
Di Emilio Tringali.
LUTTO
Un treno travolge un gruppo di operai. Ne muoiono cinque, all’istante. In un’Italia della deindustrializzazione premeditata, della frantumazione sindacale, dell’annientamento corporativistico dell’unitร operaia. Le infrastrutture verso la privatizzazione globale, senza Patria e senza bandiera, sono territori selvaggi da conquistare, coloniali, territori per i predoni finanziari delle holding e dei fondi, per lo piรน stranieri di dominio. Italia decadente su tutti i fronti, senza classe politica, senza giustizia giusta, terra di fuochi e povertร , dei mille mestieri delle “formazioni professionali” sciacalle. Se i ragazzi morti in questa sciagura fossero stati operai diretti delle ferrovie avrebbero saputo di piรน, avrebbero lavorato in un contesto mutuale dove il lavoro รจ una collaborazione tra colleghi di pari dignitร , sarebbero stati parte stabile e partecipativa dell’intera organizzazione e qualcuno, in una chat, avrebbe ricordato ai colleghi che loro sarebbero stati lรฌ quella dannata sera in quel maledetto binario, forse con un apparente banale messaggio in chat, del tipo “Okkio che stasera siamo sui binari. Ciao colleghi e buona serata”. Invece, sconosciuti raccattati da un appalto esterno. Oggi ferrovia, domani autostrada o cassiere al supermercato. Dove sono finiti gli anni ’90? Le promesse che l’Europa avrebbe portato standard di lavoro migliorativi? C’era un’Italia forte, si producevano autovetture di qualitร ma anche maestranze professionali invidiate dal resto del mondo. C’era il tessile, l’elettronico, il chimico โฆ C’era un po’ di sovranitร nazionale. I sindacati, la cultura, il cinema โฆ ecco, il cinema โฆ “La classe operaia va in paradiso”.