Dolore e commozione per l’ultimo saluto alla piccola Elena, “Basta violenze sui bambini”

“Tutti noi, come giudici, siamo pronti a lapidare sempre qualcuno che ha sbagliato.

Ho letto su un muro della città una frase che chiedeva riposo eterno per Elena e tormento eterno per la sua mamma.

Non credo che la piccola Elena sarebbe d’accordo con quelle parole, come ogni bambino”. Sono le parole pronunciate dall’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna, a chiusura dell’omelia pronunciata nella cattedrale etnea per l’ultimo saluto a Elena del Pozzo, la bambina di 5 anni uccisa lo scorso 13 giugno a Mascalucia dalla mamma ventitrenne Martina Patti. Davanti l’altare sulla bara bianca c’è una foto di Elena. Il nonno materno della bimba ha portato un palloncino con un personaggio dei cartoni animati. Prima della Funzione Renna ha abbracciato i familiari di Elena e il padre Alessandro Del Pozzo in chiesa con la nuova compagna.

L’arcivescovo, che ha aperto l’omelia con un brano del Vangelo secondo Marco, ha esortato i genitori a “non insegnare la violenza delle parole ai figli, né sui social, né sui nostri muri già abbastanza sporchi. Perché un bambino non è capace di concepire vendette, sedie elettriche, patiboli mediatici e, se impara queste cose, le impara da noi”.

Citando le parole di un pedagogista polacco, Janusz Korczak, morto nel campo di concentramento di Treblinka con i bambini orfani che aveva raccolto nel ghetto di Varsavia, monsignor Renna ha invitato gli adulti ad alzarsi “sulle punte dei piedi, per stare all’altezza dei bambini. Quando non mettiamo al centro i piccoli, perdiamo il metro per giudicare ciò che è importante.

Ed ecco bambini contesi, barattati nella loro dignità e nei loro diritti, resi ostaggio dalla nostra incapacità d’amare. Basta con queste violenze. I figli sono ‘pezzi di cuore’, come si dice popolarmente. Ferire un bambino è la cosa più terribile che possa accadere a una mamma, a un papà, a un adulto. Cari adulti tenete fuori i bimbi dai vostri conflitti. Ci sono altre strade da percorrere, molto più sicure per la gioia di tutti, per vedere ritornare il sorriso sul volto dei piccoli: il dialogo, il perdono, l’umiltà di chi vuol riparare, saper uscire in punta di piedi dalla vita dell’altro, con rispetto e con la mitezza”.