QUEL FILMINO DISUMANO GIRATO A LATINA

da William Beccaro | 28 Ago, 2023

Quindi la storiaccia è questa. A Latina, festa in spiaggia di Ferragosto: una ragazza beve, forse fa caldo, forse non regge, e sta male. Finisce a terra incosciente.

Il vestito è corto e le si alza. È scomposta e altre parti del suo corpo si scoprono.

Un ragazzo, minorenne come lei, riprende le nudità che riesce. Fa un video e lo viralizza tra i suoi amici.

Di condivisione in condivisione, il video arriva, giorni dopo, alla ragazza che, sconvolta, avverte i genitori e le autorità avviano le procedure del caso.

“Diffusione di materiale pedopornografico” è il reato contestato. Quattro i ragazzini già denunciati a piede libero.

Come molti reati, anche questo, ha una definizione che sembra punire un’azione, quando è un’altra che sanziona.

È, infatti, riduttivo pensare che l’oggetto sia lo scambio di un filmino con una minorenne discinta, a essere punita è la violenza verso la ragazzina, è l’umiliazione perpetrata e ripetuta nei suoi confronti.

C’è, in quella che molti definiranno come “una ragazzata”, la disumanità di un’azione del tutto incurante della persona e delle conseguenze di quella azione su quella persona.

Tanti anni fa, all’arrivo delle prime foto facili da telefonino, ricordo che, nei luoghi teatro di omicidi e altre nere cronache, agenti di polizia e carabinieri cominciarono a usare i teli a coprire le vittime.

Non lo facevano per limitare i fotoreporter, ma quelli “delle foto ricordo” da mostrare agli amici.

I nostri figli, purtroppo, sono spugne anche delle pulsioni peggiori. E questo non giustifica nessuno, ma aggiunge alla condanna dei ragazzi, quella degli adulti che non hanno saputo riconoscere nel proprio vissuto il germe di quel che è andato a frutto nelle generazioni successive, nei giovani che, al medesimo pozzo contaminato, si è consentito si abbeverasser