Vogliamo conoscere la realtà dei fatti sul caso del dottor Gerardo Torre, e sulla questione delle cure domiciliari precoci”

Lettera aperta al Presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno:
“Vogliamo conoscere la realtà dei fatti sul caso del dottor Gerardo Torre,
e sulla questione delle cure domiciliari precoci”
Firenze, 25 gennaio 2022

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alla Capogruppo di Forza Italia al Senato,
Onorevole Anna Maria Bernini
annamaria.bernini@senato.it
al Segretario del Partito Democratico
Dott. Enrico Letta
segretario@partitodemocratico.it
al Presidente del Movimento 5 Stelle
Prof. Giuseppe Conte
info@movimento5stelle.eu
al Presidente di Italia Viva
On. Senatore. Matteo Renzi
matteo.renzi@senato.it
Al Segretario di Fratelli d’Italia
On. Giorgia Meloni
MELONI_G@camera.it
Il dottor Gerardo Torre, Pagani (SA)
Signori,
ci rivolgiamo fra di voi, per primo, al Presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Salerno, Dott. Giovanni
D’Angelo. Leggiamo, sul sito web dell’agenzia informativa La Nuova Bussola Quotidiana, a questo link
https://lanuovabq.it/it/ho-buttato-le-linee-guida-per-curare-ora-lordine-vuole-sospendermi, il seguente articolo, firmato da
Andrea Zambrano, datato 19 gennaio 2022, che riportiamo integralmente. Rimandiamo, per il contenuto dei sotto-link
relativi, alla lettura diretta sul sito web della Bussola, e questo è ovviamente da intendersi anche per gli altri articoli che
citeremo in seguito.
“IL CASO TORRE
«Ho buttato le linee guida per curare: ora l’Ordine vuole sospendermi»
ATTUALITÀ19-01-2022
La Bussola incontra Gerardo Torre, il medico che ha curato, guarendoli, 3700 pazienti covid, ma che ora rischia
una sospensione dell’Ordine per non aver seguito le linee guida, ora bocciate dal Tar: «Ho visitato i miei pazienti e
quelli dei miei colleghi, che poi mi hanno segnalato all’Ordine di Salerno. Quando mi ha convocato il presidente
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pensavo a un riconoscimento, invece….». Il 28 gennaio l’audizione: «Ci saranno anche i pazienti che ho salvato.
Come Silvio, 46 anni, che stava morendo a Brescia: ho mandato un’ambulanza e l’ho preso in carico: è guarito
dopo 28 giorni».
«Sono un soldato che ha curato quanti più pazienti possibile, solo che invece di ricevere una medaglia, mi vogliono
sospendere».
Il dottor Gerardo Torre, 66 anni, medico di famiglia di Pagani detiene un record invidiabile: 3700 pazienti curati da
inizio pandemia, tutti visitati personalmente, tra cui anche il sindaco del paesino del salernitano.
Ma per un diabolico scherzo del destino che in Italia fa sempre rima con burocrazia o ideologia, oggi rischia una
sospensione dalla professione. Torre, infatti, non si è attenuto alla ormai perversa logica della vigilante attesa a
base di Tachipirina ed è diventato uno dei medici più attivi del Comitato per le cure domiciliari (UCDL) dell’avvocato
Grimaldi. Così, quando i pazienti hanno incominciato a chiamarlo, lui ha continuato a curare come niente fosse. E
quando sono arrivati anche i pazienti degli altri medici del territorio, abbandonati a loro volta a causa delle linee
guida del ministro Speranza appena bocciate dal Tar, ecco che è partita l’ira funesta delle cagnette a cui aveva
sottratto l’osso, che lo hanno segnalato all’Ordine di Salerno dove dovrà comparire il 28 gennaio prossimo.
La Bussola lo ha letteralmente rincorso tra una visita («perché io non smetterò mai di curare») e un’intervista tv («è
venuta pure Mediaset») e ha visto che Torre assomiglia tanto a Desmond Doss, il soldato obiettore protagonista de
La battaglia di Hacksaw Ridge, che portò in salvo i suoi commilitoni con abnegazione. Solo che l’obiezione di
coscienza, stavolta, è stata nel rifiutare la logica della vigilante attesa. Mentre per il suo rigore nel rispetto del
giuramento di Ippocrate qualcuno sui muri di Pagani lo ha associato a San Giuseppe Moscati.
Dottore, come sta?
Sono confuso, oggi è stata una giornata campale.
Come sta vivendo questo momento?
Beh, non sono certo contento di avere contro così tanti colleghi solo perché non ho voluto accettare le linee guida
sbagliate che hanno prodotto solo storture.
Al suo attivo ha 3700 pazienti curati, compreso il sindaco Raffaele Maria De Prisco.
E il sottoscritto. Nel frattempo, in questi due anni mi sono ammalato anche io di covid.
Quanti sono morti per covid?
Nessuno. E nessuno è finito all’ospedale.
Come ha curato?
Anzitutto sono sempre andato a casa dei pazienti e poi per diagnosticare una polmonite basta un fonendoscopio.
Mi sono aiutato con terapie flebiche a domicilio e ossigenoterapia con infermieri di supporto.
Anche anziani?
Soprattutto. Anche un novantunenne.
E poi che cosa è successo.
È partito un esposto di alcuni miei colleghi che si sono sentiti offesi perché nel corso di un comizio di piazza ho
richiesto un supporto da parte della medicina territoriale dicendo che se le Medicina territoriale fosse stata
presente avremmo evitato la Medicina ospedaliera.
E loro?
Mi hanno segnalato all’Ordine di Salerno.
È vero?
Tante persone si sono trovate chiuse nelle ambulanze e hanno tirato le cuoia: nelle epidemie deve essere
valorizzata la medicina del territorio, non quella ospedaliera. E io mi vedo come un soldato, che però ha
combattuto da solo.
Ma la segnalazione nel concreto che cosa dice?
Nel corso di un comizio mi sono permesso di dire che un medico che non aiuta un paziente che sta soffrendo ha
un atteggiamento delinquenziale. Non ho detto che è un delinquente, ma ha un atteggiamento delinquenziale.
È una frase comunque forte…
Ma scusi: se io che sono medico e vedo uno che cade da una scala e si procura un’emorragia, chiamo
l’ambulanza e poi me ne vado o resto lì a soccorrerlo cercando di bloccare l’emorragia?
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Che cosa ha fatto quando le è arrivata la segnalazione?
È arrivata una lettera di convocazione, pensavo a un riconoscimento…
Invece…?
Invece mi è venuto un colpo quando mi sono trovato davanti al presidente dell’Ordine di Salerno che mi ha letto
una lettera dei colleghi.
Che diceva?
Che ho manifestato un atteggiamento terapeutico non conforme alle linee guida nazionali.
Ma ora quelle linee guida sono state annullate dal Tar.
Infatti vorrei proprio capire su che cosa si baserà l’accusa, dovrò presentarmi il 28 con un avvocato e un po’ di
gente.
Chi?
