Castelvetrano e lo scioglimento per mafia : 5 anni senza colpevoli

Sono trascorsi 5 anni da quel mese di aprile del 2017 che registrò le dimissioni del sindaco Errante e della sua Giunta. Dimissioni , che non sono servite, come avvenuto nel 1992 con il sindaco Pompeo,   a fermare lo scioglimento per mafia dell’Ente. Una decisione arrivata dopo mesi di intensa attività mediatica e investigativa e in ogni caso, tardiva. Il Ministro dell’epoca , Minniti leader del PD nel giugno dello stesso anno, firmerà l’atto di scioglimento per un comune che era già tutto commissariato. Erano tutti già dimessi: consiglieri e sindaco. Non rimaneva nessuno degli eletti nel 2012 . Sono rimasti solo i dipendenti comunali e il commissario , l’ex procuratore Messineo che ha preso atto dello scioglimento

 La relazione del prefetto Priolo, lo scioglimento del comune, le relazioni dei commissari, le accuse alla città, la massoneria e gli articoli di mafia e quelle inchieste che tutti si attendevano sui nomi scritti nelle relazioni e  che non sono ancora arrivate.

Tanto rumore per cosa?

Nel mese di aprile del 2017, finisce l’era della Giunta Errante e del consiglio comunale eletto nel 2012. Termina in modo traumatico , il progetto politico costruito nel 2012 dall’accordo tra Gucciardi e Pompeo che puntò decisamente su Felice Errante L’ex sindaco aveva rotto politicamente con i due leader, già nel gennaio 2015

Il consiglio

Il Consiglio comunale era stato già chiuso a causa delle dimissioni di quasi tutti i consiglieri, avvenute dopo il caso Giambalvo , nel marzo 2016. Alcuni di questi eletti si ripresenteranno nel 2019. Non tutti saranno premiati dall’elettorato

  Una stagione che la città non può dimenticare . Il duro intervento di Rosy Bindi e le mancate inchieste di mafia dentro il comune

“È una scelta positiva, di affermazione della legalità che aiuta a fronteggiare una situazione gravemente compromessa”, disse il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi. “Da tempo la nostra Commissione aveva acceso un faro sulla situazione nella cittadina trapanese, terra di Matteo Messina Denaro, e sui rapporti tra mafia e massoneria“, aggiunse Bindi. “

Dove sono i colpevoli?

In questi anni , oltre alle varie inchieste contro i fiancheggiatori del boss Messina Denaro, sono state scritte pagine pesanti su Castelvetrano. Libri a quintali e spesso anche romanzati e dal sapore più “politico” che reale. Libri con ricostruzioni , in alcuni casi  molto lontane dalla verità. I tanti che hanno avuto il vero potere decisionale dentro il comune fino al 2017 , di fatto , non sono mai stati indagati per  reati di mafia e vengono stranamente dimenticati dai romanzieri .

Tante chiacchere e nessuna inchiesta sui fatti legati alla relazione e allo scioglimento .

Tante accuse e articoli sulla stampa antimafia e nessuno indagato per i disastri economici e anche ambientali del territorio. Nessun indagato per il fallimento e neanche per le tante gare affidate con criteri molto opachi

La città di Castelvetrano, fu definita dalla grande stampa “Comune Dom”: a Denominazione di origine massonica. A questo si aggiungeva il forte sospetto delle infiltrazioni mafiose. Nel 2019 l’operazione Artemisia mise in evidenza addirittura la presenza di una super loggia segreta. Negli atti delle indagini esce poco, anzi pochissimo, relativamente alle attività del comune legate al rapporto del Prefetto. Anche perchè, l’ex deputato Lo Sciuto con i suoi, arriva in maggioranza a Palazzo Pignatelli solo nel 2015. Dopo la sconfitta elettorale di Lo Sciuto, l’asse Pompeo-Errante -Campagna prese in mano tutto l’apparato ammnistrativo. Accordo che regge fino al dicembre 2014. A Gennaio 2015 la rottura tra Errante e Pompeo. L’idillio finisce. Cosa è successo tra i due non è mai stato del tutto chiarito. L’ex sindaco Pompeo che si era fatto in quattro per aiutare Errante a vincere contro Lo Sciuto si schierava contro il suo pupillo. Una rottura che ha fatto molto male alla città. Il gruppo Lo Sciuto viene sdoganato da Errante dopo l’accordo con l’ex Ministro Alfano. Rimane al governo della città per circa 18 mesi. Cosa ha potuto combinare in questo lasso di tempo? Fino a all’ingresso dei losciutiani ogni angolo del comune era stato negato da chi gridava, ottenendo consenso: “giù le mani dal comune” ,frase storica ripetuta dalla parte vincente, nel 2001, 2007 e poi nel 2012 proprio contro l’area dell’ex deputato oggi sotto processo.

