Mafia, la morte di “Falù”

La morte dello storico boss di Cosa Nostra Raffaele Ganci e l’amarcord: nella sua fedina penale gli omicidi Dalla Chiesa, Cassarà, Francese, e le stragi del ’92. Il racconto di Cancemi.

E’ morto all’età di 90 anni Raffaele Ganci. Lui è stato a capo dello storico mandamento palermitano della “Noce”, ancora uno dei più potenti della città, tra i componenti della Cupola, pluri-ergastolano, arrestato a Terrasini il 10 giugno 1993 dopo 5 anni di latitanza insieme ai suoi figli Calogero e Nunzio Ganci, e a suo genero Francesco Paolo Anzelmo. Ritenuto responsabile dell’omicidio del generale e prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, del giornalista Mario Francese, del vice questore Ninni Cassarà, e dei boss Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo e Salvatore Scaglione, che uccise durante una grigliata e al quale subentrò a capo del mandamento della “Noce”. Rispose sì agli attentati contro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E i suoi figli parteciparono nel commando esecutivo. Raffaele Ganci è stato fedelissimo di Totò Riina, e Riina ebbe tanta fiducia in lui tanto da affidargli la gestione della sua latitanza. Le parole di Riina: “Io ho la ‘Noce’ nel cuore”. Detenuto al 41 bis da ormai 30 anni, ad aprile è stato trasferito nell’ospedale “San Paolo” a Milano a seguito dell’aggravamento delle sue condizioni di salute. In vita non si è mai pentito né ha mai collaborato con la giustizia, come invece il figlio Calogero, che nel 1996 saltò il fosso. Il padre lo rinnegò pubblicamente come figlio. Il pentito Salvatore Cancemi ha dichiarato a verbale: “Raffaele Ganci mi riferì dell’esistenza di contatti tra Totò Riina e ‘persone importanti’, non affiliate a Cosa Nostra. Riina disse: ‘Dalla strage contro Borsellino dobbiamo ottenere solo vantaggi, e non un reazione dello Stato. State calmi che io sto pensando a sistemare tutte le cose’. Durante una riunione Riina ha portato la cosa come già fatta, e al termine Riina e Ganci si sono appartati. Io non sentii quello che diceva Ganci, ma mi sembrava che gli esprimesse delle perplessità. Ho sentito invece la voce più piena di Riina che diceva: ‘Falù, fermo. La responsabilità è mia, me la piglio io, si deve fare al più presto possibile’. In una riunione avvenuta prima della mia consegna ai Carabinieri il 22 luglio 1993, Raffaele Ganci mi ha detto sfogandosi: ‘Chistu nu vole cunsumare a tutti’. Ganci e Bernardo Provenzano si sarebbero messi d’accordo per consegnare Riina dopo il clamore delle stragi? Non lo so. Io posso dire solo quello che mi consta”. Punto. Recentemente, l’ex procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, oggi in pensione, ha affermato: “Raffaele Ganci è uno di quella quindicina di persone, insieme a Nitto Santapaola e ai Graviano, che potrebbero raccontare una verità completa sulle stragi di mafia”.