Tanti pazienti che sono stati curati mi hanno manifestato sostegno e vogliono essere davanti alla sede con la loro
presenza.
Che cosa le ha detto il sindaco?
Che è con me. È stato un mio paziente, ha fatto 21 giorni di terapia per la polmonite.
Che cosa pensa della gestione della pandemia?
Che se 60mila medici del territorio avessero fatto come me, non avremmo avuto tutti questi morti.
Che dicono in famiglia?
Sono divisi.
Su di lei?
No, su chi mi supporta e chi non riesce a sopportare, giustamente, questa pressione, come mia moglie che è
stanca di questa situazione.
Comprensibile…
Eh… certamente, ma io non posso smettere di curare. Lo farò anche dopo la pensione perché un medico non
abbandona mai il campo di battaglia.
Di 3700 pazienti ce n’è uno che ricorda particolarmente?
Ho mandato a prendere una persona a Brescia che stava morendo.
Come è andata?
Silvio, 46 anni, abbandonato da tutti, 70 di saturazione, ha telefonato alla madre a Pagani: “Mamma, sto morendo”.
I genitori mi contattano e io organizzo il trasporto. È arrivato in ambulanza a Pagani e l’ho messo sotto terapia per
28 giorni.
E oggi?
Guarito completamente. Uno dei tanti che mi supporterà tra dieci giorni”.
Nella nostra veste di partito politico, abbiamo cuore il benessere e la salute delle famiglie d’Italia, e ci è
perfettamente chiaro che, a questo proposito, l’audizione inquisitoria del dottor Torre, che si terrà il 28 gennaio prossimo,
presso la Vostra sede, sarà un evento di importanza capitale. E’ evidente che la circostanza dell’audizione si rivelerà
determinante, ai fini dell’accertamento della verità, circa la versione governativa della vicenda covidica, in relazione a
quale effettivamente fosse, fin dall’inizio, il protocollo adeguato a curare l’infezione virale in argomento.
E’ infatti già manifesto a tutti, da lunga pezza, che il noto protocollo governativo di “paracetamolo e vigile attesa”,
assegnato dal Ministro della Salute Roberto Speranza, si pone in approccio concettualmente antitetico alle modalità di
“cure precoci domiciliari” applicate in diversi contesti, fra i quali il Comitato per le cure domiciliari (UCDL) al quale il dottor
Torre è associato, e secondo le cui indicazioni afferma di aver operato. Noi siamo semplicemente interessati a che si
chiarisca, una volta per tutte, qual è il protocollo valido, e se, fra i due, ve ne è uno non valido, che evidentemente questo
venga abolito senza indugio.
Da parte nostra abbiamo ovviamente raccolto informazioni, che non pretendiamo essere certe, ma anzi sottoponiamo
doverosamente alla Sua verifica. Ci riferiamo alla sequenza di articoli sui primi tempi della vicenda pandemica, che la
predetta agenzia informativa aveva a suo tempo realizzato e raccolto in un dossier, consultabile al seguente
link: https://lanuovabq.it/it/covid-at-home.
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Fra i vari articoli, Le attenzioniamo per primo quello leggibile al seguente link: https://lanuovabq.it/it/il-covid-si-cura-e-sicura-a-casa-svuotate-gli-ospedali, a firma di Andrea Zambrano e datato 29 ottobre 2020, che citiamo anch’esso
integralmente:
“In maggio conquistò la copertina del Time per la cura domiciliare del covid. Oggi il dottor Luigi Cavanna
dell’ospedale di Piacenza è in prima linea per dire che «dobbiamo svuotare gli ospedali». «Prima capiamo che il
coronavirus va curato a domicilio, prima risolveremo questa pandemia. La risposta ospedalo-centrica è sbagliata».
La Bussola intervista l’oncoematologo: «I malati abbandonati chiamano il Pronto soccorso e gli ospedali si
riempiono. È l’errore da evitare». I 5 stadi del covid e fin dove può spingersi il medico a casa. «Oggi si ricovera per
polmoniti lievi, ma fino a livello tre si può gestire nelle abitazioni. Il governo ripensi l’assistenza sul territorio subito
se non vuole trovarsi a curare nelle chiese».
«Il covid si cura e si cura a casa. Il governo deospedalizzi i ricoverati, la situazione è critica perché si stanno
riempiendo i reparti senza criterio e senza considerare che le stesse cure le possono ricevere a casa». Il dottor
Luigi Cavanna, primario di oncoematologia all’ospedale di Piacenza fino a pochi giorni fa era un eroe. La copertina
che gli aveva dedicato a maggio il Time per le sue cure domiciliari ai malati di covid lo proiettava nell’alveo dei
“medici esemplari”. Ma è bastato che ricevesse le attenzioni stizzite del professor Burioni per essere coinvolto nelle
stucchevoli polemiche tra scienziati. Ma Cavanna non è mai cambiato: ha continuato a fare quello che faceva dal
21 febbraio, da quando, come dirà in questa intervista alla Bussola «il covid ci ha sconvolto la vita». Ed è a
Piacenza che la Bussola lo ha incontrato, col camice bianco e le chiavi della macchina pronte per partire da un
nuovo malato. Rigorosamente a casa.
Professore, si è fatto un’idea della polemica con Burioni?
Ma la polemica l’ha ingaggiata lui, non io. E comunque io non ho problemi, sono al mio posto a curare il covid,
come sempre.
Perché ce l’aveva con lei?
Senta, io faccio l’oncologo e Burioni è fuori dal mio ambito di comunità scientifica.
Eppure, si è lamentato per l’uso della idrossiclorochina perché lei non avrebbe – dice lui – mai pubblicato nulla.
Sciocchezze. Nessuno ha pubblicato ancora nulla. La comunità scientifica ha bisogno di tempi lunghi, di verifiche,
di follow up, di comparazioni. E noi stiamo parlando di un virus che qui in Occidente non ha neanche un anno di
vita.
E quindi quello che si dice del covid a livello scientifico?
Il 21 febbraio ci è arrivata in testa una condizione mai conosciuta prima, che ci ha stravolto la vita. Quindi applicare
una metodologia di risposta ordinaria a una cosa straordinaria è assurdo e sbagliato dal punto di vista medico. Ma
mi faccia dire una cosa sulle mie pubblicazioni scientifiche.
Prego.
Nella mia vita professionale e lavorando non a Houston, ma a Piacenza, sono riuscito a produrre più di 250 lavori
scientifici censiti. Ma per il covid ho scelto un’altra strada, più diretta e concreta utilizzando i media generalisti.
Per dire cosa?
Che più velocemente ci rendiamo conto che il covid va curato a domicilio, prima risolveremo questa pandemia.
Veniamo allora alla sostanza.
Primo: il covid è una malattia infettiva che provoca come complicanza la polmonite. Più precocemente viene
curata, più si hanno risultati buoni e meno le persone peggiorano e questo lo abbiamo toccato con mano.
Lapalissiano…
Non per tutti. In tv sento parlare di pronto soccorso e reparti che scoppiano.
