Un teatro con vista sui templi. È questo il sogno degli archeologi che, da oggi, tornano a scavare nel cuore dell’antica Akragas. Si riapre il grande cantiere per riportare alla luce il teatro ellenistico della Valle dei templi dopo la scoperta, nel 2016, della sua esistenza teorizzata da studiosi e appassionati e la certezza che si tratti di un luogo maestoso, ampio quanto quelli di Siracusa e Taormina e datato al IV secolo avanti Cristo. Secondo le prime analisi, il diametro dell’edificio teatrale era di circa 100 metri quanto, dunque, quello dei grandi teatri antichi.

Il sito del monumento di epoca ellenistica venne, infatti, individuato cinque anni fa tra l’entusiasmo della comunità scientifica internazionale che riaccese i riflettori sull’antica città di Agrigento. Due campagne di scavo hanno ritrovato i resti della parte sommitale della cavea – quella riservata alla plebe – ma il 70 percento del grandioso monumento dorme ancora sottoterra. E così, dopo lo stop imposto dall’emergenza sanitaria, si torna a scavare e si torna a studiare i reperti che, in questi ultimi anni, sono stati catalogati e che faranno parte di un antiquarium dedicato al teatro.

Oltre ai gradoni trapezoidali della summa cavea, infatti, sono venuti alla luce oggetti di grande interesse storico oltre che artistico: maschere teatrali, lucerne, vasi e reperti che testimoniano la frequentazione del luogo e la sua caratteristica sacra.

I nuovi scavi saranno articolati in diversi fasi: la prima, con un progetto da 200mila euro finanziato dal Parco archeologico della Valle dei templi, è partita ieri e avrà la durata di sei mesi; quella successiva sarà invece finanziata dal governo regionale. L’obiettivo è scavare l’area per riportare alla luce l’edificio monumentale che, affacciandosi sul palcoscenico naturale della collina dei templi, costituiva l’ingresso scenografico all’area pubblica della città ellenistico-romana. Il cantiere sarà “aperto” per permettere a studenti e curiosi di partecipare alla scoperta e seguire i lavori ammirando una parte della Valle dei templi finora chiusa al pubblico; saranno inoltre organizzati momenti didattici e divulgativi con l’Università di Catania e in particolare con il professore Luigi Caliò con cui è stata stipulata una convenzione nel segno della ricerca accademica.

La nuova campagna di scavi si è aperta ieri alla presenza dell’assessore regionale ai Beni culturali, Alberto Samonà, del sindaco di Agrigento, Franco Micciché, del direttore della Valle dei templi, Roberto Sciarratta, che dirigerà i lavori insieme alle archeologhe del parco: Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello e Maria Serena Rizzo. L’équipe sarà impegnata nella ricerca della parte centrale e meridionale del teatro, sperando che l’interramento abbia mantenuto le strutture in un migliore stato di conservazione come evidenzia Sciarratta.

“Il teatro di Agrigento è stata tra le scoperte archeologiche più significative degli ultimi anni che aggiunge un altro importante tassello alla ricostruzione dell’antica Agrigento, definendo ancora meglio la struttura e il contesto delle grandi città siciliane dell’antichità” , commenta l’assessore Samonà annunciando la ripresa degli scavi in altri siti dell’Isola.
La scoperta del teatro di Agrigento non è, infatti, solo quella di un monumento ma rappresenta un pezzo fondamentale della storia dell’antica polis siciliana e dunque della Sicilia antica tutta. Sì, perché la sua presenza testimonia la vita stessa della città e getta luce su un periodo finora sconosciuto della storia e trova risposte alle grandi domande dell’archeologia.

Tanti gli studiosi che, nei secoli, hanno cercato il teatro antico di Akragas e tanti anche gli scavi che si sono susseguiti per individuare il luogo dove il monaco domenicano Tommaso Fazello, appassionato di archeologia e grande studioso, a metà Cinquecento asseriva di aver visto i resti appena riconoscibili delle fondazioni di un imponente edificio teatrale, un tempo altissimo, non lontano dalla chiesa di San Nicola. Intorno agli anni Venti del secolo scorso iniziarono le ricerche, finanziate dal mecenate inglese Alexander Hardcastle, che impiegò tutti i suoi beni e la sua vita negli scavi alla Valle dei templi: nulla di fatto. E neanche il soprintendente Pietro Griffo, vent’anni dopo, riuscì nell’impresa sebbene fu capace di ritrovare i resti monumentali dell’agorà della greca Akragas e del foro della romana Agrigentum.

Ma Fazello aveva ragione: nell’estate 2016, un muro dalle particolari fattezze, ad andamento circolare, sotto le campagne del parco, riaccese l’attenzione degli archeologi di varie Università coinvolte in un progetto di ricerca curato dall’ente parco incentrato nella parte sud dell’area. Era il muro della parte più alta della cavea dove sedevano gli spettatori; era dunque il sito dove il teatro, come scenografica quinta dell’agorà, sonnecchiava. Qui nel II secolo avanti Cristo venne edificato l’edificio teatrale sopra uno già esistente e risalente al IV secolo avanti Cristo, secondo le prime analisi degli esperti che, dunque, datano il monumento dopo la seconda guerra punica quando si costruivano anche i teatri di Segesta e Solunto. La grandezza degli architetti antichi fu quella di costruire il monumento integrandolo nella maestosa piazza ellenistica ed è proprio questo rapporto tra città e teatro che gli archeologi vogliono riscoprire e approfondire per ridisegnare il nuovo volto di un’ambiziosa Agrigento.