Disastro ambientale aggravato a Priolo: sequestrato l’impianto gestito sino al 2020 dalla sindaca di Naro Brandara, donna del ‘sistema Montante’

Sequestrato il depuratore di Priolo per disastro ambientale. L’impianto è gestito dall’IAS, una società che sino al 2020 era presieduta, per volere di Antonello Montante, dall’attuale sindaca di Naro Maria Grazia Elena Brandara.

La Brandara è stata già rinviata a giudizio per una vicenda analoga a Messina. È stata rinviata a giudizio anche a Caltanissetta per associazione a delinquere ed altro. Contro di lei si sono costituiti decine di enti pubblici e privati cittadini, oltre che il Ministero dell’Interno e la Regione Siciliana.

Andiamo a quello che è successo oggi…

L’intervento – a cura di Concetto Alota –

Ufficiali e agenti della sezione di polizia giudiziaria presso il tribunale di Siracusa del Nictas e del Nucleo di polizia economico finanziario della guardia di finanza, hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip del tribunale di Siracusa che dispone il sequestro dell’impianto biologico consortile gestito dall’Ias e delle quote e dell’intero patrimonio aziendale della società che gestisce lo smaltimento dei reflui industriali del Petrolchimico siracusano e dei comuni di Melilli e Priolo Gargallo.

È stata data anche esecuzione alla misura della sospensione per un anno dell’esercizio di qualsiasi mansione all’interno delle società coinvolte nell’indagini, nonché presso imprese concorrenti o comunque operanti nello stesso settore produttivo, a carico dei vertici della Società Versali Spa, Sonatrac Raffineria Italiana Srl, Esso Italiana Srl, Sasol Italy Spa, Isab Srl, Priolo Servizi, che nel depuratore gestito dall’Ias immettono i loro reflui industriali.

A tutti viene addebitato il delitto di disastro ambientale aggravato in relazione all’inquinamento atmosferico e marino, tutt’ora in corso di consumazione, nonché altre fattispecie di reato connesso e all’illegittimità dei titoli autorizzativi.

Speculari addebiti sono mossi alle società coinvolte ai sensi del D.Lgs n° 231/2001. Il Decreto legislativo 231/01 introduce per la prima volta nell’ordinamento italiano la responsabilità delle aziende per reati posti in essere da Amministratori, Dirigenti e/o Dipendenti nell’interesse o a vantaggio dell’Organizzazione stessa.

Le prolungate indagini e accertamenti tecnici da parte di consulenti nominati dalla Procura di Siracusa, il delitto di disastro ambientale aggravato è stato ravvisato in ragione dell’offesa alla pubblica incolumità desumente dall’enorme quantità di sostanze nocive abusivamente immesse sia in mare sia in atmosfera, dalla loro tossicità e nocività per la salute dell’ambiente e degli uomini, dalla durata dell’abusiva emissione e dal numero di persone potenzialmente interessate alla loro diffusione.

L’ordinanza, accogliendo l’impostazione avanzata dalla Procura a seguito di ponderato esame, ha riconosciuto la totale inadeguatezza dell’impianto sequestrato allo smaltimento dei reflui industriali immessi dalle società coinvolte, tanto da stabilire che il depuratore (Ias) dovrà continuare ad operare solo con riferimento ai reflui domestici, senza più poter consentire l’immissione dei reflui provenienti dalle grandi aziende del polo petrolchimico siracusano.

Il provvedimento, dalla cui esecuzione potranno derivare comprensibili ripercussioni sul delicato sistema economico-sociale della realtà produttiva della provincia di Siracusa, si è reso indispensabile per impedire che il  depuratore continuasse ad operare sulla base degli attuali titoli autorizzatori, che sono stati ritenuti non conformi alla legge, non più efficaci da oltre un decennio e comunque, solo parzialmente rispettati.

Le gestione messa in atto, descritta nell’ordinanza, avrebbe provocato negli anni l’immissione non consentita in atmosfera di circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive, fra cui alcune cancerogene come il benzene, e di oltre 2500 tonnellate di idrocarburi in mare, negli anni fra il 2016 e il 2020.

