“Montante”, conclusa istruttoria dell’Antimafia

Il 24 maggio del 2018 Antonello Montante è stato trasferito dal proprio domicilio, a Serradifalco in provincia di Caltanissetta, in carcere. Perché, secondo la Procura della Repubblica di Caltanissetta, l’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, approfittando della detenzione domiciliare, avrebbe tentato di inquinare le prove a suo carico. In verità, già il 14 maggio precedente, lunedì, giorno dell’arresto nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Double Face”, lui, Montante, sarebbe stato ristretto in carcere, come avrebbe voluto la Procura nissena, se non fosse stato il Tribunale a rispondere “no al carcere, sì ai domiciliari”. Ebbene, adesso Antonello Montante, imputato in abbreviato e recluso a Caltanissetta, poi ad Agrigento e poi a Palermo Pagliarelli, è stato scarcerato ed è rientrato ai domiciliari, ancora nella sua villa a Serradifalco, con il braccialetto elettronico. Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta ha accolto un appello presentato dai suoi difensori, gli avvocati Giuseppe Panepinto e Carlo Taormina, in ragione delle condizioni di salute. Il Riesame è in tale caso l’organo di valutazione di secondo grado, e, già in primo grado, la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Caltanissetta, Graziella Luparello, ha risposto no all’istanza di scarcerazione sostenendo che lo stato di salute di Montante fosse compatibile con il regime carcerario. E l’avvocato Panepinto spiega: “Già il collegio di periti nominato dalla gip Luparello aveva ritenuto la presenza di uno stato immuno-depressivo che aveva aggravato una patologia già esistente”. La sezione del Riesame, presieduta da Simone Petralia, nel motivare il provvedimento di scarcerazione, tra l’altro scrive: “Senza dimenticare la pericolosità già ravvisata nell’imputato, occorre tenere conto dell’oggettivo affievolimento del pericolo di inquinamento probatorio”. E nel frattempo, dopo avere ascoltato in audizione politici, dirigenti e funzionari della Regione, giornalisti, assessori dell’attuale governo Musumeci ed ex componenti delle giunte Lombardo e Crocetta, la Commissione regionale Antimafia, presieduta da Claudio Fava, si appresta ad approvare la relazione finale dell’istruttoria sul cosiddetto “sistema Montante”. Il documento è all’esame della Commissione che ha raccolto informazioni e testimonianze al fine di riscontrare gli eventuali condizionamenti dell’ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante, nelle scelte compiute durante i governi Lombardo e Crocetta. I commissari si sono soffermati, in particolare, sui rapporti tra Montante, i politici e una parte dell’apparato burocratico della Regione, ascoltando anche già stretti collaboratori di Montante poi assurti a testimoni chiave dell’inchiesta, come l’ex assessore Marco Venturi, e Alfonso Cicero, che è stato presidente e commissario dell’Irsap.

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