Replica a Giuseppe Antoci: un ‘professionista dell’antimafia’

L’11 Settembre abbiamo assistito ad una sorta di crollo psico-fisico di una delle due torri gemelle dell’Antimafia Siciliana, Giuseppe Antoci. L’altra torre gemella è, per chi non lo sapesse, l’ex senatore Giuseppe Lumia.

Infatti è stato proprio l’11 settembre 2018,  il fatidico giorno in cui abbiamo pubblicato un articolo che l’ex presidente del Parco dei Nebrodi , in preda ad una crisi di nervi, ci vuole far rimuovere a tutti i costi

Il titolo è: “I ‘professionisti dell’antimafia’ e l’attentato a Giuseppe Antoci “ e lo potete leggere collegandovi al link che segue:

https://www.italyflash.it/2018/09/11/i-professionisti-dellantimafia-e-lattentato-a-giuseppe-antoci/.

Questo è il letale messaggio che ci ha inviato Giuseppe Antoci a tal proposito:

La informo di aver dato mandato al mio legale per denuncia penale nei confronti della testata del giornalista che ha scritto l’articolo e del direttore. Procederemo per diffamazione aggravata e relativo art 702bis per risarcimento danni… Ha la facoltà di rimuovere l’articolo al fine di non aggravare la sua situazione è comunicarmelo immediatamente entro poche ore. Tale messaggio vale come diffida ai sensi di legge. Giuseppe Antoci

Noi per dovere di cronaca, non so che ve ne pare, ma gli abbiamo subito risposto in questo modo:

riguardo alla sua diffida, relativa ad un’intimazione a rimuovere l’articolo in cui è citato il suo caso che, a suo dire, contiene degli elementi di diffamazione, la informiamo che siamo a sua totale e completa disposizione nel garantirle il diritto di replica. Le concediamo, se lo ritiene opportuno, tutto lo spazio che vuole. Fermo restando che ci addolora ed amareggia non poco questa sua intimazione a rimuovere in toto l’intero servizio. La sua precisazione ci sembra lesiva delle libertà tutelate dalla nostra Carta Costituzionale. Non si può impedire di riportare notizie, peraltro pubblicate da altre testate giornalistiche, citate nel servizio in questione. Notizie relative a dei fatti realmente accaduti.

Vi chiederete a questo punto cosa di così grave conteneva quel nostro articolo… .

Presto detto.

Prendendo spunto dalla recente archiviazione dell’inchiesta riguardante l’attentato che Antoci ha subito nel mese di maggio del 2016, abbiamo tentato di ricostruire alcuni passaggi cruciali di una vicenda di cui si sono occupati Francesco Viviano, sul settimanale L’Espresso del 19 marzo 2017 ed Enzo Basso, quattro giorni dopo, sul periodico di Messina Centonove.

Inizialmente gli investigatori avevano battuto la pista mafiosa, ma dopo due anni di indagini si sono accorti, grazie a delle preziose intercettazioni, che quell’attentato non aveva nulla a che fare con la mafia dei pascoli, come hanno fin qui sostenuto lo stesso Antoci, nonché qualche investigatore a lui molto vicino.

Un anno fa inoltre in un esposto anonimo, inviato ad alcuni uffici giudiziari, oltre che al Ministero dell’Interno, venivano evidenziate delle palesi incongruenze riguardanti proprio quell’attentato, nonché alcune attività distorsive degli apparati investigativi che, a detta di un ‘corvo’ che sembrava bene informato, erano molto vicini non solo ad Antoci, ma anche all’ex presidente della Commissione Nazionale Antimafia, Beppe Lumia.

Della qualcosa si erano interessati i già citati giornalisti Viviano e Basso che hanno messo in risalto una serie di stranezze alle quali, un anno dopo, si sono aggiunte anche le improvvise morti, nel giro di poche ore, di due poliziotti in servizio presso lo stesso  commissariato, quello di Sant’Agata di Militello. Uno dei quali, Tiziano Granata, stroncato da un infarto nel mese di marzo di quest’anno, era presente sul luogo dell’attentato ad Antoci, assieme al suo capo, il commissario Daniele Manganaro.

