IL GRANDE GIORNALISTA SILVIO SCHEMBRI RACCONTA SU REPUBBLICA IL SUO ULTIMO VIAGGIO DA ROMA AD AGRIGENTO, UN DISASTRO!

Vivo a Roma ma sono di Agrigento e lì sono tornato per qualche giorno. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha recentemente suggerito ai turisti di visitare la meravigliosa città dei Templi e la sua zona balneare. E allora, nei panni di un turista, non solo come un emigrato mi sono messo in viaggio.

Ore 7. Esco in anticipo da casa, meglio prevenire. Arrivo in treno a Fiumicino. Volo in orario. “Menomale!” penso. “Avrei perso la coincidenza con il pullman per Agrigento dall’aeroporto di Palermo”. E invece partiamo in ritardo.

Perdo il bus.

Penso al treno Agrigento-Palermo, ma rischio di non fare in tempo a raggiungere la stazione con i mezzi pubblici (e poi la linea ferrata è interrotta: a un certo punto si scende dal treno e si sale su un bus. Ci metterei più tempo).

Ok, decido di aspettare il prossimo pullman per ottimizzare il più possibile. Ma è un’ora e mezza dopo (!). E ci sono 35 gradi all’ombra. Pazienza. Ore 12:15, ci siamo. “Finalmente!” dico. Ma la compagnia di trasporti non accetta pagamenti elettronici. Già, proprio così. Tutto folle, ma è così. “Solo contanti”. Trovo una banconota e alcune monete nello zaino, riesco a pagare il biglietto. Partiamo in ritardo anche da qui, ma i numerosi cantieri e semafori sulla SS189, che stanno lì da tanti anni, ci fanno dimenticare tutto in fretta.

Risultato? Sono uscito da casa a Roma alle 7. Sono arrivato ad Agrigento alle 15:30. I ritardi sono imprevisti, si dirà. Giusto. Ma se fosse andato tutto liscio c’avrei comunque impiegato circa 7 ore (!) anziché quasi 9. Nonostante il volo duri appena un’ora.

E sorvolo sul tema ormai noto dei costi dei biglietti.

Non ho mai amato quelli che fanno a gara per denigrare il meridione gratuitamente sui social, ma questa storia la scrivo perché mi sono accorto che ci siamo praticamente abituati a questo sistema. Ed è la peggior cosa che poteva accadere.

Come possiamo mai pensare che ci sia un futuro turistico in questo modo? Quanto tempo servirà ancora per capire che questo lembo di Sicilia (il cui capoluogo, Agrigento, sarà capitale italiana della cultura 2025) è totalmente abbandonato sotto ogni aspetto? O meglio: quanto tempo servirà affinché la politica prenda seriamente di petto questo problema, cercando quantomeno di rendere un po’ meno doloroso per centinaia di migliaia di siciliani il fatto di dover andare a vivere lontani da casa? Non abbiamo autostrade, non abbiamo treni, non abbiamo un aeroporto, non abbiamo collegamenti a sufficienza nonostante nella nostra provincia ci siano addirittura paesi con il record di emigrati.

Se esistono situazioni come quelle che ho vissuto oggi vuol dire che qualcuno non ha saputo fare il proprio lavoro. E soprattutto che nessuno ha ancora compreso che così facendo i turisti andranno sempre più altrove.

Ps. Oggi nonna Dina fa 89 anni. E mi sono perso il pranzo con tutta la famiglia, nonostante sia uscito da casa praticamente all’alba nel tentativo di non mancare a questo importante appuntamento. E questa cosa mi fa girare tanto le scatole. Tanto. Ecco.