Messina Denaro e le lettere di ‘Alessio’, “Ho conosciuto l’inferno, non temo la morte”

Matteo Messina Denaro, la ‘primula rossa’ di Cosa Nostra arrestato lunedì a Palermo, aveva intrattenuto una relazione epistolare con l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, morto di Covid nel maggio del 2021.
Dalle lettere emerge la sua filosofia di vita sull’ergastolo, il 41 bis, l’opzione del pentimento e persino la morte.

Chi era Antonio Vaccarino
Personaggio singolare Vaccarino che non è facile descrivere in breve: massone, insegnante di lettere, amico del padre di Matteo. Vaccarino fu condannato per traffico di stupefacenti ma assolto dall’accusa di mafia.

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Scoperto un terzo covo di Messina Denaro

Alessio e Svetonio
Nell’epistolario Matteo Messina Denaro si firmava “Alessio” ed all’interlocutore attribuì il nome di “Svetonio”, l’autore romano di “De viris illustribus”.
“Alessio” non lo sospettava, ma Svetonio, era stato arruolato dai servizi segreti per catturare il latitante. Riletto oggi, quel carteggio può fornire molte risposte alle domande d’attualità che non è possibile porre al boss trapanese. Dal suo rapporto con la morte, visto che secondo i medici il tumore gli lascerebbe poco da vivere, alla possibilità assai remota che il boss possa pentirsi e decidere di collaborare. Ecco i passaggi più significativi che sintetizzano il suo pensiero.

Il destino e la morte: “Mi troverà a testa alta”
Per il boss il libero arbitrio non esiste. “Un uomo non può cambiare il suo destino ma lo può vivere con dignità, da uomo vero”. La morte mi troverà a testa alta. “Con la morte ho un rapporto particolare. Da ragazzo la sfidavo con leggerezza da incosciente, da uomo maturo la prendo a calci in testa perché non la temo. Non è una questione di coraggio. Semplicemente non amo la vita. Teme la morte chi sta bene su questa terra e ha qualcosa da perdere. Io non ci sto bene su questa terra, il mondo così com’è non mi appartiene. Quando la morte verrà mi troverà a testa alta e sarà uno dei pochi momenti felici che ho vissuto”.