I dati che ci forniscono sembrano quelli…
Ma se di fronte a una malattia virale dai una risposta ospedalo-centrica sbagli tutto. Noi ce ne siamo accorti.
Quando?
Già ai primi di marzo ci siamo resi conto che in ospedale arrivavano centinaia di malati e questi erano tutti – e dico
tutti – con una storia di tosse, febbre e mancanza di fiato che durava da giorni. La gente era a casa, non guariva e
poi ad un certo punto non resisteva più e andava al Pronto Soccorso disperata. Così veniva ricoverata, intubata e
poteva capitare che morisse.
È la storia di marzo e aprile.
Da lì per noi è scattato l’uovo di Colombo. Ci siamo chiesti: ma queste persone quando sono in ospedale che cura
ricevono? Somministravamo inizialmente antivirale e idrossiclorochina mattina e sera, tre pastiglie e ci siamo detti:
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ma se noi queste pastiglie le diamo 15 giorni prima può cambiare qualcosa? Possono non intasare gli ospedali?
Se portiamo queste cure a casa non è meglio? Così siamo partiti con una squadra.
Somministrazione precoce alla comparsa dei primi sintomi?
Fon-da-men-ta-le! I cinesi dicono che se gli antivirali sono somministrati precocemente molto facilmente non si
innesca quel processo infiammatorio che si chiama “tempesta citochinica”. Abbiamo visto che se si interviene
precocemente si blocca la risposta iper-immunitaria e i polmoni non vengono devastati. E quando poi abbiamo
scoperto i benefici dell’eparina abbiamo chiuso il cerchio.
Arrivati nelle case?
Abbiamo cominciato ad andare nelle abitazioni a Piacenza con una metodica approvata: un medico e un’infermiera
con un ecografo e il tampone: fatta la diagnosi di covid lasciavamo un saturimetro e i farmaci. In questo modo
abbiamo curato tante persone con una risposta favorevole. Dopo 15 giorni, abbiamo rafforzato le equipe e siamo
arrivati a sette su tutto il territorio di Piacenza.
Quanti pazienti avete raggiunto?
300.
E quanti morti?
Zero.
Zero?
Sì, stiamo monitorando il follow up dei 30 e 60 giorni per la pubblicazione scientifica, ma il risultato è quello.
Ha parlato dell’idrossiclorochina. A che punto è il blocco?
Ho visto che Panorama ha promosso una raccolta di firme, sono già 8000, di medici che chiedono all’AIFA di
rivedere le proprie posizioni.
Quanto è importante la clorochina nella cura del covid?
Moltissimo perché ha anche una proprietà immunomodulante oltre che antinfiammatoria. Il nostro organismo
reagisce al coronavirus provocando più anticorpi e questo crea la tempesta di cui parlavo prima ed è quella che
porta all’aggravarsi della malattia, la clorochina aiuta a regolare la risposta autoimmunitaria del nostro corpo.
Perché allora l’hanno bloccata?
Sulla base di uno studio che si riferiva a complicanze da sovradosaggio, ma qualunque farmaco sovradosato è un
veleno. Lo dice la parola stessa. Il nostro dosaggio non ha mai portato a complicanze.
È vero che il virus è più debole?
E’ verosimile, ma questo lo devo dire sottovoce perché non abbiamo ancora le prove. Però è un’evidenza che
condividiamo tra medici e soprattutto tra radiologi. Quello che mi sento di dire è che oggi abbiamo una forma di
covid che se curata in tempo con cortisone e antibiotico si guarisce.
Ecco, veniamo alle cure. Perché l’antibiotico se si tratta di un virus?
Anzitutto per evitare le conseguenze di sovra infezioni batteriche, ma anche per un altro motivo.
Quale?
Noi somministriamo azitromicina, che è un antibiotico con azione antivirale.
Veniamo alla domanda di questi giorni. Perché si arriva in ospedale?
Perché manca una linea guida a livello centrale che dica: se il malato ha febbre fino a 38 chi lo va a visitare a
casa? Nella nostra realtà ci vanno le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), ma non è così in tutt’Italia. I
medici di base non hanno protocolli dato che cambiano tutti i giorni. Allora i malati chiamano il Pronto soccorso. È
questo l’errore da evitare. Lo ripeto: bisogna curarli a casa. Andando al Pronto Soccorso sa che succede?
Cosa?
Che vengono ricoverati mentre non andranno in ospedale quelli che hanno il cancro o l’infarto o l’ictus con gravi
ripercussioni su una fetta di patologia umana.
Quanti malati avete in ospedale a Piacenza?
Pochi, comunque gestibili perché cerchiamo di evitare che arrivino nei nostri reparti, non ce ne sono tanti. Il nostro
Pronto Soccorso nello scorso fine settimana non ha ricevuto malati, è la fortuna di lavorare sul territorio.
Per curare a casa però ci vorrebbe un protocollo che non c’è.
Non è vero. I decisori al governo devono smetterla di continuare a parlare di terapie intensive, devono cominciare
a dire “curiamoli a casa” altrimenti dovremo riempire le chiese per curarli.
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Come si fa a capire se uno può essere curato a casa?
I cinesi hanno codificato cinque stadi. Il primo è quello di della forma asintomatica o paucisintomatica chiamata
Mild (blanda).
Cura?
Nessuna.
Il secondo stadio?
Polmonite semplice. Qui si interviene con idrossiclorochina, quando finalmente tornerà possibile e spero presto. In
più azitromicina e cortisone, che può essere desametasone o prednisone.
Niente ossigeno?
No. Quello è previsto col terzo stadio, che è la polmonite di moderata gravità.
E si va in ospedale?
No! Ossigeno a domicilio, è sufficiente avere un care giver che si prenda cura del malato a casa. Solo col IV e V
stadio, rispettivamente forma severa e quella di pre-collasso, allora si va in ospedale. Come vede la diagnosi
medica è fondamentale, non stiamo parlando di automedicazione.
Quindi lei cura a domicilio fino al terzo stadio?
Sì.
E oggi in Italia a che stadio di arriva in ospedale?
Già al secondo stadio. Capisce perché così non si può continuare? In ospedale arrivano malati che possono e
devono essere curati a casa. Bisogna invertire immediatamente la tendenza e domiciliare il più possibile il malato.
Che cosa ha detto la comunità scientifica della vostra terapia domiciliare?
I dati devono ancora essere pubblicati, ma posso solo dire che nel mio ambito, l’AIOM, l’associazione italiana di
oncologia medica, mi premierà per aver fatto questa attività. È un premio che mi fa onore, alla memoria di un
grande oncologo, Dino Amadori uno dei padri dell’oncologia italiana.
Come si giustifica questo incremento di contagi?
Fisiologico, è la stagione.
Non c’entrano i nostri comportamenti di quest’estate?
No.
Perché?
Perché i tempi di incubazione sono di massimo 15 giorni, deve essere stata un’estate molto lunga se i contatti di
luglio e agosto si manifestano adesso, non trova?”
