Processo Montante. Di Simone, ex capo della security di Confindustria, conferma in udienza: ‘è stato Cicero a chiedermi informazioni riservate sul conto dei vertici dell’ASI di Caltanissetta, Iacuzzo e Cortese’. Cicero, che oggi è il principale accusatore di Montante lo querela

Ad ogni udienza relativa ai due tronconi del processo a carico del cosiddetto ‘sistema Montante’, quello ordinario e l’appello col rito abbreviato, si riaccende un antico scontro. Ci riferiamo al puntuale botta e risposta tra uno dei due principali accusatori di Montante, Alfonso Cicero, l’altro è Marco Venturi, e Salvatore Iacuzzo, che è tra l’altro una delle parti civili nei due dibattimenti in corso. L’ultimo episodio riguarda una dichiarazione di ieri, nel corso di un’udienza del rito abbreviato, dell’imputato Diego Di Simone Perricone, che ha riferito di avere ricevuto dall’ex commissario e presidente dell’IRSAP, Alfonso Cicero, delle richieste di informazioni riservate, sul conto di Salvatore Iacuzzo e Umberto Cortese, che sono stati, rispettivamente, direttore e presidente dell’Area di Sviluppo Industriale di Caltanissetta. Il motivo di tali richieste è, presumibilmente, riconducibile all’attività di spionaggio posta in essere contro le persone che il Montante intendeva colpire con dossier e denunce di vario genere. All’epoca dei fatti in questione,  Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia ed ex delegato nazionale per la legalità, era ancora in buoni rapporti col Cicero ed, assieme a lui, si prodigava a segnalare alle autorità giudiziarie, a torto o a ragione, chiunque intralciava i suoi affari ed anche coloro i quali, più semplicemente, osavano criticare le sue condotte, adesso ritenute penalmente rilevanti. Subito, dopo tali rivelazioni, nell’udienza di ieri, rese dal Di Simone, ex capo della security di Confindustria e, peraltro già contenute in dei verbali di un interrogatorio, reso davanti alle autorità giudiziarie qualche anno fa, l’avvocatessa di Cicero, Annalisa Petitto, ha preannunciato che il suo assistito presenterà una querela in proposito. Come mai il Cicero non ha sporto questa querela in precedenza, non si sa, visto che tali notizie erano già state riferite dal Di Simone, come detto, nel corso di un suo precedente interrogatorio.

Ben altro spessore riveste invece la portata della denuncia per calunnia, presentata da Iacuzzo, nei confronti del Cicero. In questo caso si tratta delle contestazioni relative a quanto riferito dal Cicero, alla Commissione Nazionale Antimafia, sul conto di Iacuzzo, accusato ingiustamente di essere contiguo ad ambienti mafiosi confondendo, più o meno consapevolmente, il suo cognome con quello di un suo omonimo, di un altro Iacuzzo. Il procedimento penale riguardo a quest’altra vicenda è ancora in corso.

A quanto pare, sia il Montante che il Cicero, quando operavano assieme, in questo caso dentro le ASI siciliane, avevano la denuncia facile. Spesso però, si facevano prendere dalla foga, commettendo qualche piccolo errore di valutazione, di cui entrambi potrebbero essere chiamati a risponderne. Per la verità Montante è già stato condannato, in primo grado, a 14 di reclusione, anche per le sue attività di  spionaggio, finalizzate alla sistematica presentazione di denunce calunniose.

Adesso spetta alla Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Adreina Occhipinti, con giudici a latere Giovanbattista Tona ed Alessandra Giunta, decidere le sorti giudiziarie di uomo che aveva creato un sistema di potere, dedito all’occupazione militare di tutti quanti i settori dell’economia, delle pubbliche istituzioni e della politica.