il procuratore generale di Messina Barbaro. Nella città dello Stretto c’è in atto una guerra tra le due Procure: tentiamo di spiegare il perché?

Sistema Siracusa, Amara tira in ballo il procuratore generale di Messina Barbaro. Che precisa, ‘Rivelazioni insussistenti’

La replica di Barbaro.

«La rivelazione di notizie è palesemente insussistente, come potrà essere comprovato nelle competenti sedi con inoppugnabile produzione documentale, oltre che con la deposizione di tutti i soggetti che a vario titolo si sono occupati del processo. Per tale ragione preannuncio sin da ora adeguate iniziative giudiziarie nei confronti dei responsabili». Lo afferma il procuratore generale di Messina, Vincenzo Barbaro, chiedendo la «pubblicazione integrale di precisazioni» sulle “notizie di stampa diffuse nella serata odierna e concernenti una presunta rivelazione di notizie segrete in favore del dott. Palamara e relative al processo “sistema Siracusà”

“Non posso tuttavia esimermi dal rilevare due strane coincidenze temporali – prosegue la nota del magistrato – il sottoscritto, nella qualità di procuratore generale di Messina, ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza di patteggiamento riguardante il coimputato dell’avvocato Amara, e cioè l’avvocato Calafiore, per inadeguatezza della pena; e proprio domani inizierà a Reggio Calabria un delicato processo in cui lo scrivente è parte offesa di plurimi reati di diffamazione».

L’avvocato di Palamara.

“Dopo tre anni sono stati riesumati elementi di indagine già in parte valutati inattendibili dalla stessa procura. Non ci stupisce nemmeno il periodo in cui questi elementi sono stati valorizzati”, dice l’avvocato Benedetto Marzocchi Buratti, legale di Palamara. “Il mio assistito certo non si aspettava alcuno sconto e non avrà nessuna difficoltà a difendersi da queste nuove accuse”.

E’ questo il commento del difensore dell’ex toga Luca Palamara, dopo l’udienza preliminare di ieri che ha visto la Procura di Perugia contestare una nuova accusa a Palamara, legata a fatti avvenuti anche a Messina.

Fin qui avete letto quanto riportato da alcune testate giornalistiche che, come un congegno ad orologeria, hanno diffuso questa notizia relativa a delle presunte fughe di notizie a favore dell’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara. Che a Messina c’è una guerra in atto, tra la Procura della Repubblica retta dal dott. De Lucia ed il Tribunale da una parte, e la Procura Generale dall’altra, lo si era capito anche leggendo ed ascoltando le esternazioni pubbliche del sostituto procuratore generale Felice Lima. Il Lima, così come il suo capo Barbaro, ha rimproverato al Procuratore De Lucia di non avere eccepito nulla riguardo ad un’istanza di patteggiamento ad un anno di reclusione, accolta dal Tribunale, relativa ad un imputato eccellente, su cui pendevano oltre 30 capi di imputazione, l’avvocato Calafiore. Il Lima ha precisato che ciò equivale alla concessione di poco più di 10 giorni di condanna per ogni capo di imputazione. E dire che il Calafiore, assieme al suo collega Amara, avrebbero distribuito 400 milioni di euro di incarichi e tangenti, anche per conto dell’ENI, comprando in giro per l’Italia giudici e relative sentenze. I destinatari di alcuni di questi incarichi sono un paio di familiari e consanguinei dell’ex Procuratore di Roma Pignatone e di un altro magistrato romano, il Dott. Ielo, che si sono occupati del caso Palamara. Mentre la stessa Procura e lo stesso Tribunale di Messina, ad una signora che ha rubato 4 uova di pasqua hanno inflitto 4 anni di reclusione; mentre un ladro di un’automobile lo hanno condannato a 10 anni di reclusione. Il perché di questa disparità di trattamento, il De Lucia ed il Tribunale di Messina, potrebbero essere chiamati a spiegarlo al Procuratore Generale presso la Cassazione Giovanni Salvi. Tra il 2018 ed il 2019, tra l’altro, il De Lucia è stato indagato a sua volta, ed archiviato a Perugia, per delle sue presunte soffiate a favore di Antonello Montante, l’ex pupillo della presidente dell’ENI ed ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Il falso paladino della legalità, recentemente condannato a 14 anni di reclusione, era solito annotare in un suo archivio segreto, ogni suo incontro. Nel caso di De Lucia ne registra per l’esattezza 24. E non parliamo solo di incontri istituzionali, ma anche di pranzi e cene. Dal canto suo il  De Lucia, mentre era in servizio presso la Procura Nazionale Antimafia, il 13 febbraio 2015, 4 giorni dopo che si è appresa la notizia sul giornale La Repubblica che il Montante era indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, gli manda un messaggio, acquisto agli atti della Procura e del Tribunale di Caltanissetta, in cui gli scrive ‘tieni duro Antonello, passerà, con affetto De Lucia’. Praticamente un magistrato, ai vertici del massimo organo investigativo nazionale che si occupa di reati di mafia, esprimeva solidarietà ed affetto ad un indagato per mafia, che poi verrà arrestato e condannato per altri reati e che è ancora sotto inchiesta per mafia. E c’è di più. Grazie sempre alle annotazioni di Montante e ad una intercettazione, relativa ad un suo colloquio con il capo della security di Confindustria, l’ex poliziotto Di Simone, anche lui condannato adesso a 6 e 4 mesi di reclusione per la sua attività di spionaggio, si apprendeva che il Di Simone si incontrava con il De Lucia, in 3 occasioni direttamente dentro la Procura Nazionale Antimafia, per tentare di carpire notizie riservate riguardanti l’inchiesta per mafia su Montante. Ed anche un colonnello dei Carabinieri, Giuseppe D’Agata, sotto processo a Caltanissetta, perché ritenuto anche lui una spia di Montante, si raccordava sempre con il De Lucia, secondo quanto annotato nei suoi diari, per tentare di avere notizie riservate sulle indagini che lo riguardavano. La Procura di Perugia ha comunque ritenuto che questi non sono elementi validi per sostenere un’accusa, per fuga di notizie, a carico del De Lucia ed ha archiviato il caso. La stessa Procura, secondo quanto riportato ieri da alcuni giornali, ora potrebbe essere chiamata a pronunciarsi su questa presunta ed ennesima fuga di notizie, quella del Procuratore Generale di Messina, a favore dell’ex presidente  dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara. Boh, verrebbe da dire! Cosa sta succedendo a Messina? Tenteremo di capirlo e spiegarlo in una prossima puntata.