Il punto focale della questione è dove si dice che “Cavanna… ha continuato a fare quello che faceva dal 21 febbraio
(2020, NdR) da quando, come dirà in questa intervista alla Bussola «il covid ci ha sconvolto la vita»”. In pratica, quello
che il dottor Cavanna faceva, ripetiamo, fin dall’inizio della vicenda pandemica, era di applicare, a suo dire con successo,
protocolli di cure domiciliari precoci. Andiamo ora a vedere la situazione a distanza di un anno dalle prime mosse di
Cavanna, riportando integralmente questo successivo articolo della Bussola https://lanuovabq.it/it/ci-risiamo-ricoveri-increscita-perche-non-si-cura-subito, ancora a firma di Andrea Zambrano, datato 27 febbraio 2021:
«I nostri colleghi di Brescia lo dicono da giorni: i ricoveri aumentano perché la gente non viene curata subito. Ho
scritto a Sileri per cambiare i protocolli di cura. Da criminali puntare sull’attesa con Tachipirina». Il dottor
Mangiagalli, della rete dei medici in prima linea, torna a chiedere la revisione dei protocolli terapeutici domiciliari:
«Si sta ripetendo il film dello scorso anno. E in molti ormai non chiamano neanche più il medico perché sanno che
non verranno visitati».
È un film già visto. Aumentano i ricoveri negli ospedali e si rimette in moto la macchina dei lockdown, che per la
verità non si è mai arrestata. Ma con i dati che arrivano dalla provincia di Brescia, dove stanno aumentando in
maniera esponenziale i pazienti in corsia e in terapia intensiva sta tornando la paura di un’imminente chiusura
generalizzata. Il problema è capire perché sono aumentati i casi di pazienti che necessitano di cure in ospedale.
Non perché il virus sta intensificando la sua virulenza, siamo solo di fronte al nuovo piccolo (intendasi picco, NdR)
epidemico stagionale, nello stesso periodo dello scorso anno, ma per il semplice motivo che i pazienti oggi in
corsia sono i malati che non sono stati trattati adeguatamente a casa ieri nei primissimi giorni.
Sotto accusa sono ancora loro: gli insufficienti protocolli di intervento, a base di solo paracetamolo nei primi giorni
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di vigile attesa, quelli che dovrebbero essere decisivi per aggredire il virus e che invece trascorrono esattamente
come lo scorso anno. Con armi spuntate.
Lo spiega bene, quasi lanciando un grido accorato ai colleghi, il dottor Andrea Mangiagalli (in foto), che dal suo
ambulatorio di Pioltello ha creato la chat dei medici in prima linea che in questi mesi è diventata un presidio
indispensabile per affrontare il tema della cura del covid fuori dai canali insufficienti delle strutture. In questa
intervista alla Bussola ribadisce: «I ricoveri sono figli di questo modus operandi. Bisogna intervenire subito e
invertire la rotta prima che sia tardi».
Dottore, potremmo chiamarle le vittime della vigile attesa?
Sì. Il caso di Brescia è chiaro. I nostri colleghi ci stanno dicendo che ci sono già moltissimi casi di ricoveri, ma non
si vuole capire che quando i medici sul territorio impattano con la patologia non vengono considerati. Tutti noi
sappiamo da giorni che era in corso un aumento dei casi, ma il problema è che ora che lo segnaliamo, facciamo il
tampone e dalla Regione le decisioni arrivano al Governo, se tutto va bene passano dieci giorni.
E in questi giorni il paziente peggiora…
Perché non viene curato adeguatamente. Ognuno di noi ha mediamente dieci malati in più. Io a Pioltello ho avuto
cinque nuovi pazienti sintomatici di colpo. Moltiplicate per 7000, che è il numero dei medici di base in Lombardia e
fate le vostre proporzioni.
Tra questi non tutti sono gravi, però…
Ma certo, però il problema è sempre quello: se non intervieni con una cura immediata per aggredire il virus, in 10
giorni è chiaro che l’epidemia poi ti scappa dalle mani. Se non dai linee guida efficaci, in mezzo ai pazienti giovani,
aumentano anche quelli problematici. È come se non ti accorgessi che il polpastrello si sta scottando.
Che cosa chiedete?
L’ho scritto anche stamattina al viceministro Paolo Sileri, col quale sono entrato in contatto: attivare un protocollo di
cura immediato ed efficace, con la vigile attesa a base di paracetamolo facciamo solo danni.
Che cosa le ha risposto?
Quando mi risponderà, e se mi risponderà le farò sapere. Un’altra cosa da fare è quella di iniziare una profilassi
immediata almeno per l’aspetto trombotico della malattia. Possiamo metterci d’accordo sui farmaci di primo
intervento, possiamo anche fare finta che l’idrossiclorochina non esista, ma una risposta in questo senso va data.
Eppure, il dottor Giorgio Palù dell’Aifa ci ha risposto che per il Ministero della salute «ci sono altre priorità».
Ho visto. È gravissimo, se fosse vero che ci sono altre priorità, ad esempio il vaccino, dovremmo metterci a
vaccinare anche di notte, senza turni, senza soste, mettere in campo una strategia vaccinale massiccia. Ma ripeto,
il problema non sono le altre priorità.
Qual è, allora?
Che la vaccinazione non decolla, i numeri aumentano e non si vuole mettere al centro l’aspetto della cura precoce.
È la tempesta perfetta.
A questo aggiungiamo le varianti.
Le varianti impattano sui vaccini, ma non sulla terapia. Sono i vaccini che rischiano di resistere alle varianti, le cure
no, sono in grado di coprire anche le varianti.
Sta dicendo che si sta puntando troppo sui vaccini?
Troppo e male. È come puntare al casinò il 100% sul 2. Se non esce il 2 hai perso tutto e non hai un piano bis.
Che cosa bisognava fare?
Da medico che da un anno cura sul territorio dico che bisognava mantenere il controllo dell’epidemia e
contemporaneamente andare avanti col vaccino. Così al tavolo manca una gamba e non sta in piedi.
Tavolo?
Per combattere il covid ci sono quattro pilastri: prevenzione (il distanziamento), le cure, i ricoveri ospedalieri e il
vaccino. Se non si investe sulle cure viene meno una gamba e il tavolo non sta in piedi.
C’è gente a casa che in questo momento è mal curata?
Sì, arriviamo ad intercettare pazienti che ci contattano dopo giorni di attesa dannosa. Stiamo vedendo una storia
che si ripete. Ci sono quelli che sottovalutano, ma anche tanti che non trovano risposte e alla fine per
esasperazione vanno in ospedale.
Voi medici nel frattempo continuate a curare come sempre?
Sì, ma è chiaro che se la gente non viene curata poi diventano troppi anche per noi.
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C’è un problema di cure, ma anche di visite a domicilio?
Assolutamente sì.
Eppure, ormai tutti fanno il tampone e hanno a casa il saturimetro.
