Borsa, spread, manovra, Def. Lega e M5S a Tria, difendi linea in Ue. Ma aprono a correzioni

Come annunciato dagli esperti sono giorni di forte instabilità sui mercati dopo l’approvazione della manovra con un deficit al 2,4% da parte del governo Lega-M5S. Ieri botta e risposta tra Roma e Bruxelles, e l’attacco di Salvini a Juncker: ‘Parlo solo con persone sobrie’.  All’ora di pranzo si tiene un nuovo vertice sulla manovra a Palazzo Chigi. Lega e M5S aprono a correzioni: resta il totem del 2,4% ma si fa avanti l’idea di una diminuzione del deficit dal 2020 La composizione dovrebbe la stessa della riunione di ieri sera: al tavolo potrebbero quindi sedere, oltre al premier Giuseppe Conte, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il titolare del Mef Giovanni Tria e il ministro degli Esteri Enzo Moavero. Si lavora alla definizione delle cifre del Def: non sarebbe ancora definito il meccanismo per accelerare la riduzione del debito nel triennio. Attesa per l’apertura delle Borse e per l’andamento dello spread, ieri ai massimi da giugno 2013.

Vicepremier a Tria,difendi linea.Ma aprono a correzioni – La linea va difesa con forza in Europa, a maggior ragione dopo gli attacchi “pregiudiziali” subiti. E’ il messaggio che i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini portano al ministro dell’Economia Giovanni Tria, nel gabinetto di guerra convocato a Palazzo Chigi. La difesa della linea si punta su due pilastri: deficit 2019 al 2,4% e avvio da subito di quota 100 e reddito di cittadinanza. Ma per rispondere al rischio di bocciatura immediata della manovra in Ue, Lega e M5s danno al ministro un appiglio: si garantirà la discesa del debito, anche con la disponibilità ad abbassare il deficit per il 2020 e il 2021 sotto la previsione iniziale del 2,4%. Un appiglio che sembra aver aperto un primo serio dialogo con il ministro del tesoro. Dopo essere rimasti spiazzati dal rientro anticipato del ministro dal Lussemburgo, la preoccupazione politica è anzitutto ‘blindare’ la tenuta del ministro, che è anche tenuta del governo di fronte a partner e istituzioni europee. “La linea non cambia e abbiamo bisogno che tu faccia argine – è la richiesta a Tria – Noi ti faremo scudo”. L’unità del governo, spiegano più fonti, è una moneta da spendere anche sui mercati. E la disponibilità – al di là dei toni di battaglia – a dare garanzie sulla tenuta dei conti nel prossimo triennio, sembra dunque fare breccia, dopo giorni ad altissima tensione, nelle perplessità del ministro dell’Economia. Ma i numeri del Def restano fino all’ultimo un problema: la preoccupazione, in mattinata, è sopra il livello di guardia anche tra i parlamentari.

“I mercati possono piegarci”, è il refrain in Transatlantico. Anche perché, a sera, il testo del documento economico è ancora un mistero, un foglio che viene scomposto e ricomposto, tanto che fonti M5s spiegano che ce ne sarebbero almeno due versioni. Definire le ‘tabelle’, i numeri chiave di deficit, debito e crescita, è un obiettivo che ci si è prefissi entro la nottata, per arginare l’emorragia all’apertura dei mercati di domani. Sul tavolo della riunione c’è un numero che, al di là delle dichiarazioni, spaventa: lo spread a 302. L’altro numero chiave, che Di Maio blinda, è quello del deficit al 2,4% per il 2019. Come uscirne? L’ipotesi su cui si lavora anche nel vertice serale è ritoccare al ribasso le cifre del deficit/Pil nel 2020 e 2021, per garantire l’impegno al calo del debito. E questa potrebbe non essere l’unica cessione dei gialloverdi agli eurocrati e ai mercati: si studiano anche tagli alla spesa, a partire da quella dei ministeri, se la crescita non sarà quella programmata nel Def. Ma dove e come tagliare, a vertice concluso tuttavia non viene messo ancora nero su bianco, segno che i nodi sono tutt’altro che sciolti. E’ l’aspetto politico, tuttavia, a stare a cuore a Di Maio e Salvini.

I due arrivano a Palazzo Chigi poco dopo le 17 ma il vertice ufficiale inizia quasi un’ora dopo. Possibile, anche se fonti di governo non lo confermano, che tra i due leader ci sia stato un ultimo scambio, anche per chiarire i dubbi che, ancora in queste ore, emergono dalla Lega sul reddito di cittadinanza. I cinque stelle notano che Salvini continua a non citarla nelle sue dichiarazioni ma Di Maio non può e non vuole cedere: si deve partire dal 2019, al massimo ad aprile.

 

fonte ansa.it