Come Trapani è stata saccheggiata dalla mafia, il controllo di Matteo Messina Denaro

Gli ultimi tre anni in provincia di Trapani sono stati veramente pesanti: l’epidemia ha colpito duramente. Ma questa provincia (con le sue produzioni vitivinicole, il sale, il marmo, la pesca, il turismo) ha tremato ma ha retto.

Anche la mafia di Matteo Messina Denaro si è adeguata, spiegano gli investigatori della Direzione distrettuale antimafia: “Pur evidenziandosi alcuni episodi estorsivi finalizzati soprattutto a mantenere il controllo del territorio, i mafiosi agevolati dalla costante crisi economica che ha colpito tutti i settori economici a causa della pandemia da Covid-19 offrono capitali illeciti e favori a una cerchia di imprenditori sempre più ampia”.

In un articolo del “Sole 24 Ore”, a firma di Nino Amadore, viene spiegato come Cosa nostra trapanese resta sempre protagonista nei vari settori dell’economia grazie a una disponibilità finanziaria consolidata nel tempo: “Recenti attività d’indagine evidenziano il carattere “silente e mercantistico” di tale organizzazione criminale – sostengono ancora gli analisti della Dia – . Intrecci e cointeressenze tra esponenti mafiosi, imprenditori ritenuti vicini a cosa nostra e politici rafforzano sempre più la malavita indebolendo, di conseguenza, l’economia legale”.

È l’altra faccia della medaglia in una provincia dalle grandi potenzialità ma fortemente condizionata dalla criminalità organizzata che è una presenza storica e ingombrante da queste parti e fino a lunedì 16 gennaio saldamente nelle mani di Matteo Messina Denaro, boss stragista latitante da trent’anni.