Generale Costa, ora da Ministro dell’Ambiente, dopo aver fatto luce su ‘La terra dei fuochi’ in Campania, liberi la Sicilia dai signori delle discariche – Dossier sull’illegale gestione dei rifiuti in Sicilia, con particolare riferimento alla discarica dei fratelli Catanzaro…

L’unica speranza che ci resta, per far fronte, in Sicilia, all’eterna emergenza-rifiuti, è quella di rivolgerci al Generale Sergio Costa, che è stato comandante della Regione Campania dei Carabinieri Forestali, nonché l’artefice principale dell’inchiesta condotta dai magistrati campani sulla “Terra dei fuochi” .

Adesso è stato chiamato a guidare il Ministero dell’Ambiente.

Signor Generale, ci rivolgiamo a questo punto a Lei, per farle presente che non ha senso, come hanno fatto sinora tre Governi Regionali, lasciare operare in difformità rispetto a quanto previsto dalle vigenti leggi ambientali, una delle più grandi discariche della Sicilia, quella di Siculiana-Montallegro, nell’Agrigentino.

Una discarica che è stata gestita, sino allo scorso anno, da Giuseppe Catanzaro, presidente di Confindustria Sicilia, autosospesosi qualche settimana fa perché accusato, dalla Procura di Caltanissetta, di corruzione, associazione a delinquere, finanziamento illecito ai partiti ed abuso d’ufficio. Tra i tanti capi di imputazione contenuti nelle carte processuali a carico del Catanzaro, uno riguarda una presunta tangente di un milione di euro che egli avrebbe dato all’ex Presidente della Regione, Rosario Crocetta, anch’egli sotto inchiesta.

Il Catanzaro, secondo i magistrati nisseni, avrebbe pagato un milione di euro a Crocetta, in cambio del rinnovo delle autorizzazioni per la sua mega discarica di famiglia?

Signor Generale, chieda ragguagli ai Magistrati nisseni e segua da vicino, se può, gli sviluppi di quest’altra inchiesta siciliana, denominata ‘Double face’, per la doppia natura dei personaggi coinvolti che, da tutori della legge o presunti paladini della legalità e dell’antimafia, si sono trasformati in dei fuorilegge. Essa è conosciuta anche come ‘Sistema Montante’, perché a capo dell’Associazione a delinquere c’era Antonello Montante, il predecessore di Catanzaro alla guida di Confindustria Sicilia, attualmente detenuto in carcere a Caltanissetta, nonché suo amico e strenuo difensore dei suoi ingenti interessi economici, che ruotano proprio dentro la sua discarica.

Nell’ambito di questo procedimento, così come di altri in corso in Sicilia in materia di illegale gestione dei rifiuti, ci sono delle affinità che si potrebbe rivelare assai simili alla già citata inchiesta ‘Terra dei fuochi’, che lei personalmente ha già seguito con successo.

Per il momento, non sappiamo fino a quando, la Regione Sicilia ha imposto la chiusura della discarica della famiglia Catanzaro dove, da oltre un decennio, vengono sotterrati milioni di tonnellate di rifiuti indifferenziati e senza effettuare il trattamento meccanico-biologico, provenienti da una quarantina di Comuni.

Nella discarica gestita dalla Catanzaro Costruzioni s.r.l. si è operato, per lo meno sino al 2016, provocando un gravissimo inquinamento ambientale.

A Siculiana e nel confinante paese di Montallegro si è sotterrato di tutto, compresi i nostri preziosi rifiuti riciclabili e non biodegradabili.

Stiamo parlando di milioni di tonnellate di plastiche, pneumatici, vetro, ma anche di centinaia di migliaia di tonnellate di cosiddetta frazione umida, ossia i nostri resti alimentari, che avrebbero potuto essere trasformati in compost, in concime per l’agricoltura, attraverso anche dei metodi di decomposizione naturale.

Ed invece sono finiti tutti quanti sotto terra, producendo milioni di litri di liquido altamente tossico che, in gergo tecnico, a benefico di chi non la sapesse, si chiama ‘percolato’.

Dove sono andati a finire milioni di litri di percolato? Probabilmente è penetrato nelle falde acquifere o è finito nei torrenti per poi terminare nel vicino mare di Siculiana?

C’è chi sostiene che una parte di questo velenosissimo liquido giace ancora lì dentro, sotterrato all’interno delle vasche dismesse, modalità di smaltimento, anche questa, non consentita dalle vigenti norme ambientali.