L’amministrazione e la gestione dell’impianto è stata affidata ad un amministratore giudiziario di comprovata esperienza – nominato dal Gip, del tribunale di Siracusa – che, dopo le valutazioni delle prospettive di continuità aziendale, si avvarrà di un’equipe di tecnici professionisti.

Solo i reflui provenienti dai centri urbani di Melilli e Priolo continueranno ad essere immessi e depurati dall’impianto dell’Ias, sotto la gestione del nominato amministratore, e le scelte aziendali saranno orientate quanto più possibile a garantire la prosecuzione della depurazione, nell’ottica della salvaguardia delle esigenze occupazionali.

https://www.srlive.it/disastro-ambientale-aggravato-sigilli-allaias-di-priolo/

Facciamo adesso qualche passo indietro nel tempo. Siamo nel 2017…

FRANCESCA SCOLERI

Depuratore Priolo: conflitto d’interesse e gestione fuorilegge

Lo scandalo del depuratore di Priolo – Siracusa -gestito in proroga da 2 anni da IAS SPA presieduta da Mariagrazia Brandara fedelissima dell’ex governatore Crocetta.

Il depuratore di Priolo è definito il “pozzo nero” dei veleni delle industrie del petrolchimico. La Convenzione per la gestione è scaduta il 31 dicembre del 2015. L’ennesima clamorosa proroga concessa dall’IRSAP ad IAS SPA sino al 31 marzo 2018. Da 2 anni si attende invano la pubblicazione del bando di gara. Ad oggi circolano soltanto veleni, proroghe e possibili violazioni.

Il componente uscente del CdA della società partecipata “Industria Acqua Siracusana S.p.A.” (IAS) Turi Magro, a seguito delle recenti modifiche statutarie, ha così commentato sulla stampa “L’affidamento della gestione dell’Ias avrebbe dovuto essere con una gara ad evidenza pubblica”.Qualche giorno prima, l’ex Presidente della Commissione Bilancio del Parlamento Regionale, Vincenzo Vinciullo, dichiarava “Perdurando questa situazione, sarò costretto a sottoporre gli atti prodotti dal CdA al vaglio della Corte dei Conti regionale”.

E, nel frattempo, persiste un’aria irrespirabile nelle vicinanze al depuratore, conseguenza della puzza dei vapori nauseabondi e dei miasmi che escono dagli impianti di depurazione dei reflui industriali che obbliga spesso i cittadini di Priolo, in base ai venti che spirano, a respirare quei cattivi odori.

Da diverso tempo la Procura della Repubblica di Siracusa sta conducendo più filoni d’indagine per accertare le responsabilità dei veleni che si respirano nell’area industriale di Priolo. Uno di questi filoni riguarda gli imponenti impianti di depurazione e di deodorizzazione realizzati con l’impiego di fiumi di soldi pubblici, in riva al mare, vicino a Marina di Melilli ed ai cittadini dei paesi vicini, a servizio del polo petrolchimico, di proprietà dell’ex Consorzio Asi di Siracusa oggi Istituto Regionale Sviluppo Attività Produttive (IRSAP), l’ente della regione siciliana che amministra le aree industriali della Sicilia.

Nel 2014, i precedenti vertici dell’IRSAP, avevano presentato uno specifico esposto all’autorità giudiziaria in cui segnalavano opacità, sprechi e criticità, verificate dai funzionari interni dell’ente, che avevano caratterizzato le fasi della progettazione, realizzazione e collaudo degli impianti, oggi cause delle disfunzioni del depuratore e del sistema di deodorizzazione, che avrebbero provocato il rischio di emissioni in aria di sostanze altamente nocive per la salute pubblica. Altre denunce sui veleni di Priolo, nel tempo, erano state presentate anche da associazioni ambientaliste e da diversi rappresentanti istituzionali.

Il 31 dicembre 2015 è scaduta la Convenzione per la gestione del depuratore stipulata nel 1999 dal Consorzio Asi di Siracusa con la IAS SPA, aggiornata dall’atto aggiuntivo del 2006. L’IRSAP, a distanza di 2 anni dalla scadenza, non ha ancora pubblicato il bando di gara ad evidenza pubblica per l’affidamento della nuova gestione del depuratore di Priolo. Scandaloso!

