Tar boccia la nomina di Nicolò Marino a procuratore aggiunto di Caltanissetta
AMDuemila
06 Marzo 2023
“Il Csm ha deliberato la nomina di un magistrato non legittimato, deve disporsi l’annullamento della delibera gravata, con restituzione degli atti all’organo di autogoverno affinché eserciti nuovamente il potere di conferimento dell’incarico”. Lo scrivono i giudici della Prima sezione del Tar Lazio in merito alla controversia relativa la nomina del procuratore aggiunto di Caltanissetta. Lo scorso anno era stata deliberata la nomina del giudice di Roma Nicolò Marino, che è anche parte civile al processo Montante che si celebra a Caltanissetta, ma il sostituto procuratore Pasquale Pacifico aveva impugnato la delibera sulla base di una censura disciplinare avuta da Marino. Il processo Montante+29, quindi, continuerà a essere celebrato davanti al tribunale collegiale di Caltanissetta.
Il Csm, tuttavia, potrebbe eventualmente presentare ricorso davanti al Consiglio di Stato.
Il ricorso di Pasquale Pacifico
Nel ricorso di Pacifico, pervenuto il 13 dicembre scorso, si evidenzia come il Csm non abbia tenuto conto di una sentenza che avrebbe condannato alla censura il magistrato Marino per omessa iscrizione di notizia di reato.
Una faccenda paragonabile, come aveva detto a novembre scorso l’allora consigliere togato Sebastiano Ardita, ad una “macchiolina sul mantello del magistrato” rispetto a trentasei anni di servizio e alla gestione di complesse e delicate inchieste in materia di criminalità organizzata.
Anche nella proposta di delibera la condotta disciplinare di Marino “risulta del tutto ininfluente” e caratterizzata da “assoluta occasionalità nonché minima gravità dello stesso”. “Marino ha fatto semplicemente questo – aveva spiegato Ardita a marzo 2022 – come scrivono i suoi superiori gerarchici del consiglio giudiziario ha ricevuto tra le tante informative anche una informativa che faceva parte di in compendio molto più ampio”. “Questa informativa secondo l’originaria impostazione, perché l’ha trovata il procuratore della repubblica dopo dieci anni, è diventata prima oggetto di un’indagine penale per capire se Marino avesse favorito qualcuno. Quando si è capito che questa situazione non c’era stata”. Marino è stato incolpato di mancata iscrizione.
Ma i dati parlano chiaro ed è ormai chiaro che la vicenda disciplinare di Marino non è l’argomento centrale se paragonato a trentasei anni di fruttuose funzioni giudiziarie.
Nel 1985, aveva ricordato Ardita, la città di Catania aveva visto l’arresto di tre magistrati. “Lo Stato era in ginocchio e qualche anno dopo grazie a magistrati come Nicolò Marino la procura di Catania era riuscita a raggiungere obiettivi di giustizia rilevanti come il processo ‘Orsa Maggiore'”, cioè il procedimento che ha portato dopo tanti anni di latitanza alla cattura e poi al processo di Benedetto Santapaola componente della commissione di Cosa Nostra.

Anche l’allora consigliere togato Nino Di Matteo, durante la seduta plenaria di novembre, aveva ripreso alcuni particolari della vita professionale di Nicolò Marino.
Si tratta di un magistrato dotato di “grande professionalità, indipendenza e di un coraggio del tutto fuori dal comune”. “Ha dedicato la sua vita al contrasto al sistema mafioso” e a quei processi “in cui si è occupato della convergenza di interessi tra Cosa Nostra, la politica, e soprattutto con l’imprenditoria nell’ambito del lucroso settore dello smaltimento dei rifiuti”.
“Le sue denunce – ha ricordato Di Matteo – sono servite ad accendere i riflettori sul grande business dei rifiuti in Sicilia” ed “è stato uno di quelli che ha fatto scoppiare il sistema Montante”.
“È stato quello che, e una recente audizione lo dimostra, ha denunciato per primo anche l’influenza impropria del dottor. Montante e di altri suoi adepti nel palazzo di giustizia di Caltanissetta e non solo in quello di Caltanissetta”.
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