C’è chi si “arrimina” e chi è una “camurria”: alcune parole siciliane (quasi) intraducibili

​​​​​​​La lingua siciliana è ricca di espressioni e parole che spesso risultano difficili da tradurre in altre lingue. Ecco una lista di parole siciliane su cui scervellarvi

Balarm 
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Pubblicato il
29 agosto 2023

Ogni Paese ha un proprio vocabolario ricco di connotazioni ed evoluzioni linguistiche che dipendono dalla storia e dalla cultura del luogo.

In alcuni vocabolari, infatti, esistono vere e e proprie parole intraducibili in altre lingue, concetti che non possono essere riportati da una lingua ad un’altra con un unico termine ma che devono essere spiegati utilizzando più parole.

La lingua siciliana è ricca di espressioni e parole che spesso risultano difficili da tradurre in altre lingue, poiché portano con sé sfumature culturali, storiche ed emotive particolari.

Ecco una lista di dieci parole ed espressioni siciliane difficili da tradurre in italiano, con una possibile spiegazione approssimativa.

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Arriminarsi
Il significato di questa parola varia a seconda del contesto in cui la si usa. Ad esempio, se la usiamo in cucina significa “mescolare, girare”, se invece lo usiamo nei confronti di una persona, arriminarisi è un’esortazione a sbrigarsi perché si sta perdendo tempo.

Annacarsi
Una parola, mille significati. Significa “cullare o dondolare”, se riferito a qualcuno che si atteggia allora è uno ca s’annaca o ancora e se passa una bella ragazza, ci sarà sempre qualcuno a dire “Talè come s’annaca“. In forma imperativa, invece, annacati vuole dire “sbrigati”.

Azzizzare
Azzizzare significa “imbandire, abbellire, preparare a festa”, dal verbo arabo di eguale significato El Aziz.

Chi nicchi e nacchi
Si usa quando qualcuno è fuori luogo e dice qualcosa che non ha grande significato o nesso logico con ciò di cui si sta parlando. Trovare però il perfetto corrispettivo in italiano è davvero difficile.

Camurria
In Sicilia lo diciamo almeno una volta al giorno per esprimere fastidio insistente da parte di una persona. L’origine della parola è legata a una leggenda. Esiste anche una simpatica filastrocca per tenere distanti le “camurrie”.