Schifani, ogni giorno una pena

Schifani, ogni giorno una pena

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2023

Per far calmare le acque ed evitare che “il danno d’immagine”, per la Sicilia e il suo governo, diventi incalcolabile, Renato Schifani ha dato l’ordine di fermare le rotative. Prorogando i termini dell’esercizio provvisorio, approvato ieri da Sala d’Ercole, fino al prossimo 28 febbraio. Due mesi anziché uno. Per la Legge di Bilancio e di Stabilità bisognerà aspettare e se questo, da un lato, avalla la tesi del segretario della Lega Nino Minardo – cioè che fin qui hanno prevalso “polemiche e poltrone” – dall’altro permette a Schifani e i suoi assessori di tirare il fiato, in attesa dei chiarimenti di Scarpinato su Cannes (finora un po’ evasivi) e delle nomine di sottogoverno, che verranno ufficializzate da qui a poche ore.

A rendere il clima pesante, al netto delle evoluzioni sull’asse Palermo-Lussemburgo, ci sono altre due questioni. La prima è politica, e riguarda la deroga al gruppo “ufficiale” di Forza Italia, che con tre deputati spera ancora di non sparire dalla scena di Palazzo dei Normanni (da regolamento ne servono almeno quattro). Micciché è tornato a chiedere al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, di seguire la prassi, che negli anni scorsi ha sempre garantito – anche a Fratelli d’Italia – di beneficiare della “sanatoria” parlamentare. L’ultima parola, però, spetterà al Consiglio di presidenza, dove qualcuno vorrebbe fare la festa al vicerè berlusconiano. Ne è prova la diatriba di queste ore sulla presentazione della lista azzurra alle prossime Amministrative di Catania: Micciché, da depositario del simbolo, non intende lasciare spazio ai suoi carnefici (Schifani e Falcone su tutti) che nelle ultime settimane lo hanno esautorato dalla maggioranza e dal governo. “Deciderà Berlusconi”, è il ritornello dell’assessore all’Economia. Che è anche un catanese dop.

Fonte buttanissima