Open Arms, processo a Salvini, nuova udienza con testimonianze della guardia costiera

“Oggi è un giorno troppo importante perché la guardia costiera Italiana testimonierà al processo Open arms. E da questo processo mi aspetto giustizia per tutte le persone che soffrono”. Lo ha detto Oscar Camps, fondatore e portavoce dell’Ong spagnola Open Arms, parlando con i giornalisti fuori dall’aula bunker del carcere Pagliarelli a Palermo dove si celebra l’udienza che vede imputato il senatore Matteo Salvini per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. “Non c’è cosa più importante che salvare le vite, è la cosa più importante che può fare un uomo per un altro uomo – ha proseguito -. E anche Salvini farebbe lo stesso se si trovasse in una situazione di questo tipo”.

Lo scorso ottobre si era tenuta l’ultima udienza a cui aveva presenziato lo stesso Salvini, imputato in quanto all’epoca era ministro dell’Interno. Deve rispondere delle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso della nave dell’ong spagnola, Open Arms, che nell’agosto 2019, dopo avere salvato 147 migranti, rimase in mare per 19 giorni a causa di un divieto di sbarco al porto di Lampedusa. “Difendere i confini, la sicurezza l’onore di un Paese è un dovere, – aveva detto il leader della Lega – andare a processo perché ho fatto il mio dovere è surreale”.

Nessun allarme sicurezza venne lanciato dal viminale alle capitanerie di porto in merito ai migranti soccorsi nell’agosto del 2019 dalla nave della ong Catalana Open Arms. Lo ha detto il capitano Sergio Liardo che ha deposto questa mattina al processo. L’ufficiale ha risposto alle domande del pm Gery Ferrara e ha ricostruito tutte le fasi dei soccorsi: la nave intervenne tre volte, una delle quali in acque libiche, per portare aiuto a tre distinti gruppi di migranti. Liardo ha ricordato le richieste di porto sicuro mandate dalla ong a Malta e all’Italia, il silenzio de La Valletta, il decreto di interdizione delle acque italiane emesso dal governo e poi annullato dal Tar e ha ricordato che la Spagna aveva offerto la possibilità di attracco all’imbarcazione, ma la Ong comunicò che le condizioni meteo e quelle dei profughi non avrebbero consentito un viaggio fino alla penisola iberica. Impossibile anche fare proseguire la nave verso Trapani o Taranto: il mare era forza 4 con onde di 2 metri.

“La Open Arms rifiutò l’offerta di attracco di Malta”. Lo ha detto l’ammiraglio Sergio Liardo, deponendo anche lui al processo. “La nave era carica di naufraghi – ha aggiunto – e sicuramente avevano l’obbligo di cercare di sbarcarli prima possibile. Malta aveva offerto lo sbarco, però, solo a 39 dei migranti soccorsi e la ong aveva rifiutato sostenendo che se avesse fatto scendere solo una parte dei profughi a bordo sarebbe scoppiato il caos”. Il teste ha anche ricordato che alla Open Arms vennero offerti due porti per l’attracco in Spagna, uno ad Algeciras, l’altro alle Baleari. Si trattava di porti distanti giorni di navigazione: “Ma avrebbero potuto chiedere assistenza allo Stato di bandiera, cioè la Spagna”, ha spiegato. Sempre rispondendo alle domande del legale Giulia Bongiorno il teste ha ricordato che nei giorni in cui l’imbarcazione era alla fonda davanti Lampedusa più volte fu autorizzato il cambio di equipaggio, l’arrivo di viveri, la visita dell’armatore e del sindaco di Lampedusa.

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