L’art. 23 comma 2 del D.Lgs n. 50/2016 stabilisce in modo inequivocabile che “I contratti per acquisti e forniture di beni e servizi, già scaduti…possono essere prorogati per il tempo necessario alla stipula dei nuovi contratti a seguito di espletamento di gare ad evidenza pubblica a condizione che la proroga non superi comunque i sei mesi…”

Ad oggi, a seguito di un atto di indirizzo impartito l’11 dicembre 2015 da Mariagrazia Brandara, a quel tempo Commissario ad Acta dell’IRSAP (fedelissima dell’ex governatore Rosario Crocetta), sono stati concessi non uno ma ben cinque atti di proroga in favore della IAS. L’ultima determinazione è la n. 525 del 2 ottobre scorso, a firma del Direttore Generale, ingegnere Gaetano Collura, su proposta del dirigente ingegnere Salvatore Callari, che proroga il servizio di gestione dell’impianto sino al 31 marzo 2018.

La motivazione di “rilievo” che ha originato le molteplici proroghe è sempre la stessa: la carenza della documentazione trasmessa da IAS ad IRSAP necessaria la definizione del bando di gara ad evidenza pubblica. Paradossale!

A questo punto è indispensabile ricordare che la Brandara dall’11 novembre 2016 ricopre anche l’incarico di Presidente della IAS (ruolo esercitato probabilmente in pieno conflitto d’interessi sino alle sue dimissioni da Commissario straordinario dell’IRSAP dell’11 agosto 2017) e contemporaneamente – sino alla determinazione della penultima proroga fissata al 30 settembre 2017 – gestiva l’IRSAP.

In sostanza, la IAS SPA, società in atto guidata dalla Brandara, sino alla penultima proroga avrebbe nuovamente ritardato la trasmissione ad IRSAP (ente guidato dalla stessa Brandara sino all’11 agosto 2017) della documentazione completa e necessaria per la pubblicazione del bando di gara.

Riepilogando: l’IRSAP, ente guidato dalla Brandara, a causa della carente documentazione trasmessa dalla IAS, società partecipata guidata dalla medesima Brandara, ha concesso l’ennesima proroga in favore della IAS fissata per il 30 settembre 2017, a causa della carente documentazione trasmessa dalla IAS all’IRSAP indispensabile per la definizione del bando di gara. Verrebbe da dire, strabiliante!

Atti di proroga, ricordiamolo, autorizzati senza alcun tentennamento prima dal Vice Direttore Generale dell’IRSAP, ingegnere Carmelo Viavattene, e poi dal Direttore Generale, Collura, in applicazione al citato atto di indirizzo dell’11 dicembre del 2015 a firma della stessa Brandara in quel periodo – come già detto – Commissario ad Acta dell’IRSAP.

Successivamente, un’altra bella “trovata” tirata fuori dal “cilindro” dell’IRSAP il 22 settembre scorso. Il nuovo Direttore Generale, Collura, si accorgeva che il responsabile unico del procedimento, il funzionario dell’Asi di Siracusa geometra Giuseppe Italia (RUP incaricato dall’IRSAP nell’aprile del 2016 ad espletare tutti gli atti necessari per la gara d’appalto per la gestione del depuratore), non possedeva i requisiti di professionalità richiesti per le procedure relative agli appalti ed alle concessioni di servizi. Toh, guarda un po’ se non si ci mette nel mezzo anche la sfortuna!

Collura – a quel punto – sostituiva il RUP a soli 8 giorni dalla scadenza della penultima proroga del 30 settembre – incoronando nuovo RUP l’ingegnere Callari (noto per la sua lunga gestione dell’ufficio tecnico dell’Asi di Agrigento), dirigente tecnico preferito RUP, in questi ultimi due anni, nei grandi lavori pubblici appaltati dall’IRSAP e dai disciolti Consorzi ASI.

