Una nota di benvenuto, che però è piena di riferimenti polemici a cominciare da un auspicio: “Confidiamo che il lavoro fin qui svolto dalla Procura di Napoli continui con le stesse modalità“, anche “senza clamori mediatici“. È in questo modo che la sezione napoletana di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, ha deciso di accogliere l’arrivo di Nicola Gratteri come nuovo procuratore del capoluogo campano. Mercoledì al Csm il magistrato calabrese è stato eletto a larga maggioranza, ma contro la sua nomina si sono schierati gli 8 componenti della sinistra giudiziaria: i 6 togati di Area, Mimma Miele di Magistratura Democratica e il laico in quota Pd, Roberto Romboli. Come ha raccontato Il Fatto Quotidiano Gratteri viene accusato di essere un “padre-padrone”, locuzione pronunciata durante il plenum da Maurizio Carbone, ex segretario dell’Anm: “Crea problemi che all’audizione Gratteri si è posto come un dirigente quasi padre-padrone”, vede il ruolo di procuratore come “fortemente gerarchizzato” al punto che, secondo il consigliere togato di Area, “si sbarazza di aggiunti e pm, che ritiene non svolgono al meglio il lavoro dal suo punto di vista”.
<<È comparsa una nota di benvenuto minacciosa diramata da Magistratura Democratica di Napoli, ovvero da Piscitelli, Volpe, Varone, ecc. ecc. ecc.>>.
Così esordisce Francesco Bongiovanni che conosce bene la grave situazione in cui versa la giustizia a Napoli. A seguire riportiamo alcune sue considerazioni.
<< Noi avevamo già parlato di “valigie”, adesso si parla di “traslochi”. Tutto gira attorno al fatto che si fa ricorso da parte di alcuni magistrati di MD (Magistratura Democratica) all’uso alternativo della Giustizia.
Un uso innovativo del diritto che, in teoria avrebbe dovuto creare un miglioramento sociale, ma che nella realtà napoletana è servito invece a zittire tutte quante le voci libere che invocavano il giusto equilibrio giudiziario, al fine di assicurare una Giustizia il più possibile vicina ai cittadini.
La situazione di totale sbando dell’amministrazione della giustizia a Napoli ha inoltre favorito la piena affermazione di un potere assoluto, un potere cieco e liberticida, di un gruppo di personaggi, che nella città partenopea, per un numero imprecisato di anni, ha fatto il bello ed il cattivo tempo. Da quel palazzaccio di giustizia campano, non a caso, è uscito fuori il nome di Melillo, preferito a Nicola Gratteri, quale procuratore nazionale antimafia ed appartenente alla stessa corrente di magistrati che a Napoli ha finora fatto carne di porco della giustizia, della giustizia vera.
Evidentemente le grida di dolore sono arrivate oltre i confini della città di Napoli, tanto che si è deciso forse di correre ai ripari, per tentare di fermare il solito, per così dire innovativo e distorto, uso alternativo della Giustizia.
Che sia la fine dello squadrismo giudiziario napoletano?