Ci si sta affidando troppo a tampone e saturimetro, che sono però strumenti diagnostici, non sono diagnosi. La
diagnosi la fa il medico e deve visitare per escludere patologie respiratorie. Non basta il telefono. Stiamo andando
incontro a un grosso problema di salute pubblica: la gente a casa ormai è ignara di tutto, non chiama nemmeno più
il medico perché sa che non ti visiterebbe comunque.
E torniamo sempre lì: alla Tachipirina…
Dire a uno di aspettare e prendere solo il paracetamolo è criminale”.
Pare quindi confermarsi appieno la situazione descritta in precedenza. Andiamo ora a vedere la situazione a quasi ancora
un altro anno di distanza, cioè al tempo di oggi. Stavolta citiamo questo articolo della “Bussola” https://lanuovabq.it/it/tarcontro-il-governo-riabilitate-le-cure-domiciliari, a firma del dott. Paolo Gulisano, in data 17 gennaio 2022:
“L’annullamento da parte del TAR della circolare ministeriale che imponeva ai medici di base “tachipirina e vigile
attesa” è di grande importanza perché si riconosce finalmente ai medici di poter utilizzare tutte le possibilità
terapeutiche offerte dalla Farmacologia. Ma c’è anche l’indignazione di tante famiglie che hanno perso i loro cari
per quello che è corretto definire abbandono terapeutico.
La notizia che la Sezione Quater del Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da alcuni medici di medicina
generale e medici specialisti contro il Ministero della Salute, al fine di ottenere l’annullamento della circolare
ministeriale relativa alle Gestione dei pazienti Covid-19, ha subito suscitato diverse reazioni. La prima è stata di
soddisfazione, perché finalmente viene riconosciuta ai medici che agiscono secondo scienza e coscienza (una
minoranza, ma ci sono) di potere finalmente utilizzare tutte le possibilità terapeutiche offerte dalla Farmacologia. La
seconda è stata di speranza e fiducia, perché significa che in Italia esiste ancora uno Stato di Diritto, benché sotto
attacco e sottoposto a limitazioni.
Ma la terza reazione è stata di rabbia: la rabbia di tante famiglie che hanno perso i loro cari in quanto non curati, in
quanto lasciati in uno stato di abbandono terapeutico, giorni e giorni a tachipirina, in attesa che si scatenasse la
tempesta citochinica, in attesa di finire in ospedale in condizioni gravissime, molto spesso difficilmente recuperabili.
Una rabbia giustificata, ma che da oggi si deve trasformare in indignazione, in richiesta di giustizia.
La sentenza del TAR annulla ufficialmente la circolare del Ministero aggiornata al 26 aprile 2021, poiché le
disposizioni dell’Aifa e del ministero impediscono il lavoro del medico e l’utilizzo di terapie alternative. Infatti la
paternità della circolare è sì da attribuire al Ministro Speranza, che in un Paese civile andrebbe ora
immediatamente dimissionato, ma anche all’Aifa, che fornì al Ministro le indicazioni per elaborare la vergognosa
circolare ministeriale che imponeva ai medici di somministrare ai malati il solo paracetamolo e restare poi in
“attesa”. Migliaia di pazienti poi hanno subito questa attesa in una modalità che è perfino andata oltre – in senso
peggiorativo – alle indicazioni ministeriali. Per “vigile attesa” infatti il Ministero intendeva un “costante monitoraggio
dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente”. Ovvero, si intendeva che il paziente fosse visitato, e
non solo per telefono.
Chi ha beneficiato di una visita medica? Chi si è visto auscultare il torace, prendere la pressione, controllare i
parametri vitali? Molto pochi. Da questo punto di vista, molti medici di base che hanno interpretato la circolare
come una forma di dispensa dai propri doveri, con il loro comportamento si sono posti in contrasto con l’attività
professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale.
Una deontologia che ora dovrà essere rispettata, non solo nei confronti dei pazienti, ma anche dei colleghi. Ci sono
stati e purtroppo ci sono ancora dei medici, un tempo detti della mutua, un termine che calza loro perfettamente,
che si sono divertiti ad insultare, ad offendere, ad attaccare sulla Rete quei colleghi impegnati con tutte le loro
forze nel curare gli ammalati attraverso le cure domiciliari. Ora non potranno più vomitare il loro odio su Facebook,
perché giustamente potranno essere sanzionati per il reato di diffamazione. I giudici del Tar hanno sentenziato
“l’onere imprescindibile” dei medici di agire secondo scienza e coscienza” secondo la propria professionalità e
titolo specifico acquisito.
Questa sentenza del TAR rappresenta, come dicevamo, un atto di riparazione nei confronti della Medicina e anche
del Diritto. È stato ritenuto che il contenuto della sciagurata circolare ministeriale si ponesse in contrasto con
l’attività professionale dei medici. Un vero e proprio ostacolo, un impedimento all’opera di chi cercava di salvare
vite umane. È stato osservato che le “linee guida” della circolare, come ammesso dalla stessa difesa del Ministero
della Salute, “costituiscono mere esimenti in favore del medico in caso di eventi sfavorevoli riguardanti il paziente”.
In parole più semplici: sono una copertura legale nei confronti dei medici di base. Attieniti a questi protocolli, e non
potrai essere giudicato in caso di danni o di morte del paziente.
25/01/22, 10:19 Gmail – Popolo della Famiglia Firenze – Lettera aperta al Presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno: “Vogliamo conoscere la realtà dei fatti sul c…
https://mail.google.com/mail/u/1/?ik=913c1fc574&view=pt&search=all&permmsgid=msg-a%3Ar-674480626291207404&simpl=msg-a%3Ar-674480626291207404 10/14
Una orribile pagina della cosiddetta “medicina difensiva”. Un atteggiamento a dir poco pilatesco, assolutamente
indifferente alla sorte del paziente. Una posizione di basso leguleismo, dimentico che è onore e onere
imprescindibile di ogni sanitario agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito
della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito.
La prescrizione dell’AIFA, come mutuata dal Ministero della Salute – osservano i giudici del TAR – «contrasta con
la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale, imponendo, anzi impedendo l’utilizzo
di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia COVID 19 come
avviene per ogni attività terapeutica”. Una vera e propria aberrazione legale ed etica, a cui ora è stata messa la
parola fine. Ed ora i medici di base non hanno più alcun alibi: curate questa malattia e mettiamo fine all’epidemia”.
Quindi, ci pare che le suddette esperienze passate, ben si leghino con il caso Torre. A questo punto la comprensione
dell’intera vicenda pandemica – per altre fonti prospettata come misteriosa e indecifrabile – risulterebbe invece piuttosto
chiara, una volta verificata la veridicità delle affermazioni dei medici sopra citati, circa l’effettiva avvenuta guarigione dei
loro pazienti, tramite protocolli di cure precoci domiciliari. A oggi, par di capire che c’era chi si era reso conto dell’efficacia
delle cure precoci domiciliari fin dalle prime fasi della vicenda covidica, aveva lanciato allarmi documentati e trasmesso
alle Istituzioni proposte di intervento ragionevoli e argomentate, restando però purtroppo inascoltato.
