Agrigento: basta un’indagine di 48 ore per processare il ministro Salvini! Mentre per la ‘munnizza’ è da 10 anni…

Quella di Agrigento è stata da sempre la Procura della Repubblica più esposta sul fronte dell’immigrazione.

In passato si è occupata, senza particolari clamori mediatici, di scafisti e di cooperative che hanno lucrato sulla pelle delle centinaia di migliaia di disperati.

In questo estremo lembo d’Italia, dove non funziona niente e dove, per fame e disoccupazione, siamo i primi nella graduatoria nazionale, l’unica risposta che ha saputo dare, ad esempio, l’ex ministro della Giustizia, dell’Interno e degli Esteri, l’agrigentino Angelino Alfano, è stata quella di riempirci di immigrati di tutti i colori.

Alfano, come si ricorderà, è stato un ottimo ministro ‘double face’, che andava bene a Destra ed a Sinistra.

Il problema  invece oggi è Salvini che, con le sue ‘battaglie navali’ sta dimostrando, carte alla mano, che l’immigrazione incontrollata è stata soltanto uno sporco business e niente di più!

Altro che solidarietà!

Chi si è arricchito con i centri di accoglienza, agevolando quella che fino allo scorso anno era una vera  e propria invasione, cosa volete che dica di Salvini: che è cinico, è spietato, è senza cuore o, peggio ancora, che è un ‘criminale di Stato’.

I radical chic, quelli con le magliette e le bandiere rosse ed i rolex al polso, sostengono che è un pirata sanguinario, che ha sequestrato, senza pietà, 177 migranti che erano a bordo di una nave della Guardia Costiera, la Diciotti, solo per chiedere il riscatto all’Unione Europea.

Salvini, quando dice prima gli Italiani, sostiene giustamente che lo Stato si deve occupare prima di quei cinque milioni di Italiani che muoiono di fame, e poi degli immigrati. Possibilmente destinando per la lotta alla povertà quei 5 miliardi di euro che gli speculatori dell’accoglienza si sono fin qui pappati ogni anno.

Salvini è riuscito a fermare quella devastante emorragia di immigrati clandestini, molti dei quali provenienti da paesi dove non c’è traccia di guerre, carestie, epidemie o persecuzioni.

Stando ai dati ufficiali forniti dall’UNHCR  (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati),  siamo infatti  passati dai 119.247 immigrati sbarcati nelle coste italiane nel 2017 ai 18.196 di quest’anno che, tendenzialmente, a dicembre, potrebbero diventare  poco più di 25 mila, con una drastica riduzione di oltre l’80% rispetto all’anno precedente.

Ecco  perché va processato e condannato!

Quando c’era lui, l’accomodante Angelino Alfano, invece che pacchia!

Sbarcava di tutto, in modo particolare delinquenti e terroristi. E nessuno si  accorgeva di niente, o faceva finta di non accorgersene, per non bloccare il business di carne umana!

Nell’agrigentino alcuni soggetti ben individuati, nel corso dell’ultimo decennio, con gli immigrati si sono fatti i soldi a palate.

Non solo con gli immigrati per la verità, ma anche con lo smaltimento dell’immondizia. Si pensi che, dal 2009 al 2015, non si sono più fatte gare d’appalto per gestire l’intero ciclo dei rifiuti, in quella che è la provincia più sporca d’Italia e dove l’importo annuo della relativa tassa  è il triplo della media nazionale. Agrigento è la terra che ospita una delle più grosse discariche siciliane, quella dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro che, da maggio di quest’anno, è sotto inchiesta presso la Procura di Caltanissetta per associazione a delinquere, corruzione e per altri reati.  E’ ormai da più di un decennio che i soliti noti, bene ammanicati politicamente, si occupano della raccolta, del trasporto e del conferimento nella discarica del Catanzaro di milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani non trattati.

Quest’anno, grazie al nuovo ministro dell’Ambiente, il generale Sergio Costa, quella mega discarica agrigentina è stata chiusa, perché non è stata mai in regola con l’impiantistica prevista dalle norme ambientali. 

A febbraio del 2011, a tal proposito, nella qualità di sindaco di Racalmuto, avevo presentato un esposto presso la  procura agrigentina.

Sappiamo di un’inchiesta mai avviata, di un procedimento penale mai concluso, di autorizzazioni illegittime e di scempi ambientali mai penalizzati.

Insomma per farla breve, sono passati 7 anni ed ancora attendo una risposta.

E dire che nel giro di 48 ore il procuratore della Repubblica di Agrigento è riuscito a mettere sotto inchiesta un ministro della Repubblica, che è anche il capo di quello che, stando ai sondaggi, è il primo partito d’Italia.  Lo abbiamo visto precipitarsi, di persona personalmente,  sulla Diciotti, la nave  ‘incriminata’ dove secondo la sua tesi accusatoria Matteo Salvini avrebbe sequestrato 177 migranti. Poi, sempre di corsa, è volato a Roma per sentire i funzionari del Ministero dell’Interno ed infine ha trasmesso i suoi atti d’accusa al Tribunale dei Ministri.

Mentre io, anzi un’intera provincia, attendiamo da 7 anni che qualcuno, per conto della procura agrigentina, faccia visita alla mega discarica di Siculiana-Montallegro, gestita fino allo scorso anno, da quel presidente di Confindustria sotto inchiesta a Caltanissetta. Se non altro per prendere atto di ciò che il ministero dell’Ambiente ha accertato, a giugno di quest’anno, quando ne ha disposto la chiusura. Non si è trovato inoltre nessuno disponibile, sempre nel corso di questi ultimi 7 anni, a  leggere gli atti, che si possono consultare  tranquillamente su internet, relativi ad oltre 6 anni di proroghe ed affidamenti diretti senza gara. Appalti presumibilmente affidati in maniera illegittima, del valore  di qualche centinaio di milioni di euro, per dei servizi effettuati senza tenere conto di alcuna norma ambientale. 

L’unico risultato da me conseguito per avere segnalato questi sporchi business, del valore di qualche miliardo di euro, è stato quello di diventare il bersaglio privilegiato di qualche stalker, con la mania delle querele intimidatorie.

Così come l’unico ‘frettoloso’ ringraziamento che è stato tributato, sempre dalla Procura della Repubblica di Agrigento, al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è stato  quello di averlo messo pesantemente sotto inchiesta.

Bisogna punirlo per i suoi tentativi di fare pulizia riguardo all’illegale gestione dell’immigrazione clandestina.

Bisogna punirlo perché sta tentando di dare delle risposte a quei milioni di Italiani che muoiono di fame.

Salvatore   Petrotto