Esso, infatti, andrebbe smaltito in appositi impianti.

Noi non sappiamo nulla in proposito. Ma neanche chi di dovere si è mai interessato a capirne di più.

E dire che riguardo al possibile inquinamento ed alle esalazioni provenienti dalla discarica dei Catanzaro, nell’agosto del 2015, è stata presentata una regolare denuncia presso la Procura della Repubblica di Agrigento, da parte di Filippo Tavormina, ex comandante dei Vigili Urbani di Montallegro, comune quest’ultimo dove ricade una porzione di questa bomba ecologica agrigentina.

A distanza di 3 anni, malgrado siano state organizzate anche delle manifestazioni di protesta, per quanto ci risulta, non è stato effettuato alcun controllo da parte delle autorità preposte.

Siamo a conoscenza, comunque, di un’altra ‘nobile’ motivazione imprenditoriale che ha spinto ed animato i Catanzaro a sotterrare da sempre i rifiuti indifferenziati.

Adesso vengo e mi spiego…

Loro si sono fatti pagare dai comuni, prima del 2016, intorno a 70 euro a tonnellata.

Nel 2016 si è scoperto che erano privi di impianti di trattamento meccanico-biologico, tant’è che il loro amico presidente della Regione, Rosario Crocetta è stato costretto, per qualche mese, a far chiudere la discarica di Siculiana-Montallegro, per il tempo necessario di autorizzare un mini impianto di biostabilizzazione mobile.

In pratica a giugno del 2016 hanno chiuso ed a luglio hanno riaperto, facendo pagare ai comuni, da quando hanno riaperto i battenti, non più 70 euro a tonnellata, ma più del doppio, più di 150 euro!

Bell’affare no!

Ma ancora non vi ho detto il perché i Catanzaro, potendolo fare prima, rispettando così le norme ambientali, hanno preferito da sempre sotterrare tutti quanti i rifiuti in maniera indifferenziata.

Essi utilizzano parte delle esalazioni gassose, derivanti dalla decomposizione della frazione umida, per produrre energia che se la vendono, realizzando un ulteriore guadagno.

Ecco spiegato un altro dei motivi per cui noi cittadini siamo stati costretti, in un modo o nell’altro, o con le buone, o con le cattive, a ‘dari lu mussu’ nella discarica dei Catanzaro.

Gli affari sono affari e poco importa se l’ambiente ed i cittadini soffrono e magari si ribellano e protestano contro la discarica dei Catanzaro, contro l’inquinamento e la possibile crescita anche delle morti causate dai tumori. Tanto nessuno li ascolta, nessuno controlla, tutto tace!

Almeno sinora.

Ed anche le Amministrazioni dei comuni interessati sono latitanti, in cambio di un contributo economico di qualche decina di migliaia di euro annuo che la ‘Catanzaro Costruzioni’ s.r.l. concede per organizzare feste e festini, alla faccia della salute e della vita degli abitanti di Siculiana e Montallegro.

Per la verità uno strano controllo, rimasto in gran segreto e che non ha portato a nulla di fatto, c’è stato. E’ stato effettuato dal Libero Consorzio dei Comuni di Agrigento, la ex Provincia Regionale, per intenderci.

Il tutto è avvenuto tra il 2016 e aprile del 2018.

Il tutto per ora è finito a tarallucci e vino, presso la terza Commissione Tributaria di Agrigento.

Ma io, per il si e per il no, ho scritto una lettera aperta all’attuale Presidente del Libero Consorzio di Comuni, il magistrato in pensione Alberto Di Pisa.

Non si sa mai!

