Il patriottismo ucraino Zelensky non è un incauto ma l’espressione del carattere del suo popolo

Ignazio Maiorana. – Il patriottismo ucraino

Zelensky non è un incauto ma l’espressione del carattere del suo popolo

Gli ucraini la resistenza ce l’hanno nel sangue, nella loro cultura, nella loro natura. Fino alla morte fisica, perché sarebbe morte anche cadere in mano a Putin. Zelensky non è l’incauto che avevo definito nello scorso numero de l’Obiettivo, è il presidente-comunicatore che ha dinanzi a sé una sola strada: la ribellione alla Russia. Nel caso in cui lui venisse deposto o ucciso, ci sarà il popolo a ribellarsi, fino all’ultimo cittadino, per difendere la propria terra e la propria libertà. A rivendicare il diritto di Stato sovrano sono 40 milioni di abitanti che Vladimir Putin vorrebbe sottomettere. Ad essi si aggiungono i milioni di russi che si sono stancati della dittatura. Saranno loro stessi, prima o poi, a mettere fuori gioco un carnefice così ricco e potente da poter reprimere il dissenso dei suoi stessi generali e ministri, arrestando anche giornalisti e dissidenti oltre che migliaia di cittadini manifestanti. Intanto muoiono sotto le armi dei fratelli oggi appartenenti a due diversi Stati, costretti dallo “zar” a farsi la guerra. La libertà pagata col sangue (la Storia del Pianeta ne è piena) non servirà soltanto all’Ucraina, il suo esempio sarà da monito in quei Paesi del mondo dove l’anelito di indipendenza viene soppresso con la forza, col genocidio. Ma per difendere nobili e legittime ragioni vengono, purtroppo, usate anche le armi. Sarebbe meglio usare la buona parola e il dialogo, la condivisione del bene e anche la musica (non il fracasso delle bombe). Ma la bestialità umana non ha limiti.

Il desiderio di conquista di certe nazioni è più forte della ragionevolezza e del rispetto umano. Anzi il senso dell’umanità è l’ultimo a entrare in gioco quando prevalgono interessi economici. I facoltosi imprenditori russi sono disturbati da questa guerra e anche infastiditi dagli ucraini che resistono a Putin. Insofferenti anche quei benestanti europei che ignorano i valori umani, animati dall’egoismo più sfegatato, motivati soprattutto dagli affari in combutta con certi politici e certe banche.

La forza degli ucraini (che ha sorpreso la Russia) è innanzitutto emotiva: quella di reagire, persino con l’arte in piazza, al pachiderma che li vuole calpestare. La loro forza non sta soltanto sulle braccia degli uomini che scavano trincee e barricate per difendersi dall’invasione, ma anche nella capacità organizzativa e logistica delle donne che non esitano a imbracciare il fucile per difendere la propria terra. Moltissime mamme coi loro bambini e tanti anziani sono andati via dall’Ucraina perché senza tetto e senza più cibo né acqua. Molte persone stanno fuggendo dalla stessa Russia verso Paesi di pace, prima che sia troppo tardi. In tutto, milioni di individui sono in movimento e ridisegnano gli equilibri sociali ed economici di interi Continenti. Questo l’Italia lo sa già, lo sperimenta col suo quotidiano senso dell’accoglienza. E non sono pochi – secondo fonti attendibili – i volontari europei partiti per l’Ucraina per darle una mano. Inoltre è consistente, in tante grandi città, il numero dei manifestanti in solidarietà di una Nazione invasa perché occidentale e non più russa.

Gli ucraini sanno che è arduo trattare con Putin e arrendersi a lui, ma sono aperti al dialogo. Di contro, l’oppressore si fa pregare da tutto il mondo per una tregua. Le condizioni che propone sono imperative e, intanto, fa piovere bombe e missili dove gli capita, persino su ospedali e scuole, senza risparmiare qualche faticoso corridoio umanitario.

La verità cammina sulle sue gambe, storte o dritte che fossero. La verità può rallentare il suo passo e può correre. La verità verrà fuori, se lo si vuole, resisterà persino dinanzi al massacro.