Una notizia che lascia l’amaro in bocca: La “Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato” sarà messa all’asta il prossimo 8 febbraio. Sulla casa-museo dell’antimafia che ha preso il nome dal simbolo per eccellenza Peppino Impastato, voce libera contro mafia e la politica di Cinisi, gravava un pignoramento già da tre anni per un debito, contratto dal fratello di Peppino, Giovanni, di oltre 130 mila euro, nei confronti dell’attore e cabarettista Dario Veca. Insieme alla casa saranno mesi all’asta altri sette lotti e tra questi anche l’attuale abitazione di Giovanni Impastato.
La notizia è stata scritta dal Giornale di Sicilia. L’abitazione di corso Umberto I 220, di Cinisi, nel Palermitano, dove viveva il militante di Democrazia proletaria ucciso il 9 maggio ’78, accusato prima di essere uno stragista e mascariato da tutti, e dopo diversi processi riconosciuto vittima di omicidio per mano di “Gaetano Badalamenti”, nel 2013 fu trasformata in una vera casa-museo grazie ai lavori di ristrutturazione finanziati da “Fondazione con il Sud”, a suo tempo nell’ambito del piano “Un ponte per la memoria”, avviato a Cinisi nel 2012.
Il caso della Casa memoria Impastato
Negli 2000, Dario Veca aveva firmato con Impastato un preliminare per l’acquisto di un immobile vicino alla vecchia stazione di Cinisi, versando 420 milioni di lire, l’intero valore dell’appartamento.
Il rogito notarile venne rinviato per sette anni fino a quando “Giovanni mi comunicò che la casa era coperta da un’ipoteca – racconta Veca – e che quindi mi avrebbe rimborsato l’intera somma. Mi ha restituito solo 79 mila euro, e poi mi ha consegnato alcuni assegni che sono tornati indietro”. Così Veca chiede a Giovanni di cedergli un suo bene per chiudere la vicenda, “lui, invece, avrebbe voluto darmi 250 o 300 euro al mese ma solo quando ne avrebbe avuto la possibilità. Il debito si sarebbe estinto in almeno 45 anni. Non ho nulla contro la Casa Memoria, a me interessa recuperare quanto mi spetta”.
Merita un particolare riscontro quanto dichiarato di seguito dal Veca, considerato che accusa Giovanni Impastato di amicizie, cosa che Peppino avrebbe denunciato sicuramente. Afferma il Veca: “Lo consideravo un amico. Grazie alle sue conoscenze mi aveva promesso di darmi una mano per ottenere qualche parte nel mondo del cinema”, spiega Veca che ha recitato nel film “I cento passi”.
Un’affermazione chiara e su cui gli organi competenti, Commissione Antimafia compresa, dovrebbe indagare per capire quali sono queste conoscenze che Giovanni Impastato avrebbe nel mondo del cinema.
Considerato che Dario Veca, così viene riportato lungo l’articolo ripubblicato anche dall’Ansa, ha scritto una mail al presidente dell’Antimafia regionale, Antonello Cracolici, chiedendo se “può una tale persona andare nelle scuole e parlare ai ragazzini di legalità e antimafia”.

La replica
Giovanni Impastato replica così: “E’ una storia vecchia, i giudici verificheranno. Non ho altro da dire”.
L’intrigata faccenda
Il giornale La Sicilia, qualche anno fa, riportò una faccenda un po’ intrigata che riguardava la pizzeria di Giovanni Impostato. Nel lungo articolo, il bravo giornalista, riportò che la pizzeria Impastato, quella gestita dalla moglie di Giovanni Impastato, ricevette un provvedimento di cessazione di attività da parte del Suap del Comune di Carini in quanto le licenze del locale erano state rilasciate dal Comune di Cinisi anziché da quello di competenza.
Inoltre, dopo una presentazione di un esposto anonimo scattarono dei controlli di Guardia di Finanza, Polizia municipale e dell’Asp provinciale Carini che riscontrarono: carenze igienico sanitarie, modifiche strutturali non autorizzate e presunte irregolarità riguardo a scontrini fiscali.
A suo tempo, Giovanni Impostato confermò l’accaduto affermando: “C’è un problema di confini, il comune di Carini mi ha fatto presente che il locale ricade nel suo territorio e noi avevamo le licenze per Cinisi, quindi ci dobbiamo adeguare”.
Sulla chiusura del locale, sempre lo stesso, dichiarò: “Abbiamo chiuso noi – dice -, non ci ha fatto chiudere nessuno. Stiamo facendo dei lavori di ristrutturazione, stiamo sistemando il tetto perché c’erano delle infiltrazioni di umidità. C’era un po’ di amianto e lo abbiamo dovuto togliere. Abbiamo chiamato l’Unità sanitaria locale – afferma – per capire come ci dobbiamo adeguare, i muratori stanno lavorando”.
Tutta la documentazione raccolta finì alla procura di Palermo, per valutare la sussistenza di ipotesi di reato, ma nel frattempo si aggiunsero altre presunte irregolarità, come accertamenti sulla proprietà dell’area in cui ricade l’attività, che parrebbe essere dei parenti statunitensi degli Impastato.
Ma a che punto sta la denuncia di Impastato
A febbraio, come abbiamo scritto all’inizio, il bene si presume andrà all’asta, ma Giovanni Impastato a suo tempo avrebbe avanzato una denuncia contro Veca per usura, fatto che, se accertato potrebbero cambiare le carte in tavola, ma a quello che ci risulta le indagini, al momento, non sono approdate a nulla.