Parimenti, nel caso Torre, sembrerebbe che l’accertamento della sostanza della questione non debba essere troppo
complesso: per avere un quadro realistico della situazione, in buona sostanza dovrebbe bastare il controllo delle cartelle
cliniche dei 3.700 pazienti seguiti da Torre, e ascoltarne le testimonianze – se non di tutti, almeno di alcuni. Se dalla
suddetta verifica dovesse risultare che il dott. Torre, ha mentito, egli andrà severamente sanzionato.
Se invece risultasse che egli ha detto il vero, e che lo stesso ugualmente emergesse per i colleghi Cavanna, Mangiagalli
e Gulisano, e che operando “in scienza e coscienza”, il dottor Torre ha effettivamente salvato molte vite, il quadro
cambierebbe radicalmente. In tale eventualità, cosa pensare, circa la reale consistenza del protocollo di “paracetamolo e
vigile attesa”, e del suo mandatario, il Ministro della Salute Roberto Speranza? Cosa pensare di quei medici che hanno
denunciato il dottor Torre all’Ordine da Lei presieduto, perché egli si era preso carico dei loro pazienti, che, evidentemente
in precedenza rifiutati, nel bisogno, si erano rivolti a lui? Cosa pensare delle rilevantissime responsabilità giudiziarie civili
e penali – oltreché politiche, ma in prima istanza, morali – che, in tal caso, emergerebbero in modo clamoroso, a carico di
taluni medici e delle Istituzioni?
In effetti, è già palese che l’audizione del dottor Torre presso l’Ordine da Lei presieduto appare un tassello importante, ma
non certamente l’unico, del quadro che si va componendo. Infatti l’avvocato Erich Grimaldi, fondatore del già citato
Comitato per le Terapie domiciliari, ha affermato che
“Andrà avanti l’esposto penale alle procure di Bergamo e Roma”.
Così leggiamo infatti nell’articolo a questo link https://lanuovabq.it/it/pazienti-abbandonati-e-medici-condizionati-tantipotevano-salvarsi, ancora sulla Bussola, a firma di Andrea Zambrano, in data 18 gennaio 2022. Lo riportiamo
integralmente, perché riferisce altri dettagli molto interessanti:
“Dietro la sentenza del Tar che annulla la circolare del Ministero sulla vigilante attesa, c’è Erich Grimaldi, avvocato
fondatore del Comitato per le Terapie domiciliari. Che alla Bussola accusa Speranza, ma non solo: «Responsabili
anche Aifa e sindacati dei medici. Con l’indicazione della vigile attesa i medici sono stati condizionati, per evitare
guai, nella loro libertà di cura. Così molti pazienti che potevano salvarsi sono stati abbandonati». Negligenza o
malafede? «Di sicuro il sistema di cura territoriale è stato paralizzato e quello ospedaliero è collassato».
«Non solo Speranza. La vigile attesa è stata avallata dal sindacato dei medici e dall’Aifa. Senza la vigile attesa
avremmo avuto molti meno morti».
Il giorno dopo la sentenza del Tar del Lazio, che annulla la circolare del Ministero della Salute del 26 aprile 2021
sulla gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars CoV2, per Erich Grimaldi non è il tempo dell’esultanza,
ma dell’azione: l’attività dell’associazione UCDL, nata proprio nel giorno dell’emanazione delle linee guida a
sostegno del Comitato per le cure domiciliari prosegue con una marcata «azione politica» che parte anzitutto dal
fatto che questo è «diventato un movimento a tutti gli effetti».
Ma dietro c’è anche la revisione delle linee guida tenendo conto delle indicazioni del Senato. «Indicazioni
colpevolmente disattese da Speranza», rimarca alla Bussola Grimaldi, vero padre del successo al Tar (con lui la
collega Valentina Piraino del Foro di Roma) che sancisce per la prima volta che, sulla gestione di un aspetto
decisivo della pandemia, il Governo di Draghi e prim’ancora di Conte hanno sbagliato sotto l’aspetto delle cure.
Grimaldi, ora tutti se la prendono con Speranza…
Resta il responsabile numero uno, ma tutto quello che è fatto dal Ministero è stato avallato dai sindacati tra cui
anche la FIMMG con Silvestro Scotti che ha sottoscritto le annullate linee guida, confermando l’atteggiamento
attendistico. Oggi mi fa ridere Anelli (Filippo, presidente della Federazione Nazionale Ordini dei Medici ndr), che
25/01/22, 10:19 Gmail – Popolo della Famiglia Firenze – Lettera aperta al Presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno: “Vogliamo conoscere la realtà dei fatti sul c…
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minimizza la sentenza dicendo che la libertà prescrittiva dei medici non è mai venuta meno.
E invece?
E invece i medici sono stati impediti nello svolgimento di una cura domiciliare proprio perché anche i sindacati in
quota governativa hanno contrastato il concetto di cura domiciliare precoce, limitandosi alla vigilante attesa, con i
danni che abbiamo visto. Chiunque può constatarlo.
La notizia è di oggi: un medico di Salerno ha curato 3000 pazienti andando a visitarli personalmente a casa.
Nessuno è morto, ma ora subirà un procedimento dell’Ordine della sua città per aver trasgredito la circolare
ministeriale. Rischia la sospensione.
Non mi dice nulla di nuovo: il medico fa parte del nostro comitato, tantissimi curati da lui sono insorti. Se abbiamo
ordini che si schierano contro questa esperienza di fatto non cambierà niente perché non daranno indicazioni agli
iscritti. Se poi si mettono a fare la guerra a chi cura personalmente, allora…
Anche Aifa, però, è stata latente…
Altroché. Così come il Cts, cui Speranza ha demandato la paternità della circolare. Ma non è vero: è stata
licenziata dal Dipartimento di prevenzione che è in capo a lui.
Perché è importante questa sentenza?
Perché il Tar ha stabilito che non puoi condizionare i medici di medicina generale dando linee guida così stringenti
dove sono più le indicazioni delle cose da non fare rispetto a quella da fare. No antibiotico, no cortisone, no
eparina. È il medico che decide quando e come questi farmaci devono entrare in campo. Queste sono state le
premesse per decretare un vero e proprio abbandono terapeutico.
Non è un po’ esagerato?
Affatto. Di fronte alle linee il medico aveva due strade: o discostarsene e intervenire, col rischio di finire sotto
procedimento come il caso che avete appena citato, o attenersi alla vigilante attesa anche in presenza di sintomi.
…E la Tachipirina…
Non è tanto il problema del paracetamolo, che pur riduce le scorte di glutatione, come emerso da numerose
pubblicazioni, ma il fatto che si è scelto di attendere quando invece tutti i medici che non hanno mai smesso di
curare dicevano che bisogna fare l’opposto, cioè intervenire decisamente con farmaci in grado di fermare
l’infiammazione sul nascere.
Quali?
Questo sta alla valutazione in scienza e coscienza del medico.
Quindi i medici, in sostanza, hanno sposato la vigilante attesa per evitare guai?
Esattamente.
