Attilio Bolzoni del giornale La Repubblica minacciato e calunniato dai ‘professionisti dell’antimafia’

Gli speciali di Ossigeno. Il caso Attilio Bolzoni

Ossigeno dedica uno speciale al giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni che dopo lo scoop sull’ex presidente di confindustria Sicilia Antonello Montante è stato vittima di ritorsioni, minacce, pedinamenti.

Dal 2015 al 2018  ha subito intimidazioni, ritorsioni e gravi calunnie da parte di persone che hanno cercato di fermarlo incutendogli paura, isolandolo e screditando la sua reputazione personale e professionale per farlo apparire falsamente come un cronista fazioso e addirittura affiliato alla mafia. Bolzoni è uno dei giornalisti italiani più noti. Da quarant’anni scrive articoli e inchieste su mafia e criminalità organizzata, prima per il quotidiano L’Ora e poi, dal 1982 a oggi, per La Repubblica. Ha scritto numerosi libri sulla mafia ed è considerato uno dei massimi esperti italiani della materia. È uno dei fondatori di Ossigeno per l’Informazione (Leggi la sua biografia).

Alcuni autori degli ingiustificabili attacchi sono ignoti, altri invece sono stati identificati e arrestati a maggio del 2018 con l’accusa di associazione per delinquere. Alcune aggressioni sono state rivolte contro i familiari del giornalista.

L’inchiesta la trovate al link: https://www.ossigeno.info/ritorsioni-contro-bolzoni-dopo-lo-scoop-su-montante/

Il 20 maggio 2018, a Radio CL1, un’emittente di Caltanissetta, il giornalista Attilio Bolzoni ha detto: “Già tre anni fa, quando ho cominciato ad occuparmi dell’Affaire Montante, mi  ero accorto che era una storia sporca, maleodorante. E secondo me non è ancora finita… Certo, quello che affiora è un quadro molto maleodorante. Io non mi concentro solo sull’aspetto giudiziario, perché lì (ci sono) i magistrati (che) devono individuare i reati, provarli. Quel che mi fa (più) impressione è l’aspetto umano della vicenda, è la rassegnazione e la viltà di alcuni personaggi assoggettati al sistema. Ci sono cose anche più grandi dei reati”.

“Caltanissetta, rispetto ad altre zone della Sicilia, si è sempre distinta per un tratto di signorilità. Ecco questa gente la sta sporcando. Montante è una persona che ha sempre mentito. Tutto rientra nel personaggio: lo zainetto gettato, le pen drive rotte, il fatto che temeva che non si trattasse della polizia ma che fossero dei malviventi… E c’erano persone, ministri, magistrati, forze dell’ordine che gli davano credito… In quella città molti magistrati, poliziotti e carabinieri si dovrebbero vergognare. E (invece) oggi il lavoro della polizia e della procura è stato impeccabile. Il Pd locale dovrebbe stare zitto: molti prendevano posizione a favore di Montante quando (già) tutti ci accorgevamo che c’era qualcosa che non andava. Ci sono però (anche alcuni esponenti) del Partito Democratico di Caltanissetta che questa situazione non l’hanno mai voluta. Ma erano in pochi”.

“Certa stampa – ha continuato Bolzoni – si è comportata in maniera ignobile. Sono stati tutti zitti fino a un certo punto. Un noto giornalista nisseno mi aveva detto: noi scriviamo le cose quando le dice la magistratura. Ma le cose si scrivono prima: vergogna!”.