Petrotto mette all’asta un rene per risarcire il procuratore di Messina De Lucia. È stato citato in sede civile per avere riportato, su questo blog italyflash, i sospetti sollevati dall’Antimafia regionale sull’inchiesta Antoci e la notizia delle indagini sul De Lucia, ritenuto la talpa di Montante. Di questo e tanto altro parla Enzo Basso nel suo ultimo libro ‘Giustiziamara’

Leggete da pag.132 a pag. 137 del libro di Enzo Basso, Giustiziamara 2, uscito il 29 aprile 2021, che vi allego alla presente nota. Avrete modo di rendervi conto di come l’attuale Procuratore della Repubblica di Messina, Maurizio De Lucia, ha chiesto, a Salvatore Petrotto,50 mila euro di risarcimento danni in sede civile (la prima udienza del relativo procedimento è fissata presso il Tribunale di Agrigento per il 27 maggio 2021), per dei servizi pubblicati sul blog Italyflash, sul suo presunto depistaggio relativo al caso Antoci, e per avere riportato la notizia riguardante l’inchiesta a suo carico presso il Tribunale di Perugia, perché ritenuto una talpa di Antonello Montante. Purtroppo essendo molto indebitato, il Petrotto è costretto a mettere all’asta un rene per risarcirlo. Così è ridotta la libertà di informazione e di stampa in Italia! In questa preziosa ricostruzione di Basso, relativa allo scandalo che sta scuotendo, da qualche anno, i vertici della Magistratura italiana, non si parla ovviamente solo del caso De Lucia-Petrotto. L’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, per la cronaca, è un insegnante di Italiano e Storia, con un passato anche di giornalista pubblicista, ed è parte civile, assieme ad Enzo Basso, nei due tronconi del processo a carico di Antonello Montante, il finto paladino dell’antimafia col quale avevano rapporti istituzionali e conviviali tutti quanti, compresi molti magistrati ed esponenti di vertice delle forze dell’ordine. Sono stati loro che, assieme ad alcune decine di giornalisti e scrittori, hanno contribuito a far dimenticare chi era realmente Montante, condannato il 10 maggio 2019 a 14 anni di reclusione ed ancora sotto inchiesta per mafia e per una serie interminabile di reati. Nel libro di Basso, dicevamo, c’è dell’altro. Se ci possiamo permettere, forse è più prezioso del libro-intervista ‘Il Sistema’ di Sallusti e di Luca Palamara, che ha il grandioso merito di avere dato un risalto nazionale a delle stranissime storie giudiziarie, di cui Basso aveva iniziato a scrivere qualche decennio addietro. Si tratta di intrecci politico-affaristici e giudiziari, alcuni dei quali risalgono a qualche decennio addietro, altri sono più recenti. Ci riferiamo a delle ormai note vicende di corruzione (chiamiamola per una volta col loro vero nome), che riguardano alcuni magistrati di Siracusa, da dove parte tutto quanto. Di loro si occuperà poi la Procura ed il tribunale di Messina, a seguire il tribunale di Reggio Calabria, e poi quello di Salerno, quello di Trani, di Taranto e poi ancora quelli di Roma, Perugia e Firenze. Se non l’avete capito stiamo parlando del sistema Palamara. Tutto infatti, come detto, parte dalla patria di Archimede. Al centro della scena giudiziaria c’è  un colosso degli idrocarburi,  l’ENI e due suoi avvocati di fiducia, i siracusani Amara e Calafiore, che hanno iniziato, in piccolo, corrompendo il magistrato Longo, già condannato in via definitiva e poi ci hanno preso gusto e, a loro dire, avrebbero fatto shopping di toghe anche in altre numerose sedi giudiziarie.

Recentemente Enzo Basso ha riportato queste, e tante altre storie, che rientrano in unico filone. Grazie sempre all’avvocato Amara, che proprio in questi giorni è sbarcato persino a Milano, stiamo apprendendo inoltre come, un sedicente integerrimo componente del CSM, oggi in pensione, e non solo lui, era a conoscenza di indagini coperte da segreto istruttorio relative al caso Palamara e dintorni. Parola di Amara. È sempre l’avvocato Amara che ci conduce verso Montante, fino ad approdare, come detto, dentro il cuore pulsante del CSM, dove il garante ieri era l’ex capo dell’ANM, Luca Palamara. Oggi non si sa, o si preferisce non saperlo. Già Basso su queste cose ci aveva aperto gli occhi un paio di anni fa. Le aveva scritte e pubblicate nel primo volume di ‘Giustiziamara’, ed in altri due istant book, uno dal titolo ‘Bancarotta’ ed uno dedicato ai Franza. Per farla breve, è stato lui, col suo periodico ‘Centonove’, non a caso fatto chiudere, dopo 25 anni di attività, da alcune ben individuate autorità giudiziarie, a svelare anche in un ormai lontano passato, che comunque sempre ritorna, sotto mentite spoglie, i segreti più arcani che riguardano i rapporti tra politici, esponenti delle forze dell’ordine, magistrati, imprenditori, giornalisti e professionisti di vario genere. Stiamo parlando di intere classi dirigenti dedite a dei continui intrallazzi, dedite anche a pesanti attività di spionaggio e depistaggio investigativo e giudiziario, al fine di perpetrare all’infinito il loro potere.