La dura condanna inflitta a Montante allarma anche i lavoratori “Msa”

Quattordici anni di reclusione per aver ideato e gestito una sorta di “governo parallelo” in Sicilia grazie ad una rete spionistica che, secondo l’accusa, gli avrebbe consentito per anni di ottenere indebitamente informazioni riservate grazie alle quali fare pressioni sui suoi avversari, imprenditoriali o politici che fossero. 

Nell’entità di questa condanna, comminata nella serata di ieri, dopo due ore di camera di consiglio, dalla Gup di Caltanisetta Graziella Luparello, vi è l’estrema sintesi della ormai inarrestabile parabola discendente di Antonello Montante, già presidente della Confindustria Siciliana, per anni in prima linea anche in molteplici battaglie pubbliche contro la mafia. 

Un’apparenza rispettabile e meritoria dietro cui, secondo quanto appurato dagli inquirenti nisseni, si celava in realtà un imprenditore privo di scrupoli che aveva allestito una estesa rete corruttiva, nella quale figurano “a libro paga” importanti dirigenti della Regione Sicilia e figure di spicco delle Forze dell’Ordine, grazie alla quale l’industriale era in grado di conoscere con congruo anticipo anche le attività investigative a suo carico. 

Come detto, la pesante condanna inflitta – addirittura superiore a quanto auspicato dal pubblico ministero, che aveva chiesto dieci anni e sei mesi di reclusione – è una inconfutabile cartina tornasole della caduta dell’industriale. Anche perché Montante aveva optato per il giudizio con rito abbreviato, che consente a priori la riduzione di un terzo della pena massima comminabile. 

La condanna dell’industriale sta facendo molto parlare anche ad Asti, dove l’industriale siciliano è socio di maggioranza della “Msa” di corso Alessandria, oltre che proprietario della “ Italian Design Event Montante srl” di Castell’Alfero, che produce biciclette di alta gamma. Nel 2006, peraltro, in veste di leader della “Msa” aveva conteso la guida della Way Assauto alla cordata “Astigiana ammortizzatori”, che se ne aggiudicò il controllo salvo venire poi a sua volta travolta da vicende giudiziarie e infine passare sotto il controllo cinese del gruppo Cijan.

Gli stessi che nel dicembre scorso avevano espresso interesse proprio all’acquisizione della “Msa” – azienda nella quale comunque Montante non riveste più ruoli dirigenziali, avendoli affidati a manager esterni al gruppo – i cui circa 90 lavoratori erano da mesi senza stipendio anche in conseguenza delle vicissitudini giudiziarie dell’industriale nisseno. Ipotesi purtroppo sfumata poco prima di Natale e alla quale non hanno fatto seguito, almeno per il momento, altre proposte degne di nota.

Fonte lavocediasti.it