L’osceno spettacolo di “Che tempo che fa”

Ieri sera a “Che Tempo che Fa” ho assistito a uno degli spettacoli più deplorevoli e più miseri a cui abbia mai avuto la ventura di assistere in tutta la mia vita. Una sola immagine lo descrive al meglio ed è quella che usava l’antico Tacito, “ruere in servitium”: “precipitarsi a servire”. Servire chi? Ma è chiaro: le classi dominanti cosmopolite, quelle che vogliono più Europa e più mercato, più globalizzazione e, soprattutto, che come in “Salò” di Pasolini le plebi pauperizzate mangino felici le deiezioni che ogni giorno la società capitalistica offre loro. Sintesi della puntata: lo spread che, dall’alto dei cieli, minaccia un governo “spazzatura”; le primarie di un PD che, unica forza civile e all’altezza, può e deve risollevarsi per garantire più Europa e più civiltà; l’emergenza razzismo, ossia l’emergenza delle luride plebi italiche che non vogliono più immigrazione, più abbassamento dei salari, più società multiculturale. E poi l’intervista a Macron, apice del lirico impeto neoservile: poco ci mancava che il conduttore si rivolgesse a Macron con un ossequioso “sire!”. Non una parola sui pestaggi delle giubbe gialle, sugli sconfinamenti di Bardonecchia, sui copiosi finanziamenti di Soros e Rothschild, sul neocolonialismo francese con il franco africano e sul barbaro contegno della Francia a Ventimiglia. Un solo accenno alle giubbe gialle, accostate – sic! – al ritorno dell’antisemitismo! Delle lotte per i salari e per i diritti portate avanti dalle giubbe gialle non una parola. Obiettivo di questa trasmissione, scritta ad hoc per garantire il nuovo ordine mentale a supporto del nuovo ordine mondiale? Presto detto: ortopedizzare le vili plebaglie nazional-populiste, affinché aderiscano al verbo multiculturale, liberal, mondialista e ipercapitalistico: affinché amino le proprie catene e non si azzardino a ribellarsi!

 

L’osceno spettacolo di “Che tempo che fa”