Lettera che potete leggere di seguito

Il 9 aprile scorso si sono recati presso la discarica di Siculiana i funzionari responsabili dell’ufficio tributi e dell’ufficio preposto ai controlli ambientali, dell’ex Provincia Regionale di Agrigento, rispettivamente Rosalda Passarello e Gerlando Piparo.
Tale circostanza si può appurare spulciando il foglio di marcia dell’auto di servizio del cosiddetto Libero Consorzio di comuni (ossia l’ex Provincia Regionale) di Agrigento. Si tratta degli stessi funzionari che, tra il 2016 ed il 2017, avevano elevato intorno a 10 milioni di euro di multe ai fratelli Catanzaro, gestori della discarica di Siculiana. Sempre ad aprile, la terza commissione tributaria di Agrigento ha accolto il ricorso presentato dai Catanzaro, annullando gli oltre 10 milioni di sanzioni, comminate proprio dai due funzionari già citati, Passarello e Piparo. La sanzione riguardava il mancato versamento di una ecotassa di 6 euro a tonnellata di rifiuti. Tassa dovuta dai Catanzaro, come previsto dalle norme ambientali regionali, statali ed europee. Gli imprenditori di Siculiana, sino al 2016, non avevano mai effettuato nella loro discarica la selezione e la biostabilizzazione dei rifiuti, sotterrandoli in maniera indifferenziata, provocando gravissimi danni ambientali.
Di tale illegale modalità di smaltimento si è venuti a conoscenza nel corso dell’audizione davanti alla Commissione Bicamerale di Inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sui reati ad esso correlati, presieduta dall’On. Alessandro Bratti, a giugno del 2016. Nel corso di quell’audizione è stato lo stesso presidente di Confindustria Sicilia, oggi autosospesosi, perché raggiunto da avviso di garanzia per associazione a delinquere, corruzione ed altro, Giuseppe Catanzaro, gestore, assieme ai fratelli, della discarica di Siculiana, sino al 2016 a dichiarare che, sempre sino a giugno del 2016, la sua discarica era sprovvista dell’impiantistica prevista dalle vigenti leggi in materia ambientale. Sempre a giugno del 2016, anche l’allora presidente della Regione Sicilia, Rosari Crocetta, anch’egli adesso sotto inchiesta, ha confermato tale circostanza.
Adesso entrambi, Catanzaro e Crocetta, come detto, sono sottoposti ad indagine per associazione a delinquere ed altro, assieme a decine di esponenti delle Forze dell’Ordine, professionisti, politici, imprenditori ed anche giornalisti, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. Uno dei capi di imputazione a carico del Crocetta e del gestore (sino al 2017) della discarica di Siculiana, ossia il presidente autosospesosi di Confindustria, Giuseppe Catanzaro, riguarda una tangente di 1 milione di euro, data proprio all’ex presidente della Regione Crocetta, proprio dal Catanzaro in questione, unitamente a Antonello Montante, suo amico e già presidente di Confindustria Sicilia.
In questa occasione ci chiediamo quali sono le motivazioni relative all’accoglimento del ricorso, da parte della terza commissione tributaria di Agrigento, relativo agli oltre 10 milioni di euro di sanzioni comminate dai funzionari del Libero Consorzio dei comuni di Agrigento.
Ricordiamo che il commissario di questo ente pubblico è l’ex magistrato Alberto Di Pisa, famoso per via dell’epiteto ‘il corvo’, affiliatogli al tempo in cui stavano per essere barbaramente uccisi dalla mafia i magistrati Falcone e Borsellino.
Chiediamo pertanto, al Dott. Di Pisa, se cortesemente si può interessare del ricorso contro quegli oltre 10 milioni di euro di ammende, ricorso accolto a favore dei fratelli Catanzaro, dalla terza commissione tributaria di Agrigento.
Se intende inoltre conoscere e farci conoscere le motivazioni di tale accoglimento.
Gli chiediamo ancora se intende presentare appello.
Ed ancora, se è intenzionato ad informarsi riguardo alla visita e/o ispezione effettuata dai due funzionari già citati, Rosalda Passarello e Gerlando Piparo, in data 9 aprile 2018, presso la mega discarica di Siculiana.
E già che c’è, se lo ritiene opportuno, potrebbe anche fare effettuare degli accertamenti presso la discarica di Siculiana dove, sino a qualche mese fa, è stato impedito anche alle troupe della RAI di entrare e dove non si effettuano controlli ambientali, con relativi carotaggi, da parecchi anni. Potrebbe essere utile, se non altro per verificare cosa è stato sotterrato da quando tale mega discarica è in esercizio.
Che nel mega immondezzaio dei fratelli Catanzaro non si effettuano controlli, degni di questo nome, da almeno 6 anni a questa parte si evince da quanto riportato in un esposto presentato dall’ex comandante dei Vigili Urbani di Montallegro, Filippo Tavormina, ad agosto del 2015. Esposto inoltrato presso numerose Autorità di controllo e giudiziarie, compresa la Procura della Repubblica di Agrigento.
Tenga presente, Dott. Di Pisa, anche nella sua qualità di commissario di un ente pubblico, deputato al controllo delle discariche, oltre che nella qualità di ex magistrato che, la mega discarica di Siculiana è stata gestita, sino al 2017, dall’odierno indagato per associazione a delinquere, corruzione ed altro, Giuseppe Catanzaro, anche per dei reati contestatigli proprio in relazione ai suoi presunti patti corruttivi con l’ex presidente della Regione Crocetta. Patti relativi anche alla gestione della sua discarica di famiglia.
Inoltre le chiediamo se anche lei, Dott. Di Pisa, non ritiene opportuno dimettersi e magari farsi rinominare, sempre se lo ritiene opportuno, dall’attuale presidente della Regione, Nello Musumeci.
Purtroppo anche lei, caro dott. Di Pisa, è stato nominato commissario, dell’ex Provincia Regionale, dall’ex presidente della Regione Sicilia, Crocetta, oggi pesantemente indagato per associazione a delinquere, corruzione ed altro, assieme al presidente di Confindustria Sicilia, attualmente autosospesosi, Giuseppe Catanzaro, gestore, sino al 2017, assieme ai fratelli, della discarica di Siculiana.

