Nota di Di Nicola Morra, Presidente della Commissione Nazionale Antimafia.

Di Nicola Morra, Presidente della Commissione Nazionale Antimafia.

Ieri sera ho avuto un ripetuto scambio di considerazioni con un interlocutore che mi ha accusato di non aver fatto quanto avrei dovuto e potuto per rimediare a presunte schifezze fatte da uomini delle istituzioni.

Questa notte – e non è la prima – il mio cervello è continuamente tornato su quello scambio, in cui da un lato c’era la rabbia di chi pensava di aver ragione e che pertanto avrebbe ottenuto giustizia grazie al sottoscritto, e dall’altro c’era la mia rabbia, quella rabbia che poi diventa tristezza ed altro di indefinito, approdando anche a sentimenti quasi depressivi, perché NON POTEVO FARE NIENTE e non venivo creduto.

Non venivo creduto perché, non conoscendo adeguatamente poteri e facoltà della commissione che sto presiedendo, da parte di tanti si reputa che la stessa commissione antimafia abbia competenze e poteri di fatto illimitati, quando è assolutamente vero il contrario. Come se tutto fosse mafia, confondendo l’associazione a delinquere, di per sé gravissima, con l’ancora più grave associazione a delinquere di stampo mafioso, che è fenomeno criminale ben specifico e tipizzato dal Codice Penale, e ritenendo che una commissione d’inchiesta sia dotata degli stessi ed identici poteri dell’autorità giudiziaria, senza i vincoli che gravano sulla stessa.

Per cui, schiacciato da questi limiti ben definiti e che mi possono portare a dialogare con l’autorità giudiziaria, senza però poterle intimare alcunché – com’è giusto che sia perché l’indipendenza della magistratura è un valore sacro per qualsiasi società in cui la giustizia si voglia mantenere libera da condizionamenti da parte della politica – alla fine vivo doppiamente male perché da un lato so che non potrò risolvere la questione, quasi sempre fondata, che mi viene posta dal cittadino colpito dall’ingiustizia del potere, e dall’altro vengo anche accusato di coprire attraverso la mia personale omertà e collusione un sistema corrotto e schifoso di cui non faccio parte e che mi ha anche clamorosamente ed efficacemente sterilizzato, marginalizzandomi in ogni dimensione ove il mio agire e comunicare possa risultare potenzialmente dannoso.

Non ho certezze in merito al mio futuro, e so che resistere è facile a dirsi, ben più impegnativo a farsi. Non so cosa mi attenderà al mio rientro nei ranghi, anche se lo.posso facilmente immaginare.

So solo che fin qui penso di aver dato tanto, esponendo me e le persone che più mi stavano e stanno vicino a ritorsioni (ricordo quando si disse che avevo brigato per fare vaccinare i miei suoceri, con mio suocero morto da sei mesi e mia suocera vaccinata 15 giorni prima) che purtroppo sono state, sono e prevedibilmente saranno pesanti sotto tanti aspetti, a differenza di chi, essendosi accordato col sistema, ha trovato salotti – televisivi e non – sempre aperti, predisponendo proficuamente la sistemazione del proprio futuro senza aver mai costruito alcunché nel proprio passato.

Se son venuto meno ai miei doveri, è stato per difetto d’intelligenza, mai di volontà, poiché non mi sono mai sottratto ai miei compiti, non solo istituzionali.

Anche perché una persona che mi ha insegnato tantissimo mi ha anche fatto enormemente apprezzare un insegnamento di Giovanni Falcone che qui riporto:

“Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana”.