Il Ministero ha detto che si opporrà alla sentenza.
Non mi preoccupa. Lo diffiderò tenendo presente l’ordine del giorno approvato in Senato.
Che cosa hanno detto i medici del comitato?
Che finalmente un giudice ha riconosciuto la bontà del loro operato, ma la vera notizia è un’altra.
Quale?
Poche ore dopo la sentenza di sabato si sono aggiunti decine di medici disposti a far parte del Comitato terapie
domiciliari.
Se ci fosse stato un approccio meno attendista si sarebbero potuti evitare molti morti?
Senza alcun dubbio.
Ora come proseguirete?
La battaglia è vinta, ma la guerra non è affatto finita. Chiediamo che vengano effettuati studi randomizzati sugli
schemi terapeutici, come ad esempio lo schema Fazio-Bellavite. Ma per farlo ci deve essere il coinvolgimento delle
istituzioni.
E sul versante giudiziario?
Andrà avanti l’esposto penale alle procure di Bergamo e Roma.
Perché, secondo lei, è accaduto tutto questo?
Negligenza? Incompetenza? Malafede? Guardi, dopo quasi due anni non saprei proprio che cosa dire. Di certo il
risultato finale è stata la paralisi del sistema di cura territoriale e il collasso del sistema ospedaliero”.
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D’altronde, che sul tema delle cure domiciliari, e sanitario in generale, lo Stato appaia nel caos più totale, lo osserviamo
anche noi, a proposito della sospensione, ad opera giustappunto del Consiglio di Stato, della sentenza del Tar sulla vigile
attesa. Leggiamo infatti sul sito web “Quotidiano sanità”, l’articolo a questo link https://www.quotidianosanita.it/governo-eparlamento/articolo.php?articolo_id=101579, dove si dice che:
“Cure domiciliari Covid. Il Consiglio di Stato sospende la sentenza del Tar Lazio che aveva bocciato circolare del
ministero della Salute
La decisione finale il 3 febbraio. Il Tribunale amministrativo laziale aveva bloccato la circolare sulla gestione
domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2, nella parte in cui si prevede una “vigile attesa” e la
somministrazione di Fans e Paracetamolo. Ma ora Palazzo Spada ferma tutto: “Si tratta di raccomandazioni e non
di prescrizioni vincolanti”. Questa la tesi sostenuta dal Consiglio di Stato in sede monocratica.
IL DECRETO
19 GEN – Come avevamo ventilato, in linea con una decisone precedente in materia, con decreto monocratico del
presidente Franco Frattini, il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza con la quale nei giorni scorsi il Tar Lazio
aveva annullato il contenuto della circolare del Ministero della Salute in merito alla gestione domiciliare dei pazienti
con infezione da Sars-CoV-2, nella parte in cui si prevede una “vigile attesa” e la somministrazione di Fans e
Paracetamolo. Per i giudici amministrativi, queste indicazioni si ponevano infatti “in contrasto con l’attività
professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale”.
Di contro, secondo il parere del Consiglio di Stato, il documento ministeriale “contiene, spesso con testuali
affermazioni, ‘raccomandazioni’ e non ‘prescrizioni’ cioè indica comportamenti che secondo la vasta letteratura
scientifica sembrano rappresentare le migliori pratiche, pur con l’ammissione della continua evoluzione in atto”.
Di conseguenza “non emerge alcun vincolo circa l’esercizio del diritto-dovere del medico di scegliere in scienza e
coscienza la terapia migliore, laddove i dati contenuti nella circolare sono semmai parametri di riferimento circa le
esperienze in atto nei metodi terapeutici a livello anche internazionale”. Quanto scritto nella circolare del ministero
è perciò un insieme di consigli rivolti al personale sanitario, senza obblighi.
Il prossimo 3 febbraio è stata fissata una camera di consiglio per la trattazione collegiale”.
Della prossima seduta presso il Consiglio di Stato ha parlato anche l’avv. Grimaldi, intervistato da “Il Giornale” nell’articolo
a questo link https://www.ilgiornale.it/news/politica/nessun-annullamento-perch-speranza-rischia-ancora-sulle-cure2003691.html a firma di Giuseppe De Lorenzo, in data 20 gennaio 2022. Certamente, l’avv. Grimaldi seguirà la seduta del
3 febbraio p.v. con particolare attenzione. D’altronde, circa la suddetta questione, se effettivamente quelle del protocollo di
“paracetamolo e vigile attesa” erano dunque semplici ‘raccomandazioni’ e non ‘prescrizioni vincolanti’, riteniamo che il
suddetto intervento dell’avv. Grimaldi sia illuminante, per chiarire fino in fondo la questione. Andiamo pertanto a citarlo
integralmente:
“I medici del Comitato per le cure domiciliari sono rimasti “sorpresi” dalla decisione del Consiglio di Stato di
sospendere la sentenza del Tar che bocciava il “protocollo Speranza”. “È successo un bel casino”, sintetizza al
telefono Erich Grimaldi, l’avvocato che insieme alla collega Valentina Piraino ha portato avanti il ricorso contro
l’approccio “paracetamolo e vigile attesa”.
Avvocato, nemmeno il tempo di festeggiare per la sentenza del Tar che vi piomba addosso il Consiglio di Stato…
“Il ministero ha presentato appello due giorni fa e il presidente Franco Frattini ha scelto di sospendere l’efficacia
della sentenza, rimandando tutto all’udienza del 3 febbraio. Bisogna però essere precisi: non è stato annullato il
provvedimento del Tar. È solo un decreto cautelare”
Se lo aspettava?
“Il ricorso sicuramente sì, altrimenti si sarebbe dovuto dimettere Speranza. E forse anche la sospensione. Però
rimango comunque perplesso”.
Perché?
“Frattini è lo stesso presidente che nell’aprile del 2021 sulle linee guida del 30 novembre, quindi parliamo della
stessa materia, aveva rigettato l’istanza cautelare. Perché all’epoca no e oggi sì? Il punto è che ha ragionato sulla
base della sentenza e delle deduzioni del ministero, senza poter ancora sentire la nostra difesa”
Cosa gli avreste detto?
“Noi abbiamo sempre fatto riferimento alla legge Bianco-Gelli. Quando ci sono delle linee guida o
raccomandazioni, il medico tende a seguirle. Ne è condizionato. E questo perché adeguarsi alle prescrizioni
ufficiali lo svincola da eventuali responsabilità penali”.
In effetti l’articolo 590 sexies del Codice Penale parla chiaro: “La punibilità è esclusa quando sono rispettate le
raccomandazioni previste dalle linee guida”.
25/01/22, 10:19 Gmail – Popolo della Famiglia Firenze – Lettera aperta al Presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno: “Vogliamo conoscere la realtà dei fatti sul c…
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“È vero che il medico ha libertà di agire in scienza e coscienza come vuole, ma se in emergenza Covid sa che il
paziente potrà degenerare, di fronte a linee guida è condizionato dal non fare una scelta diversa: se non segue
quelle indicazioni, rischia di risponderne penalmente in caso si morte del paziente”.
