La requisitoria sulla “trattativa”

Iniziata in Corte d’Assise d’Appello la requisitoria al processo di secondo grado sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi. I dettagli.

A Palermo, al palazzo di Giustizia, al processo in Corte d’Assise d’Appello sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi del ‘92, è iniziata la requisitoria della Procura Generale. E in tale occasione si è presentato per la prima volta in aula l’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, già condannato in primo grado a 12 anni di carcere. Il sostituto procuratore, Giuseppe Fici, tra l’altro, ha affermato: “Chi ha agito fuori dalle leggi lo ha fatto per salvare un determinato assetto di potere e per tutelare il rapporto con la politica. Lo ha fatto facendo favori ai mafiosi, al di fuori delle corrette dinamiche democratiche. Lo ha fatto anche a costo di calunniare degli innocenti, distruggendo famiglie e seminando dolore. E noi vogliamo sapere perché. Lo dobbiamo a tutti i familiari delle vittime”. E poi ha aggiunto: “C’è qualcuno in quest’aula che, dopo avere letto gli atti su via D’Amelio e sentito le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dubiti dell’esistenza di soggetti che hanno agito nell’ombra? Nessuno, riteniamo noi, dubita dell’esistenza di menti raffinatissime, di ‘pupari’ che hanno agito nell’ombra con evidenti gravi condotte che appaiono non comprensibili e certamente non giustificabili”. E poi Fici ha sottolineato: “Da ciò che è emerso nel corso del lungo dibattimento possiamo ricavare una certezza: qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto funzionare. Ci si riferisce, è bene essere espliciti, a comportamenti opachi e certamente delittuosi da parte di appartenenti allo Stato, di soggetti alcuni dei quali sono rimasti nell’ombra”. Poi Giuseppe Fici ha concluso così: “Un processo penale si basa su fatti provati, e, tuttavia, come non tornare a quello che gridava con toni disperati una moltitudine di cittadini ai funerali di Falcone e Borsellino? Come non ricordare la rabbia esasperata dei colleghi degli agenti di scorta uccisi nelle stragi di Capaci e di via D’Amelio? Avevano intuito qualcosa evidentemente, e avevano persino aggredito il Capo della Polizia Parisi, rischiando che la rabbia travolgesse anche l’allora Capo dello Stato Scalfaro, presente ai funerali”. E l’altro sostituto procuratore generale impegnato nella requisitoria, Sergio Barbiera, si è soffermato soprattutto sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che sono stati ascoltati nel corso del dibattimento. E ha ricordato: “L’escussione di numerosi collaboratori di giustizia ha ulteriormente rafforzato la ricostruzione fattuale e il già di per sè granitico quadro probatorio”. La requisitoria proseguirà il prossimo 31 maggio. Al processo di secondo grado, per minaccia a Corpo politico dello Stato, sono imputati, oltre a Marcello Dell’Utri, gli ex ufficiali dei Carabinieri Mario Mori e Giuseppe De Donno, l’ex capo del Ros, Antonio Subranni, i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, e il pentito Giovanni Brusca. Tutti, tranne Brusca per il quale è stata dichiarata la prescrizione, sono stati già condannati, il 20 aprile del 2018, a pene comprese tra gli 8 anni di reclusione inflitti a Giuseppe De Donno e i 28 anni a Leoluca Bagarella.

 

fonte teleacras angelo ruoppolo