DISPERATO APPELLO PER SCONGIURARE IL SUICIDIO DI UN INNOCENTE, CADUTO NELLE GRINFIE DELLA MALA GIUSTIZIA

DISPERATO APPELLO PER SCONGIURARE IL SUICIDIO DI UN INNOCENTE, CADUTO NELLE GRINFIE DELLA MALA GIUSTIZIA

Io non vi ho mai chiesto niente. Questa volta vi chiedo di leggere il post perché è questione di vita o di morte.

Ho ricevuto la chiamata di un uomo che ha l’età di mio padre.

Un uomo distrutto, caduto in una profonda depressione che, da alcuni giorni, non vuole uscire di casa. Mi ha detto che non riesce a parlare con nessuno di quello che gli è successo e che ci riesce solo con me.

Un uomo che ha sempre lavorato con utilità e dedizione, è stato arrestato, si è fatto la galera da innocente, poi è stato assolto definitivamente ed è stato riconosciuto vittima di mafia.

Nonostante tutto questo, sua figlia è stata colpita da interdittiva: non può lavorare, non può fare niente. Semplicemente perché è sua figlia, cioè figlia di un uomo innocente!

Mi ha fatto gelare il sangue nelle vene quando mi ha detto che ha pensato di farla finita. Mi si è letteralmente attorcigliato il cuore nel petto.

Non si dà pace, crede di essere la causa della rovina dei suoi figli e che, togliendosi la vita, potrebbe salvare le loro di vite.

Non parliamo di una persona fragile. Parliamo di una persona che è sopravvissuta alla mafia e al carcere. Eppure, di fronte alla follia di un’interdittiva, è caduto nella disperazione più profonda.

Ci si sente così quando gli avvocati non sono in grado di dare risposte, quando i giornali e i politici se ne fregano, quando nessuno ti capisce fino in fondo. Sei assalito da un senso di colpa pari solo all’umiliazione che devi sopportare giorno dopo giorno. Lo Stato ti toglie il lavoro e perseguita le persone a te più care.

Questa non è lotta alla mafia. Questa è istigazione al suicidio! Lo Stato Caino che se la prende contro chi ha il diritto di vivere una vita dignitosa.

Pensando che ci sono tante persone che stanno attraversando questo dramma, ho pensato di rivolgere a loro le stesse parole con cui ho risposto a questo padre addolorato. Lo faccio nella speranza che le mie parole possano essere di conforto e infondere speranza nei vostri cuori.

Lo faccio per sensibilizzare l’opinione pubblica sui reali effetti che certe misure provocano sulla vita delle persone.

Non potete mollare! Il suicidio non è la soluzione! Se non avete più voglia di vivere, pensate ai vostri figli, ai vostri nipoti.

Vi dirò una cosa: io, da figlio, rinuncerei per sempre a fare attività d’impresa piuttosto che privarmi di un solo giorno dell’affetto di mio padre.

La colpa non è vostra. La colpa è dello Stato che usa strumenti barbari per perseguitare i suoi cittadini. La migliore risposta che possiamo dare è continuare a vivere e a lottare in maniera non violenta e, vivendo, troveremo una soluzione. Lo stiamo già facendo.

Non vi potete lasciare sopraffare, dovete reagire e reagire ancora, fino alla fine.

Non ci possiamo permettere altri Rocco Greco!

Costruiremo insieme la strada per uscire da questo vortice mortale delle misure di prevenzione. Andremo fino alla Corte Europea, scenderemo in piazza se sarà necessario. Ma, per fare tutto questo, bisogna essere in forze e non lasciarsi abbattere. I padri devono lottare per i figli e non lasciarsi morire per loro. E i figli la devono smettere di nascondersi o di piangersi addosso, devono uscire le palle a stare a fianco dei padri!

La battaglia per la revisione del sistema delle misure di prevenzione non è una semplice battaglia per la difesa dei diritti o del Diritto. È molto di più: è una battaglia per la salvezza della vita! Non c’è battaglia più nobile di quella per la vita.

Io sono sicuro che la vinceremo.

Nel frattempo resistiamo!

Nel frattempo viviamo!

DI Pietro Cavallotti