Il giornalista Borrometi smentito anche sull’aggressione fisica ad opera di due malviventi. Il Gup Maggione ha archiviato il procedimento per manzanza di testimoni e di riscontri

Ragusa. Il giornalista Paolo Borrometi è stato smentito dall’Autorità Giudiziaria anche sull’aggressione fisica che lui asserisce di aver subito il 16 aprile 2014 ad opera di due malviventi che gli avrebbero procurato una lesione permanente alla spalla. Su quell’aggressione si è dovuto occupare il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Ragusa, Claudio Maggione, chiamato ad emettere sentenza di archiviazione per assoluta mancanza di riscontri. Le indagini della Squadra Mobile di Ragusa si sono concluse con un nulla di fatto in quanto non sono stati individuati dei testimoni oculari e nessun aiuto è arrivato dalle videoriprese delle telecamere installate nella zona in cui sorge la proprietà della famiglia Borrometi. Il quale viene smentito anche dai tabulati telefonici avendo sostenuto che alcuni giorni prima dell’asserita aggressione aveva ricevuto una teledonata in cui l’ignoto interlocutore gli ha rivolto la seguente domanda: ”Chi cazzu fai?”, in dialetto siciliano.
Gli investigatori della Squadra Mobile hanno, però, individuato una telefonata ricevuta dal giornalista il 12 aprile 2014 alle ore 20,17 da parte di un interlocutore che parlava il dialetto milanese. Dall’esame dei tabulati gli investigator della Squadra Mobile scrivono nel rapporto inviato alla Procura di Ragusa che la conversazione telefonica è durata fino alle ore 20,21 – 20,22 e sono state fatte dall’utenza di Mauro De Bortoli, residente a Vaprio D’Adda, in provincia di Varese, “ persona conosciuta dal Borrometi con cui lo stesso ha avuto sempre rapporti cordiali e che non si esprimerebbe comunque in dialetto siciliano stante la sua zona di provenienza” – sottolinea nella sentenza di archiviazione il giudice Claudio Maggione.
Il Gip del Tribunale di Ragusa ha rigettato l’opposizione del Borrometi che. nonostante l’assenza di testimoni oculari e di riscontri, insisteva nel definirsi vittima di una violenta aggressione fisica, si batteva contro l’archiviazione perché a suo dire non era stato valorizzato l’esame del DNA sulla sigaretta rinvenuta nel luogo dell’aggressione. Il Gip replica sostenendo che tale accertamento è irrilevante “in quanto manca un soggetto sospettato con il profilo genetico del quale andrebbe confrontato quello estraibile dalla saliva presente sulla sigaretta”.
Nonostante l’archiviazione il giornalista Borrometi ha raccontato in tutte le trasmissioni televisive di essere stato aggredito e picchiato dagli aggressori, commovendo tantissime persone e persino Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, vera vittima di un attentato con autobomba. Salvatore Borsellino nel criticare l’ex presidente della Commissione Antimafia siciliana Claudio Fava per aver querelato Borrometi prende posizione a favore dell’avversario di Fava “un giornalista che vive sotto scorta perché minacciato di morte già aggredito e pestato dalla mafia”. Chissà qual è la sua fonte? Il Gip di Ragusa ha archiviato perché il racconto di Borrometi non è stato confermato né da testmoni oculari né dagli accertamenti tecnici effettuati dagli investigatori della Squadra Monile di Ragusa. L’ispettore di polizia Giuseppe Modica afferma: “Mi sono recato sul luogo dell’aggressione e ho trovato il giornalista Borrometi sdraiato a terra e suo padre che scattava delle foto e gli suggeriva la posizione da assumere per rendere credibile l’aggressione”. E il giornalista Borrometi, nella recente conferenza svoltasi nella sede della Federazione nazionale della stampa, è scoppiato in lacrime dicendo ai giornalisti presenti: ”L’ho visto morire tra le mie braccia e hanno cercato di gettargli del fango addosso per colpire me”. Che pena, dottor Borrometi.

Diario 84