Il processo ‘Ndrangheta stragista e quella ”fastidiosa” ricerca della verità

Aaron Pettinari 11 Ottobre 2022

Ieri in aula sentito il commissario capo della Dia di Reggio Calabria Michelangelo Di Stefano

Da quando la Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, presieduta da Bruno Muscolo, su richiesta del Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, ha dato il suo “ok” all’acquisizione dei collaboratori di giustizia Marcello Fondacaro e Girolamo Bruzzese, e per l’acquisizione di un verbale di Gerardo D’Urzo, deceduto nel 2014 nel carcere di Pavia, certa “stampa di regime” ha riacceso i propri interessi verso questo processo.
Basta leggere alcuni titoli di giornale dei giorni scorsi per capire quanto i detrattori e commentatori anti trattativa Stato-mafia temano anche questo processo che ha già avuto il grande merito di riscrivere una fetta di verità sulla stagione delle stragi spiegando come, e soprattutto perché, anche la ‘Ndrangheta abbia partecipato in maniera attiva assieme a Cosa nostra.
“Craxi e Berlusconi in un agrumeto coi boss”. Fantasie giudiziarie (scrive Il Fogliolo scorso 6 ottobre); “Il teorema del patto tra Stato e mafia (bocciato a Palermo) riesumato a Reggio Calabria” (ripete ancora Il Foglio il 7 ottobre); “‘Ndrangheta stragista: anche i pentiti si danno alla geopolitica” (insiste Il Dubbio il 4 ottobre).
E poi seguono una serie di considerazioni per dimostrare la non validità del processo che in primo grado ha già portato alla condanna all’ergastolo del boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e del boss di Melicucco Rocco Santo Filippone. Il tutto condito con riferimenti (almeno per Il Foglio) al processo di Palermo che, diversamente a quanto asserito, non ha affatto bocciato la trattativa. Nonostante le assoluzioni degli imputati eccellenti, infatti, nelle motivazioni della sentenza si parla di “iniziativa improvvida”, di “ibride alleanze” con l’ala moderata di Cosa nostra e di “rischio mal calcolato” della trattativa, che ha poi portato alle stragi del 1993. Evidentemente bisogna dedurre che tremila pagine da leggere erano troppe.
Ma torniamo al “fastidio” che il processo ‘Ndrangheta stragista, in corso a Reggio Calabria, genera un rinnovato interesse, accompagnato da malcontento.
Il motivo è presto detto.
Tra gli argomenti affrontati da quei tre collaboratori di giustizia, infatti, vi sono degli incontri che gli ex Premier Silvio Berlusconi e Bettino Craxiavrebbero avuto con i vertici della ‘Ndrangheta proprio per spingere l’ascesa politica dell’ex Cavaliere. Poi ancora i summit tra Cosa nostra e la criminalità organizzata calabrese per definire la strategia stragista, anche sul piano politico; il ruolo di Giuseppe Graviano; la delusione su Marcello Dell’Utri che non aveva mantenuto i patti; l’appoggio della massoneria occulta per il neonato partito politico Forza Italia.
In attesa di sentire in aula i pentiti oggi è stato audito Michelangelo Di Stefano, commissario capo della Dia di Reggio Calabria che ha redatto l’informativa sui riscontri alle dichiarazioni dei predetti.