Dici Chinnici, pensi a Crocetta: il Pd torna al vecchio schema

GIUSEPPE MARIA DEL BASTO

Giuro che nutro il più sincero e profondo rispetto per la sua storia familiare, per il suo impegno di magistrato e per la tragica fine del padre, stroncato da un attentato mafioso il 29 luglio del 1983. Devo dire però, con altrettanta sincerità, che quando mi ritrovo davanti alla figura politica di Caterina Chinnici rivedo, tale e quale, lo schema di alleanze e di sottintesi che, nel 2012, portò alla nascita del governo Crocetta. Anche allora il Pd di Beppe Lumia e Antonello Cracolici ebbe il bisogno di nascondersi dietro la faccina pulita dell’ex sindaco di Gela, allora dotato anche di una appariscente e fuorviante aureola antimafia. Anche allora Crocetta conquistò la Presidenza della Regione col sostegno della cosiddetta società civile. Si scoprì poi che, dietro la società civile c’era, anche e soprattutto, Antonello Montante, oggi precipitato in una interminabile voragine di guai giudiziari; e si scoprì pure che le decisioni, a Palazzo d’Orleans, venivano prese non tanto dall’imprevedibile Sasà, ridotto a una macchietta buona solo per le fanfaronate televisive di Massimo Giletti, ma dal “senatore della porta accanto”, cioè da Beppe Lumia. Il quale se ne stava lì, nel cuore del palazzo, e controllava – in nome e per conto dell’antimafia, va da sé – ogni delibera, ogni intesa, ogni scelta economica, ogni accordo che gli assessori del governo andavano a stipulare con gli imprenditori o con i tanti avventurieri che popolano i sottoscala di questa sventurata Regione.

Diciamolo: non fu una bella stagione. Anzi. E lo dimostra il fatto che Rosario Crocetta ne uscì con le ossa rotte, che Lumia è addirittura scomparso dalla scena politica, che Montante è sprofondato nell’inferno della gogna, trascinando con sé una lunga schiera di angeli dannati.

Per carità, non è detto che Caterina Chinnici – se mai riuscirà a varcare il portone di Palazzo d’Orleans – finisca, come Crocetta, nelle mani di un puparo o di un “senatore della porta accanto”. Ma lo schema con il quale i maggiorenti del Pd ha impostato la campagna elettorale del prossimo autunno è identico. E non lascia ben sperare.

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