Però per il Consiglio di Stato nella circolare ci sono solo “parametri di riferimento”, non obblighi…
“Anche se nel testo non c’è scritto ‘prescrizioni’, quando il ministero dice cosa fare e non fare, di fatto sta
costringendo il medico a rispettare le indicazioni”.
In che senso?
“Se il ministero si fosse limitato a indicare quali farmaci possono essere utili contro il Covid, ok. Ma se invece –
come accaduto – al medico viene detto di aspettare che il paziente sviluppi febbre sopra i 38 e una saturazione non
inferiore a 90, di prescrivere paracetamolo o fans, e di non usare cortisone, eparina, antibiotico… beh: di fatto si
sta indicando al medico cosa fare. Quindi lui, per non rischiare, applica queste raccomandazioni”.
Tuttavia Frattini sostiene che siano solo “raccomandazioni” non vincolanti.
“E allora come la mettiamo con tutti quei medici chiamati dall’Ordine di riferimento perché non hanno rispettato le
linee guida? Allora: sono vincolanti, oppure no?”
L’Ordine dei medici e la Fiemmg assicurano che tanto nessuno segue più quella circolare…
“Non è vero. Al Comitato terapia domiciliare sono arrivate migliaia di richieste di persone lasciate a casa con la
vigile attesa. È successo in prima, seconda e terza ondata. E continua ad avvenire oggi. Ma noi non possiamo
sostituirci al servizio sanitario nazionale, abbiamo solo pochi medici volontari, quindi dobbiamo correggere gli errori
all’origine”.
Qual è il vostro obiettivo?
“Non solo dimostrare la macroscopica irragionevolezza e l’illogicità delle indicazioni terapeutiche della ‘vigile
attesa’, atteso che abbiamo depositato degli studi secondo cui il paracetamolo non è indicato per il Covid. Ma
anche far capire che l’intervento contro la malattia deve essere precoce: il trattamento della Covid va fatto senza
attendere che i pazienti mostrino febbre”.
Lei pensa che Speranza dovrebbe dimettersi?
“Assolutamente sì. La sua gestione dell’emergenza, sia col governo Conte che con quello Draghi, è stata
fallimentare: se non avessero dimenticato la medicina territoriale, e non avessero emesso quella circolare, forse
oggi non avremmo 140mila morti”.
Il Presidente aggiunto del Consiglio di Stato, dott. Franco Frattini, legge anch’egli questa missiva. A lui vogliamo
dire che il nocciolo della questione sembra stare propriamente nelle parole dell’avv. Grimaldi che abbiamo sopra citato.
Nel più classico, penoso e ambiguo stile italico, ciascuno dei diversi attori della vicenda – e sono davvero molti, vediamo
che oltre al Ministero della Salute e al Consiglio di Stato ci stanno dentro anche FIMMG, AIFA e CTS, ha piazzato schermi
fumogeni e si è rimpallato le responsabilità, mentre i malati di Covid sono morti a migliaia. E speriamo si possa appurare
presto se questo è effettivamente avvenuto a causa del protocollo di cura governativo che molti hanno definito disastroso,
portando argomenti puntuali. Nessuno dei suddetti attori ha avuto il coraggio di dire che il protocollo di “paracetamolo e
vigile attesa” era sì, forse, formalmente facoltativo, ma in pratica diventava una scelta obbligata, a meno che il medico
tenesse la schiena diritta e rischiasse in proprio, come ha fatto il dottor Torre. Presidente Frattini, in Consiglio di Stato,
vorrete avere un sussulto di dignità, e chiarire la questione nella Camera del 3 febbraio prossimo, quantomeno circa
l’obbligatorietà o meno del protocollo? Lo vedremo presto.
Al Presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno, chiediamo:
1. in prima istanza, che sia rapidamente accertata la validità, o meno, dei protocolli di cura precoce domiciliare
adottati dal dottor Torre. Se Torre ha prodotto dati falsi a comprova delle sue affermazioni, che sia severamente
sanzionato. Se invece Torre ha detto il vero, che l’Ordine da Lei presieduto riconosca pubblicamente la validità dei
protocolli in questione, li raccomandi ai medici del territorio, con contestuale revoca immediata del protocollo
governativo, se effettivamente accertato dannoso per la salute, come abbiamo in precedenza prospettato.
Ribadiamo, il tutto salvo verifica previa. Ma questa verifica va fatta, subito. Eventuali danni alla popolazione
assistita, dovranno essere valutati in sede giudiziaria civile e penale.
2. Ancora solo e soltanto nella seconda eventualità, cioè se emergerà che il dottor Torre ha detto il vero, l’Ordine da
Lei presieduto, come ultimo atto della sua gestione, richiami perentoriamente i colleghi che hanno firmato la
denuncia contro di lui, al dovere morale di porgergli le loro scuse. Eventuali danni morali al dottor Torre, ed
eventuali danni fisici alla popolazione assistita, dovranno essere valutati in sede giudiziaria civile e penale.
3. Ancora solo e soltanto nella seconda eventualità, ci vediamo purtroppo costretti a chiedere le Sue dimissioni,
insieme a quelle del Consiglio Direttivo dell’Ordine da Lei presieduto, ove emergesse che in questo biennio
covidico esso non avrebbe coordinato i medici territoriali in modo corretto, indirizzandoli verso le terapie
effettivamente efficaci a ottenere la guarigione dei malati. Nella suddetta ipotesi sarebbe infatti indispensabile che
ciascuno si prenda le proprie responsabilità, sia a livello locale che nazionale, e che quindi la Direzione dell’Ordine
25/01/22, 10:19 Gmail – Popolo della Famiglia Firenze – Lettera aperta al Presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno: “Vogliamo conoscere la realtà dei fatti sul c…
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fosse azzerata, per poi essere ricostituita con figure non compromesse, in modo da ripristinare una sia pur minima
condizione di credibilità. Eventuali danni alla popolazione assistita, dovranno essere valutati in sede giudiziaria
civile e penale.
Tutto ciò premesso, che dobbiamo dire, al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro della Salute
Roberto Speranza, che leggono anch’essi la presente segnalazione?… Ricordiamo loro che, a prescindere
dall’obbligatorietà, sulla questione dell’efficacia e della pericolosità, o meno, del protocollo di cura governativo, comparato
a quelli di cure precoci domiciliari, pendono ormai i due esposti penali presentati dal Comitato UCDL alle procure di
Bergamo e Roma. Signori, per prendere una decisione vorrete attendere l’esito dei due complessi procedimenti, o
piuttosto osservare con attenzione le evidenze dell’imminente audizione del dottor Torre, presso l’Ordine dei Medici di
Salerno, e muovervi tempestivamente di conseguenza, per il bene della popolazione? In mancanza, è logico che, per
quanto sopra, insista a breve la nostra richiesta delle Vostre dimissioni e della contestuale apertura della crisi di Governo.
Indirizziamo la presente anche ai Referenti dei partiti di Governo e al Referente del partito di opposizione, per dover