“Messina Denaro”, l’evoluzione delle indagini

Il 41 bis, il sequestro dei telefoni cellulari e di un’agenda, le dichiarazioni del vero Andrea Bonafede, il covo e tanto altro: come si evolvono le indagini dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro.

Il geometra di Campobello di Mazara, Andrea Bonafede, 59 anni, che ha prestato la propria identità a Matteo Messina Denaro, e che è indagato per associazione mafiosa, ha risposto alle domande dei magistrati della Procura di Palermo: “Conosco Matteo Messina Denaro fin da ragazzo, e ho comprato con i soldi suoi la casa dove lui ha abitato nell’ultimo anno, in vicolo San Vito, a Campobello di Mazara. L’abitazione è intestata a me”. Nel frattempo, una donna, paziente oncologica anche lei alla clinica “La Maddalena” a Palermo, ha raccontato: “Faceva la chemio con me ogni lunedì. Stavamo anche nella stessa stanza, era una persona gentile, molto gentile. Ci sono anche mie amiche che hanno il suo numero di telefono. Lui mandava messaggi a tutti. Ha scambiato messaggi con una mia amica fino a lunedì mattina. Lei è ora sotto shock a casa. Lui veniva chiamato Andrea. Ho fatto la chemio con un boss, incredibile. Ho fatto terapia da maggio a novembre. Abbiamo fatto la terapia insieme per tutta l’estate e lui veniva anche con la camicia a maniche lunghe”. Ancora nel frattempo le indagini proseguono serrate: addosso a Matteo Messina Denaro e sulla sua automobile sono stati trovati e sequestrati due telefoni cellulari e un’agenda di colore bordeaux, di carta, dove avrebbe annotato degli appuntamenti. Si tratta di oggetti preziosi per risalire a tutti i contatti intrattenuti dal boss, i messaggi, foto, video, audio, e i luoghi dove è stato. Un’incognita è il suo stato di salute. Vittorio Gebbia, responsabile dell’Oncologia medica della clinica “La Maddalena”, spiega: “Le sue condizioni sono gravi, la malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi. Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute. Sono certo che continuerà a ricevere tutte le cure di cui ha bisogno”. Matteo Messina Denaro ha indicato come avvocato difensore la nipote, Lorenza Guttadauro, figlia di sua sorella Rosalia e di Filippo Guttadauro. Suo nonno paterno è lo storico boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro. I Carabinieri hanno scoperto il covo a Campobello di Mazara tramite la chiave di un’Alfa Romeo 164 trovata nel borsello del boss. Attraverso il codice della chiave sono risaliti all’automobile e, con un sistema di intelligenza artificiale, hanno ricostruito, con tanto di immagini, gli spostamenti dell’Alfa Romeo. Tra le immagini vi sono anche quelle di Messina Denaro che entra ed esce dall’abitazione di Campobello di Mazara con le borse della spesa. Nel covo sono state trovate scarpe griffate, vestiti di lusso, un frigorifero pieno di cibo, ricevute di ristoranti, e finanche pillole per potenziare le prestazioni sessuali e profilattici. Alfonso Tumbarello, 70 anni, il medico di base di Campobello di Mazara, che ha curato Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, è indagato. Tumbarello, in pensione dallo scorso dicembre, è stato interrogato. Ha dichiarato: “Non sapevo nulla. Per me lui era il signor Bonafede”. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato l’ok al 41bis per Matteo Messina Denaro, adesso recluso in una delle celle singole del carcere “Le Costarelle” dell’Aquila, di poco più di 10 metri quadrati, in una delle sezioni del carcere che ospita in totale 159 detenuti, di cui 12 donne. Tra loro vi è anche la terrorista Nadia Desdemona Lioce, condannata all’ergastolo per gli omicidi D’Antona e Biagi. Nel carcere una stanza è stata appositamente allestita per somministrare al boss i farmaci chemioterapici.

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