Udite, udite cosa è successo invece; ancora una volta gli affari della famiglia Catanzaro sono stati ben salvaguardati.

Non ci credete?
Leggete, leggete, leggete, per favore, e ve ne renderete conto…

La terza commissione tributaria di Agrigento ha accolto i 3 ricorsi (il primo è il n. 550/2018). Le sentenze sono state depositate a marzo del 2018.
Si tratta di 3 accertamenti per un tributo non versato, il primo dei quali è del valore di 1 milione e 553 mila euro (importo relativo solo ad uno dei 3 ricorsi). Essi sono stati presentati dalla Catanzaro Costruzioni s.r.l. contro il Libero Consorzio Comunale di Agrigento, azienda che gestisce la discarica di Siculiana.
Si tratta della violazione del comma 24 dell’art. 3 della legge 549 del 1995 che prevede il versamento di un’ecotassa alla Regione che i Catanzaro, sino al 2016, non avevano mai versato.
Tale tributo è dovuto perché la Catanzaro Costruzioni si è limitata ad effettuare solo la trito -vagliatura dei rifiuti, sotterrandoli senza differenziarli e senza biostabilizzare la frazione umida, come previsto dalle leggi ambientali vigenti, dal 1995 ad oggi.
I Catanzaro hanno vinto il ricorso producendo un atto di interpello nel 2009, presentato all’Agenzia Regionale Acqua e Rifiuti, in cui chiedevano quanto dovevano pagare alla Regione per ogni tonnellata di rifiuti indifferenziata che sotterravano; omettendo però di effettuare la selezione degli stessi e la relativa biostabilizzazione, come previsto per legge. In altri termini, non avendo ricevuto alcuna risposta dalla Regione e neppure alcun controllo da quel lontano 2009, oltre che negli anni precedenti e sino al 2016, hanno continuato a sotterra in maniera indifferenziata ed illegittima i rifiuti, senza peraltro pagare le sanzioni previste dalle vigenti leggi.
Anziché fare chiudere la discarica dei Catanzaro, perché priva di impianti di differenziazione e di biostabilizzazione, i vari funzionari ed assessori regionali che si sono succeduti, da quando la discarica dei Catanzaro è in attività, hanno preferito farli continuare a sotterrare il ‘tal quale’, attraverso modalità non contemplate dalle vigenti normative ambientali, dal 1995 al 2016. E per giunta, oltre all’enorme inquinamento ambientale fin qui provocato, con le su citate sentenze della terza Commissione Tributaria di Agrigento del marzo 2018, sono state annullate, in ossequio ad uno strano cavillo procedurale, anche le sanzioni pecuniarie del valore di diversi milioni di euro.
La Commissione Tributaria di Agrigento che ha sfornato questi capolavori di sentenze era composta da Cusumano Santo, presidente, Galluzzo Salvatore, relatore ed Arrigo Libertino, giudice. Ancora una volta i Catanzaro sono stati favoriti, compreso il fratello Giuseppe, ovviamente che, fino allo scorso anno, era ancora amministratore della società.

A lasciar correre, a consentire tale scandalosa gestione delle discariche private in Sicilia, compresa quella dei Catanzaro è stato, sino al 2016, prima il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo e poi il suo successore, Rosario Crocetta.

Non è un caso che il Crocetta risulta adesso sotto inchiesta, assieme al già citato autosospeso presidente di Confindustria, Giuseppe Catanzaro, perché accusato di avere ricevuto una tangente di un milione di euro, proprio da lui e da Antonello Montante, oggi recluso dentro il carcere di Caltanissetta.

