LA STORIA DI IGNAZIO MAIORANA: CONDANNATO PERCHÉ COLPEVOLE DI ESSERE UN UOMO ED UN GIORNALISTA LIBERO
LA STORIA DI IGNAZIO MAIORANA: CONDANNATO PERCHÉ COLPEVOLE DI ESSERE UN UOMO ED UN GIORNALISTA LIBERO
“Amici miei,
oggi mi è arrivata la sentenza di condanna a pagare 15000 € per aver riproposto uno scritto, ritenuto diffamatorio, facente parte di una raccolta di articoli de l’Obiettivo, pubblicati tra il 1985 e 1996, a firma dello scrittore di mafia Michele Pantaleone. Il libro porta il titolo “Ora la sacciu, ora la dicu”. Il processo è stato intentato dall’ing. Salvatore Bordenga di Villalba (CL). Questa spiacevole vicenda si aggiunge a quella subita per aver denunciato gli abusi nell’eremo di Liccia di Castelbuono, intentata da Mario Cicero, anche questa costatami la somma complessiva di 15000 €.
Con tutto il rispetto per le decisioni dei giudici, l’Obiettivo continua dignitosamente la propria opera da sempre sostenuta dalla comunità dei lettori che apprezzano il coraggio di osare la libera informazione”.
SE NON ORA QUANDO…
Crediamo, a questo punto, che sia arrivato il momento di fare una raccolta fondi, da utilizzare per la difesa ed il risarcimento di tutte le vittime di quella parte liberticida dello Stato che odia tutte quante le verità, anche quelle storiche.
Di quella parte dello Stato che persegue, perseguita ed addirittura condanna chi tali verità fa emergere.
Ignazio Maiorana, col suo periodico ‘L’Obiettivo’ è di sicuro una delle tante vittime privilegiate di uno Stato che, per colpa di alcune micidiali leggi sulla, si fa per dire, libertà di informazione, di espressione e di opinione, assai spesso perseguita giornalisti, blogger e cittadini liberi, per favorire lobby e potentati che esercitano ovunque, fuori e dentro i Palazzi del Potere, in tutt’Italia, un potere cieco, feudale e mafioso.
Mobilitiamoci per Ignazio e per i tanti Ignazio trascinati nei Tribunali Penali e Civili, dove paradossalmente ed ingiustamente vengono quotidianamente condannati coloro i quali difendono gli interessi pubblici e le libertà democratiche.Tutto ciò avviene proprio grazie a delle leggi, ‘ad usum delfini’, fortemente volute da chi, anche dopo la caduta del fascismo, le ha approvate ed appositamente mantenuto in piedi per colpire, soprattutto, i nemici di quella parte di potere deviato, colluso con le mafie e le organizzazioni segrete. Si tratta di leggi assolutamente infami che fanno a cazzotti con la verità e la giustizia e che, in Italia, hanno, storicamente, da sempre, decretato la morte della libertà di parola, di opinione e di espressione.
“Amici miei,
oggi mi è arrivata la sentenza di condanna a pagare 15000 € per aver riproposto uno scritto, ritenuto diffamatorio, facente parte di una raccolta di articoli de l’Obiettivo, pubblicati tra il 1985 e 1996, a firma dello scrittore di mafia Michele Pantaleone. Il libro porta il titolo “Ora la sacciu, ora la dicu”. Il processo è stato intentato dall’ing. Salvatore Bordenga di Villalba (CL). Questa spiacevole vicenda si aggiunge a quella subita per aver denunciato gli abusi nell’eremo di Liccia di Castelbuono, intentata da Mario Cicero, anche questa costatami la somma complessiva di 15000 €.
Con tutto il rispetto per le decisioni dei giudici, l’Obiettivo continua dignitosamente la propria opera da sempre sostenuta dalla comunità dei lettori che apprezzano il coraggio di osare la libera informazione”.
SE NON ORA QUANDO…
Crediamo, a questo punto, che sia arrivato il momento di fare una raccolta fondi, da utilizzare per la difesa ed il risarcimento di tutte le vittime di quella parte liberticida dello Stato che odia tutte quante le verità, anche quelle storiche.
Di quella parte dello Stato che persegue, perseguita ed addirittura condanna chi tali verità fa emergere.
Ignazio Maiorana, col suo periodico ‘L’Obiettivo’ è di sicuro una delle tante vittime privilegiate di uno Stato che, per colpa di alcune micidiali leggi sulla, si fa per dire, libertà di informazione, di espressione e di opinione, assai spesso perseguita giornalisti, blogger e cittadini liberi, per favorire lobby e potentati che esercitano ovunque, fuori e dentro i Palazzi del Potere, in tutt’Italia, un potere cieco, feudale e mafioso.
Mobilitiamoci per Ignazio e per i tanti Ignazio trascinati nei Tribunali Penali e Civili, dove paradossalmente ed ingiustamente vengono quotidianamente condannati coloro i quali difendono gli interessi pubblici e le libertà democratiche.Tutto ciò avviene proprio grazie a delle leggi, ‘ad usum delfini’, fortemente volute da chi, anche dopo la caduta del fascismo, le ha approvate ed appositamente mantenuto in piedi per colpire, soprattutto, i nemici di quella parte di potere deviato, colluso con le mafie e le organizzazioni segrete. Si tratta di leggi assolutamente infami che fanno a cazzotti con la verità e la giustizia e che, in Italia, hanno, storicamente, da sempre, decretato la morte della libertà di parola, di opinione e di espressione.