Gli ambiti più piccanti delle accuse rivolte dai PM al gruppo vicino a Lo Sciuto, rimangono nel settore sanitario, delle invalidità e delle raccomandazioni in enti o istituti similari. Poi la vicenda della loggia segreta. Nelle carte si parla di qualche contatto con parenti del boss , ma non si evidenziano in modo preciso le complicità o collegamenti  con il comune e con atti specifici. I giudici, su questa vicenda, dovranno dare sentenza ma non per reati di mafia.

Non si parla nelle carte dei magistrati di associazione mafiosa o concorso esterno e neanche di danni economici verso il comune. E allora chi ha aiutato la mafia di Messina Denaro dentro il comune? Chi ha approvato dal 2007 in poi , i bilanci del comune, generando un debito fino al 2016 di oltre 30 milioni di euro? Nessuno ha commesso reati? In considerazione del silenzio calato dal punto di vista giudiziario sembra che non ci siano stati colpevoli. Tutto fila liscio? In molti ancora cercano di capire . Magari sapere chi prendeva appalti senza gara. Perchè lavoravano sempre le stesse ditte e tanto altro. Ci si aspettava di capire ad esempio , chi rilasciasse tutte licenze a  Giuseppe Grigoli e altri imprenditori finiti poi sotto condanna. Niente. Tutto normale. Viene difficile pensare che tutto sia stato davvero “normale”

A capire i misteri della città non servono le vane fantasie di qualche scrittore poco informato. Tutto quello che è stato riportato nella relazione è nella norma? Eppure, quei giorni del 2017 ,non si possono dimenticare. Castelvetrano è stata considerata la peggiore città d’Italia. La città degli abusivi di Triscina, di quelli che non pagano le tasse e tanto altro ancora. Oggi si scopre che Palermo gestita dal Pd è praticamente fallita per colpa anche del mancato introito fiscale e nessuno ne parla.

Cosa è veramente successo nella primavera del 2017? Perchè si sono fermate le elezioni nel giugno dello stesso anno con lo scioglimento ? Chi si voleva fermare?  A cinque anni di  distanza  rimangono tanti dubbi. Tanti furbi non sono stati toccati dai Pm e sembra quasi che si abbia voglia di dimenticare tutto. Sarebbe un grave errore . Quella politica che si dice “contro il sistema” dovrebbe stimolare le inchieste e non sparare parole al vento e fare fumo per avere riscontri mediatici. Il clima di caccia alle streghe non serve. Servirebbe invece sapere la verità e stanare i furbi dal palazzo che sapevano e non hanno mai denunciato.

Ricordiamo alcune parti giornalistiche
La relazione del prefetto di Trapani sullo scioglimento per mafia, la massoneria , gli articoli

Da alcune fonti

Trapani, 24 maggio 2017.

Il prefetto Giuseppe Priolo scrive al ministro dell’Interno ,una relazione di ben 31 pagine (protocollo n.141/u/Oes/2017) sulla situazione del Comune di Castelvetrano che il 6 giugno verrà sciolto dalla presidenza del consiglio dei ministri per infiltrazioni mafiose.

Orbene, nella seconda pagina delle 31, si legge l’analisi svolta dalle Forze di polizia dopo le dimissioni nel marzo 2016 di 28 consiglieri su 30 e il conseguente commissariamento del consiglio comunale con la nomina, il 24 marzo, da parte della Regione Sicilia, di Francesco Messineo, ex capo della Procura di Palermo. L’analisi diventa parte integrante della relazione prefettizia in relazione al rapporto che passa tra la politica di Castelvetrano – paese natale del boss Matteo Messina Denaro, che regna in lungo e in largo nella provincia e ben oltre – e la massoneria.

Scorriamo cosa scrisse il prefetto Priolo a seguito degli accertamenti delle Forze di Polizia.

«…venne in luce la elevata presenza di iscritti alla massoneria tra gli assessori (quattro su cinque), tra i consiglieri comunali (sette su trenta) e tra i dirigenti e i dipendenti comunali – si legge nella relazione – in un ambito territoriale, quello di Castelvetrano, nel quale veniva segnalata la presenza di ben sei logge massoniche sulle sedici operanti nell’intera provincia».