“Depistaggio Borsellino”, ancora le parti civili

Al processo in corso al Tribunale di Caltanissetta sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio proseguono le arringhe degli avvocati delle Parti civili. I dettagli.

Al processo in corso innanzi al Tribunale di Caltanissetta, sul presunto depistaggio delle indagini dopo la strage di Via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino, la Procura ha già chiesto la condanna dei tre poliziotti imputati di calunnia aggravata dall’avere favorito la mafia allorchè avrebbero imbeccato il falso pentito Vincenzo Scarantino: 11 anni e 10 mesi di reclusione a carico di Mario Bo, e 9 anni e mezzo di detenzione ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Ebbene adesso intervengono i legali delle Parti civili costituite in giudizio, ed è stata la volta dell’avvocato Giuseppe Scozzola, che assiste un altro innocente condannato all’ergastolo, Gaetano Scotto. E che ha affermato: “Signori giudici, è arrivato il momento di dire pubblicamente quello che è accaduto nel 1992. Devo fare due importanti premesse. La prima è quella di dovere ringraziare il Tribunale, perché è riuscito a portare a termine, o comunque riuscirà a portare a termine, questo difficile processo. E la seconda è ringraziare in modo particolare la Procura di Caltanissetta. I magistrati hanno svolto il loro dovere, pur in presenza di condanne all’ergastolo passate in giudicato. Non si sono fermati alle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza, che scardinava in toto il costrutto accusatorio degli altri processi, ma con caparbietà sono andati alla ricerca di riscontri”. E poi Scozzola ha aggiunto: “Il dossier ‘Mafia e appalti’ è la causa principale della strage di via D’Amelio. Questo è un dato di fatto, che viene fuori da una sentenza passata in giudicato. C’era una fibrillazione, dovuta al fatto che, se Paolo Borsellino avesse portato avanti quella indagine, certamente il rapporto tra l’associazione mafiosa e gli imprenditori del Nord sarebbero stati scoperti”. E poi su Scarantino l’avvocato aggiunge ancora: “Con l’aiuto dato a Vincenzo Scarantino, gli imputati hanno favorito altri soggetti di Cosa Nostra. Perché dal 19 luglio del 1992 iniziano le indagini nei confronti di ladri di galline? Non dimentichiamoci che le indagini prendono immediatamente una certa direzione”. E poi, sulla sparizione dell’agenda di Borsellino, l’avvocato Scozzola interviene così: “Gli appunti contenuti nell’agenda rossa di Paolo Borsellino bruciavano, non si dovevano conoscere. Ecco perché l’agenda rossa è scomparsa dopo la strage di via D’Amelio. La borsa del giudice Borsellino resta per mesi sul divano di Arnaldo La Barbera. Sappiamo quello che è successo nell’abitazione di Agnese Borsellino, a cui La Barbera portò la borsa, quando Lucia Borsellino si accorse che mancava l’agenda. Sappiamo però un fatto: noi abbiamo un canale che ci dice che all’interno di quell’agenda c’erano degli appunti. Sconosciamo l’oggetto degli appunti, però. E se consideriamo che La Barbera, nel cui ufficio sul cui divano è stata quella borsa, forse faceva parte e aveva un ruolo nei servizi segreti, allora dico: non siamo più in presenza di fatti incerti, di discorsi di ragionamenti deduttivi, ma è un ragionamento logico”. E poi ha concluso: “La finalità del depistaggio era solo ed esclusivamente una: di coprire, interni ed esterni, i veri esecutori della strage di via D’Amelio”.

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