Inquinare e creare danni economici, oltre che ambientali, per Crocetta era la norma, tanto che sia lui che il suo predecessore, Raffaele Lombardo, così come l’attuale sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ed il suo predecessore Cammarata, sono sotto inchiesta da parte della Corte dei Conti siciliana, per un danno erariale di 21 milioni di euro.

Sempre sul capo di Crocetta pende anche un altro procedimento penale per la gestione di un’altra discarica privata in provincia di Siracusa.

L’accusa rivolta al Crocetta dalla Procura e dal Tribunale di Catania, è abbastanza grave.

Si tratta di traffico illecito di rifiuti, consentito allo Zio “Nino” Paratore, uno dei reucci siciliani della ‘munnizza’, anch’egli tratto in arresto ed accusato peraltro anche di intrattenere rapporti pericolosi con esponenti di Cosa nostra, per potere operare liberamente attraverso i suoi traffici illeciti di rifiuti.

Anche lo Zio “Nino” era sostenuto dai cosiddetti piani alti della Regione dei bei tempi di Crocetta.

Insomma, anche con le discariche private riteniamo che si sia giocato già abbastanza.

Forse è arrivato il momento di smetterla con la sporca impostura della ‘munnizza’ siciliana, ora che la Procura ed il Tribunale di Caltanissetta hanno mandato tutta quanta a gambe all’aria quella fitta rete di protezioni mediatico-giudiziarie che faceva capo all’ormai deposto presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante; con tanto di arresti eccellenti, unitamente al suo, anche di esponenti di spicco della Direzione Investigativa Antimafia e dei Servizi Segreti deviati, che erano al suo servizio, anziché essere al servizio dello Stato.

Ci riferiamo sempre all’inchiesta denominata a Double face che ha svelato cos’è l’intricato ‘Sistema-Montante’, all’interno del quale anche Giuseppe Catanzaro è uno dei perni principali.

Sarebbe stato impossibile continuare ad operare senza godere di parecchie impunità e di buona reputazione; senza il concorso più o meno esterno, di alcuni esponenti delle Forze dell’ordine, attualmente agli arresti domiciliari, di alcuni magistrati e di frotte di giornalisti pagati per occultare notizie scottanti, sul conto dei vertici di Confindustria Sicilia; e pagati anche per imbastire operazioni mediatiche tese a sommergere di fango gli avversari ed i concorrenti, sia del Montante, che del Catanzaro, attraverso delle inchieste giornalistiche, a pagamento, mirate a deviare il corso delle indagini, a carico dei vertici di Confindustria Sicilia.

Il tutto è ovviamente documentato dai magistrati nisseni con prove, testimonianze ed intercettazioni dei giornalisti che si sono resi protagonisti di una serie di depistaggi investigativi, per favorire Montante ed i suoi amici, dentro e fuori Confindustria.

Così anche Giuseppe Catanzaro, oltre che Antonello Montante, per quanto mi riguarda, assieme al giornalista agrigentino Franco Castaldo, così come emerge anche dalla loro viva voce intercettata dalle Autorità Giudiziarie (quelle ufficiali, quelle vere cioè, e non quelle al servizio di Montante e dei suoi amici), hanno alimentato negli ultimi 10 anni, nei miei confronti, delle vere e proprie campagne di disinformazione, palesemente calunniose.

Nel frattempo i Catanzaro, Giuseppe e suo fratello Lorenzo, unitamente ad altri loro colleghi siciliani, gestori di altre 3 mega bombe ecologiche, hanno potuto continuare, indisturbati, ad introitare 700 milioni di euro l’anno che, a conti fatti, da quando hanno aperto i battenti, stando ai dati ufficiali forniti dall’Amministrazione Regionale, fanno qualcosa come non meno di 10 miliardi di euro! Una cifra astronomica e spaventosa!

Si tratta di oltre 10 miliardi di euro, guadagnati sotterrando i rifiuti in maniera indifferenziata, nonostante le norme nazionali ed europee imponessero il trattamento meccanico-biologico.

Ciò è stato possibile grazie proprio ad una serie di calunniose e strumentali denunce della lobby pseudo-antimafiosa che faceva capo ai vertici di Confindustria Sicilia. Denunce peraltro artatamente supportate da alcuni servitori dello Stato infedeli. E contro chiunque si azzardava a svelare i loro arcani misteri della ‘munnizza’, una raffica di imputazioni dirette per diffamazione non gliela toglieva nessuna.

Tanto qualche ignaro magistrato, pronto a dar seguito alle loro pretestuose ed intimidatorie querele, lo trovavano sempre.