Non è finita. Il “brodo” si allunga ancora. Il 28 settembre scorso il Presidente della IAS Brandara, nel frattempo dimessasi da Commissario straordinario dell’IRSAP l’11 agosto 2017, inoltrava – a soli 2 giorni dalla scadenza della penultima proroga – una nota all’Assessorato regionale alle attività produttive per rappresentare, stavolta, la necessità di richiedere un parere all’ANAC allo scopo di definire una procedura negoziata per la gestione dell’impianto di depurazione previa pubblicazione di un bando ad evidenza pubblica. Un’esigenza intervenuta dopo 2 anni dalla scadenza della convenzione ed a soli 2 giorni dal termine di proroga fissato per il 30 settembre scorso, sostanzialmente a tempi supplementari scaduti ed a calci di rigore già battuti.

E così, dal 31 dicembre 2015, a seguito delle “trovate”, delle proroghe, delle possibili violazioni, delle sfortune e dei tempi scaduti, la gestione dell’imponente impianto di depurazione del polo petrolchimico di Priolo è rimasto nelle “mani” della IAS SPA, società ancora presieduta dalla Brandara, partecipata dall’IRSAP e da potenti compagnie petrolifere del petrolchimico di Priolo.

E per finire, la corsa stravincente con l’Assemblea dei Soci della IAS tenutasi il 26 ottobre scorso, che ha deliberato l’elezione del nuovo consiglio di amministrazione riconfermando tra i componenti la Brandara e che, inoltre, ha apportato una “strategica” modifica allo statuto prevedendo la nuova figura del super Direttore Generale, organo a cui saranno delegati tutti i poteri inclusa la negoziazione dei nuovi contratti e quelli in scadenza, scelto dai soci privati ovvero dai colossi petroliferi soci azionisti della IAS. Partita perfetta, il cerchio si è chiuso, la ciliegina è sulla torta.

E il consigliere di amministrazione uscente della IAS Turi Magro, dopo i clamorosi esiti dell’Assemblea dei Soci IAS, così commentava sulla stampa “Questa modifica statutaria va impugnata. Questa modifica esce fuori dalla logica e dalla legge. L’affidamento della gestione dell’Ias avrebbe dovuto essere con una gara ad evidenza pubblica. Il nuovo statuto fa emergere l’illegittimità perchè non si può stabilire che la gestione possa essere affidata a un super direttore generale designato solo dai privati. Questo è assurdo ma fa parte di logica e strategia politica di accordo tra industriali e Irsap. Del resto, da un paio di mesi gli industriali si sono messi di traverso, bocciando budget preventivo e il conto consuntivo, dando un segnale forte che vogliono contare di più nel cda dell’Ias”.

Qualche giorno prima, l’ex Presidente della Commissione Bilancio del Parlamento regionale, Vincenzo Vinciullo, aveva dichiarato “…il percorso intrapreso dal CdA dell’IAS di procedere attraverso una richiesta di parere all’ANAC a una gara ristretta per l’assegnazione della gestione del depuratore che, ricordo, è di esclusiva proprietà della Regione, è illegittimo, impercorribile e inaccettabile  in quanto la proposta è formulata da un CdA illegittimamente composto, oltre che scaduto, e questo lo dico perché ho le competenze istituzionali per vigilare sull’applicazione della legge e sul bilancio delle società partecipate a vario titolo dalla Regione, e per cui, perdurando questa situazione, sarò costretto a sottoporre gli atti prodotti dal CdA al vaglio della Corte dei Conti regionale. So che l’Irsap ha fatto una richiesta di documenti, so pure che, così come avvenuto con la Commissione Bilancio, gli uffici dell’IAS starebbero perdendo tempo nell’inviare detti documenti.Una cosa è certa: questo “babbiu” sull’IAS deve finire, è durato troppo tempo!”

Ma c’è qualcuno che si occupa dei cattivi odori, dei veleni, degli  interessi illeciti che gravitano attorno al depuratore di Priolo?

https://www.themisemetis.com/corruzione/depuratore-priolo-conflitto-interesse-gestione-fuorilegge/1288/

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