‘Battisti potrebbe essere in Bolivia’

Cesare Battisti potrebbe essersi rifugiato in Bolivia, Paese in cui conta amicizie ad alto livello. Lo sostiene l’ex giudice brasiliano Walter Maierovitch. “Poiché conosco molti servizi di intelligence – ha detto oggi l’ex magistrato a Radio CBN – ne ho consultato qualcuno e la loro convinzione è, ricordando anche un tentativo di fuga del passato, che Battisti si troverebbe in Bolivia”. Gli agenti – ha concluso – sostengono che Battisti godrebbe là della simpatia del vicepresidente boliviano Alvaro García Liniera che fu membro del movimento guerrigliero ‘Tupac Katari'”.

Il punto  – La caccia a Cesare Battisti continua e il suo nome è stato messo in cima alla lista Interpol dei ricercati internazionali, ma con il passare dei giorni le cose si complicano. Il governo brasiliano ora ammette che l’ex terrorista potrebbe aver lasciato il paese, per sfuggire all’estradizione in Italia. Ma il ministro dell’Interno Matteo Salvini si dice comunque fiducioso, anzi ribadisce che è pronto a prelevarlo personalmente, una volta catturato. Battisti è ufficialmente latitante da venerdì, quando un magistrato del Supremo Tribunale Federale ne ha ordinato l’arresto, ma lui non si è fatto trovare. Facendo rompere gli indugi al presidente brasiliano uscente, Michel Temer, che ha firmato il decreto per rimandarlo in Italia. La polizia federale ha iniziato a cercarlo, battendo possibili nascondigli a San Paolo, sulla base di denunce anonime. L’Interpol ha diramato un’allerta rossa, ma il rischio che sia fuggito all’estero è più che mai concreto. “E’ una possibilità, non so dire se alta, ma è una possibilità”, ha spiegato il ministro della Pubblica sicurezza Raul Jungmann, confermando che questa è una delle ipotesi prese in considerazione dalle forze dell’ordine. Lo stesso Battisti, l’anno scorso, era stato fermato al confine boliviano con l’accusa di traffico di valuta. E adesso potrebbe trovarsi in un altro paese latino-americano, magari sotto la protezione di ambienti dell’estrema sinistra. A Roma si resta in attesa. Sul rimpatrio di Battisti Salvini ha incassato a più riprese gli impegni del prossimo presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, che entrerà in carica a gennaio. Il ministro dell’Interno ha spiegato di “non poter entrare nel merito dei dettagli su cui si sta lavorando”, ma ha espresso “fiducia” sul positivo esito della vicenda e di contare sull’operato delle autorità locali. Tanto da specificare che non ci saranno “premi” per la cattura dell’ex terrorista. Battisti, nel frattempo, avrebbe approfittato di una falla nel sistema giudiziario brasiliano. Secondo i media locali, il pubblico ministero federale del Mato Grosso do Sul aveva sollecitato in aprile e maggio il suo arresto o almeno il monitoraggio con una cavigliera elettronica, sostenendo che l’ex terrorista avesse un piano di fuga, con tanto di procura affidata ad un amico per movimentare il suo conto bancario. Le richieste erano però state respinte da un giudice federale per mancanza di prove. Il caso, ormai, riguarda soltanto la polizia, ha ricordato l’ambasciatore Antonio Bernardini. Sul piano politico l’Italia ha ottenuto ciò che voleva, ossia la fine della lunga stagione di protezione di cui Battisti ha goduto da quando il presidente Luiz Inacio Lula gli concesse asilo, otto anni fa. Resta da percorrere l’ultimo miglio. Agenti italiani sarebbero già in Brasile per prelevare l’ex membro dei Proletari Armati per il Comunismo, che deve scontare l’ergastolo per quattro omicidi. Prima però bisogna prenderlo

FONTE ANSA