Il Cavaliere di Gran Croce Alfano, il caso Regeni ed il suo strano incarico legale del 2018, assieme al vice del presidente egiziano Al Sisi. Non sapeva l’ex potente ministro agrigentino che il capo dei servizi segreti egiziani era il figlio del Presidente Al Sisi, sospettato di avere fatto rapire ed uccidere Giulio Regeni?

Egitto: Stato ereditario, l’identikit di Mahmoud al-Sisi

Tutti i meriti del ‘Cavaliere di Gran Croce’ Angelino Alfano, insignito della più alta onorificenza della Repubblica

A settembre 2018 il neo Cavaliere di Gran Croce, l’ex ministro della Giustizia, dell’Interno e degli Esteri, Angelino Alfano, diviene consulente dello studio legale Bonelli Erede Pappalardo (Belex) di Milano, nella sezione Africa, in squadra con l’ex politico egiziano Ziad Bahaa-Eldin vicepremier con Al-Sisi e a capo dell’authority finanziaria egiziana durante la presidenza di Mubarak per la cui ‘nipote’ (così è scritto in un documento da lui votato in Parlamento e approvato grazie al voto compatto dell’armata berlusconiana) ‘si spese’ Silvio Berlusconi.

Smessi i panni di ministro Angelino Alfano, recentemente insignito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella della più alta onorificenza della Repubblica, quella di Cavaliere di Gran Croce, che fa?

Accetta l’incarico di collaborare con uno studio legale metà italiano e metà egiziano, la cui metà egiziana è riconducibile al vice di Al-Sisi. Ed Alfano accetta di lavorare assieme al vice di Al-Sisi malgrado gli ultimi due dicasteri da lui retti dal 2013 al 2018, Interni ed Esteri, erano stati messi a conoscenza, dalla magistratura e dai servizi segreti italiani, del fatto che proprio il figlio del presidente egiziano Al-Sisi, nella sua qualità di capo dei servizi segreti egiziani, era ritenuto, sin dai primi mesi del 2016, uno, se non il principale responsabile dell’uccisione del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, come potete leggere di seguito…

Tra i passi falsi compiuti dal primogenito del presidente, il più grave ricondurrebbe all’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, avvenuto a inizio 2016, sul quale il governo egiziano si ostina a fare ostruzionismo. Nel luglio dello stesso anno L’Espresso, citando delle segnalazioni arrivate alla sua rete protetta RegeniLeaks, ha collegato Mahmoud al-Sisi all’uccisione di Regeni in quanto, per il ruolo che ricopriva al Gis, non poteva non sapere della sua “scomparsa”.

Inoltre, come sottolinea sempre Jeune Afrique, i 5 sospettati identificati nel 2018 dagli inquirenti italiani sono tutti membri del controspionaggio egiziano e, dunque, sotto la sua direzione. Questa pista è stata confermata a Nigrizia da una fonte egiziana, un ricercatore costretto da anni a vivere all’estero e che per motivi di sicurezza chiede di rimanere anonimo: «La linea di difesa nei confronti degli accusati dell’omicidio Regeni da parte del governo egiziano è ormai chiara. Io credo che ci sia una relazione diretta di Mahmoud al-Sisi con l’assassinio di Giulio».