Alla nostra totale apertura e disponibilità a pubblicargli qualsivoglia smentita relativa ai fatti narrati nel nostro servizio l’Antoci ci ha purtroppo  incalzato in malo modo, tempestandoci di messaggi quali:

‘Cercate l’articolo de L’espresso vedrà che non lo troverà più in quanto da tempo rimosso con tanto di scuse. Fate come credete. Io ho fatto la mia parte con correttezza nei Vostri confronti Voi fate quello che ritenete più giusto’.

L’Antoci in questa sua precisazione intendeva farci presente che lui aveva obbligato il settimanale L’Espresso a togliere da internet l’articolo a cui noi facevamo riferimento, senza tenere conto tra l’altro che noi avevamo citato un articolo pubblicato in forma cartacea.

Noi non solo non abbiamo trovato alcuna smentita e tanto meno  le scuse che L’Espresso avrebbe fatto ad Antoci ma anzi,  oltre all’articolo in forma cartacea, abbiamo trovato pure il link della sua versione on line.

Infatti gli abbiamo subito risposto in questo modo:

Abbiamo fatto una ricerca riguardo al servizio a cui si riferisce  il suo messaggio ed abbiamo scoperto che l’articolo in questione di cui si parla è ancora on Line a questo link: http://m.espresso.repubblica.it/inchieste/2017/03/17/news/caso-antoci-le-indagini-sull-attentato-le-fa-la-mafia-1.297422 . Per chiudere la discussione abbiamo precisato che altre ed ulteriori  comunicazioni le avrebbe dovuto girare ai diretti interessati e cioè a coloro che avevano riportato, con dovizia di particolari, parecchie notizie su quel suo rocambolesco attentato.

Fermo restando che ancora adesso, con tutta la serenità di questo mondo, restiamo sempre e comunque a disposizione di Antoci, qualora volesse pubblicare un suo comunicato. Anche se lui, malgrado l’evidenza dei fatti, ha continuato ad insistere mandandoci questo ulteriore messaggio:

‘Se ne occuperanno i nostri legali. Saluti’.

Ed ancora come se nulla fosse, pur sapendo che ciò non risponde al vero, ci ha ribadito testualmente quanto segue:

“Mi confermano i miei legali che non esiste su google traccia dell’articolo in questione. Solo per informarvi….

Le azioni legali sono già in corso di perfezionamento”.

Antoci è veramente ostinato: continua a negare l’evidenza!

Al povero malcapitato che gli aveva dato, per conto di ItalyFlash, tutte quante queste spiegazioni, l’Antoci rincarava la dose; tant’é che quel  nostro collaboratore, poverino, c’è rimasto molto male per le continue minacce di denuncia ricevute, malgrado tentasse con una certa insistenza  di giustificarsi dicendogli che lui con tutto questo putiferio non c’entrava proprio niente! Sarebbe stato più corretto che l’Antoci si rivolgesse piuttosto,  molto più correttamente, ai giornalisti Francesco Viviano ed Enzo Basso  che avevano scritto quegli articoli ripresi da ItalyFlash.

Ma lui niente, neanche da quell’orecchio ci sentiva!

Anzi continuava a minacciare a destra ed a manca, incutendo altre comprensibili paure.

Antoci ha infatti scritto, rivolgendosi ai nostri operatori informatici che, in caso di mancata rimozione di quell’articolo ‘incriminato’:

‘Anche voi come sapete e come prevede la legge siete responsabili delle pubblicazioni. Ma adesso forse è meglio chiuderla qui. Se ne occuperanno i legali. Un saluto’.

Con buona pace per la libertà di parola, di espressione, di stampa e d’opinione!

Salvatore Petrotto