E fu così che In Sicilia, i titolari delle discariche private, dalla fine anni ’90 e sino al 2016, sono riusciti a violare, impunemente, qualsivoglia norma ambientale ed amministrativa.

Tale scandalosa, oltre che insensata ed illegale gestione dei rifiuti, ha anche provocato la lievitazione dei costi, sia per i cittadini che per i comuni, malgrado gli evidentissimi disservizi.

I Siciliani sono stati così costretti a pagare una tassa sui rifiuti che è il triplo della media nazionale.

I responsabili di questa vera e propria catastrofe ambientale ed economica sono gli ultimi tre presidenti di Regione, Salvatore Cuffaro, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta, che hanno agito nel silenzio generale e con la complicità e connivenza dei tanti controllori che non hanno mai controllato.

L’atto di nascita di questa catastrofe lo ha firmato Totò Cuffaro, con la creazione di 27 macchine mangiasoldi, chiamati ATO rifiuti, con 10 mila dipendenti e funzionari che non hanno mai funzionato. Lombardo e Crocetta poi, con la scusa che li dovevano liquidare, perché costosi ed inefficienti, hanno nominato 27 commissari che sono in carica da quasi 10 anni, ma che non riescono a liquidare gli ATO, ma riescono a liquidarsi soltanto le loro laute indennità. Che ci volete fare, un commissario dura tutta una vita! I 27 commissari regionali hanno sposato la causa degli ATO e la vogliono seguire fin che morte non li separi. E perciò lunga vita agli ATO rifiuti in liquidazione!

Poi cosa hanno fatto ancora…

Hanno creato le cosiddette SRR e gli ARO, altre società, altri soldi triturati in mezzo ai rifiuti.

Ormai abbiamo perso il conto, credo che siano quasi 300 le società di gestione fin qui create. Esse sono tutte quante commissariate dalla Regione. A Palazzo d’Orleans od a Palazzo dei Normanni, un commissario non si nega a nessuno.

Nel frattempo gli originari 27 ATO continuano a sopravvivere ed a fungere da parcheggio per alcune migliaia di dipendenti che nulla fanno, perché nulla hanno da fare.

E noi continuiamo a pagare, ogni anno, centinaia di euro in bolletta, per assicurare, giustamente, uno stipendio alle migliaia di sfaccendati che non hanno nulla da fare dentro gli ATO, perché sono e saranno sempre, in liquidazione permanente.

Considerato che in Italia, come si diceva una volta, nulla è più permanente del provvisorio, anche gli ATO, fanno parte delle oltre 10 mila società pubbliche e/o partecipate che sono state concepite, non per rendere un servizio, ma semmai un disastroso disservizio; non per colpa di chi occupa quei posti che, impropriamente, possiamo chiamare posti di lavoro. Poi ci sono da pagare le quote, sempre in bolletta, destinate alle nuove società di gestione dei rifiuti, le SRR e gli ARO, proliferate a go go e sempre in fase di avvio, ma che non si avviano mai, seppure dotate di personale e dell’immancabile commissario regionale che dirige le operazioni.

E le eco-tasse da destinare alle ex Province ed alla Regione, dove le mettiamo?

Poi ci sono da pagare, ovviamente, le ditte che si occupano della raccolta e del trasporto dei rifiuti, che sono sempre le stesse, da oltre 10 anni, con gara o senza gara.

Il tutto, per far si che 4 società private possano sotterrare in maniera indifferenziata ed illegale, al costo di 700 milioni di euro l’anno, dentro le loro mega bombe ecologiche, il 90% dei rifiuti.

Il risultato finale di questo disastro gestionale è una bella multa di centinaia di milioni di euro dell’Unione Europea, perché le uniche cose che in Sicilia sappiamo fare e ci riusciamo molto bene sono:

inquinare a più non posso, sia quando gestiamo rifiuti, ma anche acqua, impianti fognari e depuratori ;
siamo bravissimi a spendere il triplo rispetto ad altre regione italiane, anzi, oserei dire che paghiamo per inquinare tutto quanto e non per pulire i nostri paesi e le nostre città ;
non riusciamo, da qualche decennio, ad utilizzare un centesimo dei finanziamenti europei, qualcosa come non meno di 3 miliardi di euro, destinati per l’impiantistica necessaria per effettuare la raccolta ed il riciclo dei rifiuti e la depurazione dei liquami fognari.
Come n’amma vidiri lustru’!

Salvatore Petrotto