“Messina Denaro”, arrestato il vero Bonafede

Arrestato il vero Andrea Bonafede, “uomo d’onore riservato” di Matteo Messina Denaro: la Procura di Palermo gli contesta il reato di associazione mafiosa. Proseguono le battute di caccia investigative

Andrea Bonafede

Sarebbe un “uomo d’onore riservato” di Matteo Messina Denaro: i Carabinieri del Ros hanno arrestato Andrea Bonafede, 59 anni, di Campobello di Mazara, geometra, colui che ha prestato la sua carta d’identità a Matteo Messina Denaro, che gli ha consegnato la tessera sanitaria, per le visite e le prestazioni mediche, e il bancomat per le spese, che ha acquistato la casa, con i soldi del boss, in vicolo San Vito 4, l’ultimo covo dei capomafia prima dell’arresto. La Procura di Palermo gli contesta il reato di associazione mafiosa. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Alfredo Montalto, che ha firmato il mandato di cattura, condivide e scrive: “Andrea Bonafede ha consapevolmente fornito a Matteo Messina Denaro, per oltre due anni, ogni strumento necessario per svolgere le proprie funzioni direttive: identità riservata, un covo sicuro, mezzi di locomozione da utilizzare per spostarsi in piena autonomia. Si aggiunga che le condotte di Andrea Bonafede si sono protratte certamente per molti mesi: le parziali ammissioni dello stesso Bonafede, alla luce dei preliminari riscontri raccolti, confermano che l’acquisto dell’abitazione e la cessione di un documento di identità sul quale apporre la propria fotografia risalgono ad un periodo risalente almeno al 27 luglio 2020 (epoca di acquisto della prima automobile) o comunque al 13 novembre 2020 (epoca del primo intervento subito da Matteo Messina Denaro sotto le mentite spoglie di Andrea Bonafede). Bonafede era uomo d’onore riservato di Messina Denaro. La sua condotta di fiancheggiatore è stata sistematica e non episodica. Ha un’estrazione familiare compatibile con il ruolo di partecipe dell’associazione mafiosa, dal momento che egli è nipote del noto Bonafede Leonardo, già ‘reggente’ proprio della ‘famiglia’ mafiosa di Campobello di Mazara che ha protetto, quanto meno negli ultimi anni, la latitanza dello stesso Messina Denaro Matteo consentendogli di svolgere appieno il ruolo di capo indiscusso della consorteria di Cosa Nostra nella provincia di Trapani”. Nel frattempo uno dei numeri di telefono scritti nei “pizzini” di Giovanni Luppino, l’autista del boss arrestato con lui lunedì 16 gennaio, è di un inserzionista trapanese che vende armi usate online. In uno degli annunci più recenti su un sito internet si legge: “Vendo per conto di un amico una carabina semiautomatica, proiettili e cartucce”. Ancora nel frattempo a Campobello di Mazara, dopo i primi tre covi in vicolo San Vito, via Maggiore Toselli e via San Giovanni, si è alla ricerca di altri eventuali bunker del boss. I Carabinieri e la Polizia sono a lavoro con i georadar, ovvero degli strumenti che “scannerizzano” le pareti e rilevano se vi sono intercapedini, tunnel o degli oggetti nascosti. E con i georadar hanno già scandagliato diverse abitazioni sospette tra cui le case dei Luppino. Nel loro garage Matteo Messina Denaro ha posteggiato la sua automobile Alfa Romeo “Giulietta” nera lunedì mattina prima di recarsi alla clinica “La Maddalena” a Palermo con Giovanni Luppino alla guida di una Fiat Bravo. Giovanni Luppino ha due figli, Vincenzo e Antonino. Vincenzo, innanzi all’abitazione, ha affermato: “Mio padre ha già fornito la sua versione durante l’interrogatorio e io credo a quanto ha detto. Io non conosco Matteo Messina Denaro e non l’ho mai incontrato. Noi siamo una famiglia di lavoratori che si spaccano la schiena ogni giorno a lavorare”. I Luppino da alcuni anni gestiscono un centro di ammasso e commercializzazione di olive da mensa a Campobello di Mazara. I Luppino sono intermediari con i grossisti del Napoletano che poi comprano le partite di olive. Ancora nel frattempo è stato interrogato dai Carabinieri del Ros il proprietario della concessionaria di automobili Alfa Romeo a Palermo dove nel gennaio del 2022 Matteo Messina Denaro, sotto la falsa identità di Andrea Bonafede, ha comprato la “Giulietta” Alfa Romeo. Giovanni Tumminello tra l’altro ha affermato: “Non è vero che ha pagato 10mila euro in contanti. Ha pagato in modo tracciato. Solo quando ho visto la sua foto dopo l’arresto ho avuto la percezione di essermi trovato davanti a Messina Denaro. Ricordo solo una persona normalissima che non ha destato in noi alcun sospetto. Noi vendiamo auto. E nulla di scorretto è stato fatto da parte mia o della mia azienda”.

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