LA RAI CHE AFFONDA IL PAESE

LA RAI CHE AFFONDA IL PAESE

di Gaetano Pedullà – 4 giugno 2022

Ad essere sincero non dovrei sacrificare una sola parola di questo spazio per occuparmi di Rai, ma farò un’eccezione visto che la girandola di direzioni di questi giorni è emblematica di com’è mal ridotto il servizio pubblico.

Non dovrei parlarne perché La Notizia, nonostante sia al decimo anno di pubblicazioni, è palesemente censurata dalla tv di Stato, al contrario di altre testate che imperversano con i loro giornalisti in tutte le trasmissioni. E non parliamo delle rassegne stampa, dove i nostri titoli devono aver fatto venire a qualcuno che conta l’orticaria, e così hanno risolto cassandoci.

Questo manipola dolosamente il mercato dell’informazione, in quanto consente ad alcuni di apparire più autorevoli di quanto non siano e ad altri di restare nell’ombra, anche se si tratta di testate – come questa – che per scelta non gravano sulle tasche dei cittadini ricorrendo al finanziamento pubblico.

D’altra parte noi paghiamo le colpe di non leccare da Draghi ai potenti di destre e sinistre, ci battiamo per la povera gente – cioè chi ai piani alti non conta niente – difendiamo come pochi il welfare e l’Ambiente. E denunciamo gli scandali di questo Paese, anche a Viale Mazzini, dove nessuno ha scritto quanto noi dell’indecenza dei guadagni di Bruno Vespa, sopra la soglia di legge.

Dunque non ci stupiamo se Porta a Porta per noi è Porta Chiusa, o se esimi direttori che hanno portato al fallimento le loro testate dilaghino, accontentandoci di constatare che nonostante questo embargo La Notizia ha una comunità di lettori affezionata e cresce.

Quello che però non si può accettare è l’assoluta rinuncia persino a far finta che la politica non decida tutto nelle scelte apicali dell’azienda, spostando i direttori da una poltrona all’altra manco fossero pedine, solo per decisione dei partiti, degli agenti televisivi o di chi non si sa chi.

Una vergogna che dovrebbe portare automaticamente tutti i dipendenti a indignarsi e scioperare, ma che invece passa sopra le loro teste, comprese quelle dei giornalisti, senza che nessuno faccia un plissé. E se questa è l’informazione che deve far crescere il senso civico del Paese, allora non stupiamoci se siamo messi come stiamo.